16 Gen 2018

Una giornata alla Merck: team building e gaming

Una giornata alla Merck: team building e gaming

Psyche at Work ha organizzato, in collaborazione con TouPlay, una giornata di team building e gaming in una delle aziende internazionali più importanti del settore farmaceutico, la Merck.

L’azienda in questione ha deciso di affidare alla nostra struttura un’esperienza innovativa per favorire il lavoro cooperativo, il rapporto tra dipendenti, lo sviluppo di un contesto dinamico e divertente e il gioco di squadra. Tutto questo, ovviamente, finalizzato al miglioramento dell’ambiente di lavoro con l’utilizzo del gioco come strumento per sviluppare un clima di benessere aziendale.

La giornata è iniziata con lo smistamento tra la mattina e il pomeriggio dei dipendenti dell’azienda e con la presentazione delle attività che si sarebbero svolte durante il giorno: Nuoto Sincronizzato, Tiro a Volo, Atletica Leggera, Vela.

Sicuramente il lettore si starà chiedendo perché le prove organizzate ricordano delle attività sportive; il nostro obiettivo è stato sin dall’inizio quello di considerare questa giornata come una gara tra vari ‘atleti’ (così sono stati chiamati i dipendenti) che si sarebbero sfidati per raggiungere la migliore posizione nella graduatoria finale.

Il fil rouge di queste sfide è stato il tema ‘Sicurezza sul Lavoro’, tantoché la nostra giornata ha avuto come slogan promozionale ‘Le olimpiadi della sicurezza’.

La prima attività, il nuoto sincronizzato, ha lo scopo di raffinare la tecnica e la sincronia (elementi essenziali nel nuoto): la prova si basa sul saper comunicare un pericolo per prevenirlo.

I giocatori, o meglio gli atleti, posizionati in coppie l’uno dinanzi all’altro dovevano riuscire a collaborare per disinnescare una bomba (elaborata al pc) aiutandosi con un manuale di istruzioni. Inutile dire che forse questo è stato il gioco più apprezzato da parte degli atleti che, lavorando in gruppo, non solo si divertivano nel cercare le soluzioni migliori affinché la bomba non scoppiasse ma hanno anche avuto modo di conoscersi meglio e stringere o consolidare rapporti di amicizia.

Il tiro a volo è concentrazione e adattabilità; questa prova si basa sul riconoscimento dei dispositivi di protezione individuale. È stato interessante osservare gli atleti che in gruppo cercavano di riconoscere i vari dispositivi di protezione e a volte discutevano simpaticamente tra di loro per opinioni contrastanti.

Questa attività, come anche la prossima, l’Atletica Leggera, è stata molto utile per capire se gli atleti conoscevano o meno i vari dispositivi di sicurezza da utilizzare nel caso in cui sfortunatamente succedesse qualcosa.

Una prevenzione che, insomma, non fa mai male ricordare.

La terza attività, l’Atletica Leggera, è forza e fiducia. Porta i giocatori a collaborare tra loro fidandosi l’uno dell’altro. La suddetta prova è basata sulla Tutela Ambientale.

Gli atleti, organizzati come sempre in coppie dovevano riuscire a capire come smistare in modo corretto i rifiuti nei vari cestini differenziati. Una prova del genere, per quanto possa sembrare semplice e scontata non lo è affatto, soprattutto in un ambiente come quello farmaceutico nel quale è fondamentale saper differenziare i rifiuti avendo a che fare molte volte con sostanze chimiche eccessivamente dannose per l’ambiente.

L’ultima attività, la Vela, si basa sull’attenzione e sulla motivazione e riguarda i segnali di sicurezza.

In un ambiente ampio e pieno di corridoi posizionato al piano sotterraneo dell’azienda sono stati sparsi in vari punti più o meno nascosti dei cartellini con disegni di segnali di sicurezza. Il compito degli atleti, divisi in due squadre, era quello di scoprire i vari segnali nascosti dietro i muri o lungo i corridoi della stanza.

Alla fine della giornata una giuria ha valutato l’impegno e i risultati delle squadre e dei singoli giocatori. Le Olimpiadi si sono concluse con la premiazione del Miglior Team e del Miglior Atleta.

Questa è solo una delle strategie che Psyche at Work adotta nelle aziende per favorire un clima di benessere aziendale e per cercare di ridurre al minimo il problema dello stress lavoro correlato.

Per informazioni, chiarimenti e appuntamenti potete contattare la segreteria organizzativa scrivendo a info@psycheatwork.com o chiamando il numero verde 800.301657.

11 Dic 2017

*Pillole Operatore all’Infanzia*

*Pillole Operatore all’Infanzia*

Quante volte hai pensato di avviare una tua personale struttura per l’infanzia? Non sai come fare? Conosci tutti i requisiti strutturali e l’iter burocratico per farlo?

Bene, l’articolo che stai per leggere ti sarà d’aiuto per capire come fare e come muoverti all’interno del tortuoso percorso burocratico per l’autoimprenditorialità.

Psyche at work, all’interno del corso per Operatore all’Infanzia, dedica un modulo specifico di otto ore all’argomento per fornire alle partecipanti non solo una formazione teorica per assistere al meglio i bambini ma anche un sostegno per chi volesse intraprendere la strada dell’autoimprenditorialità tramite docenti esperti del settore.

L’ingegnere Giuseppe De Gregorio, PhD in Ingegneria Economica e Gestionale, sarà docente del VII modulo del corso per Operatore all’infanzia dedicato all’approfondimento sui requisiti strutturali e tecnici per avviare una struttura per l’infanzia.

Il Regolamento Regionale 18 Aprile 2017, n.7, che ha modificato il Regolamento Regionale 18 Gennaio 2007, n.4 stabilisce che si può parlare di ‘asilo nido’ nei casi in cui la struttura sia aperta a tutti i bambini di età compresa tra i 3 e i 36 mesi e favorisca una conciliazione tra i tempi di vita e lavoro delle famiglie. In più, per venire incontro alle necessità delle famiglie, in particolare di quelle che abbiano entrambi i genitori lavoratori, è possibile istituire le cosiddette ‘sezioni primavere’, per accogliere i bambini tra i 24 e i 36 mesi.

Il rapporto numerico tra personale e bambini varia in base alla capienza della struttura e al numero di bambini: per fornire dei dati base, si può dire che generalmente è previsto minimo un operatore ogni quattro bambini (tra i 3 e gli 8 mesi) o di un educatore ogni otto bambini (tra i 13 e i 23 mesi).

Per quanto riguarda, invece, i requisiti strutturali dell’asilo nido questi sono quelli più importanti che consentono di poter ottenere le autorizzazioni per avere il via libera. L’asilo deve assicurare uno spazio esterno per i bambini non inferiore ai 10 mq per bambino, mentre la superficie interna del modulo abitativo non deve essere inferiore ai 7,5 mq esclusi gli spazi dedicati alla cucina, al vano ingresso, ai servizi generali.

Dopo essersi assicurati di essere in possesso di tutti questi requisiti strutturali dell’immobile, è opportuno ottenere una serie di autorizzazioni per poter avviare concretamente il progetto: in primis, l’autorizzazione del Comune in cui sarà stabilita l’attività tramite documentazione necessaria ai tecnici per valutare la richiesta, ovvero l’indicazione dei mezzi finanziari a disposizione, le metodologie didattiche che saranno adottate, la planimetria dei locali, le attestazioni delle polizze assicurative.

Il VII modulo del corso per Operatore all’Infanzia, dedicato all’argomento, permetterà alle partecipanti di essere preparate nel caso in cui decidessero di seguire un percorso di autoimprenditorialità per valutare ed esaminare personalmente i vari requisiti strutturali e tecnici dell’eventuale struttura.

Il corso è alla sua IV edizione a Bari (a partire dal 19 Gennaio) e nelle nuove sedi di Lecce (a partire dal 24 Febbraio) e Matera (a partire dal 17 Marzo).

26 Set 2017

La teoria dell’ attaccamento di Bowlby tra scuola e famiglia [35]

La teoria dell’ attaccamento di Bowlby tra scuola e famiglia [35]

La teoria dell’attaccamento di Bowlby elaborata tra il 1958 e il 1963, anni in cui lo studioso iniziò a definire i suoi primi studi scientifici, costituisce un punto di partenza per la comprensione della personalità dell’essere umano e del proprio sviluppo nel tempo.

Le teorie precedenti riconducevano l’attaccamento del bambino ad un istinto legato alla sessualità infantile (Freud) o ad un istinto derivato dalla funzione nutrizionale della madre (Klein). Bowlby rifiuta entrambe le teorie ed elabora un proprio modello per cui l’attaccamento è un comportamento innato che si caratterizza per il bisogno di sicurezza nei confronti dei genitori.

La teoria di Bowlby viene generalmente denominata ‘teoria spaziale’ poiché si basa sull’assunto secondo il quale un individuo, per sentirsi bene, deve essere costantemente vicino alla fonte del suo benessere. Ma, in questo schema, vi possono essere più linee di sviluppo in base all’atteggiamento che la fonte di benessere (la madre) attua nei confronti di colui che ha bisogno di affetto (il bambino).

In parole povere, il bambino sarà sempre influenzato dal comportamento positivo o negativo della madre (la prima persona con cui il bambino instaura un legame affettivo), attuando uno dei quattro modelli di attaccamento che sono stati descritti nell’articolo precedente (attaccamento sicuro, insicuro-evitante, insicuro-ambivalente, disorganizzato-disorientato).

Attraverso lo sviluppo del primo legame emotivo con la madre, il bambino sarà in grado di sviluppare rapporti sociali ed integrarsi all’interno di contesti diversi da quello familiare: l’inserimento al nido, ad esempio, può rappresentare una situazione nuova ed insolita per il bambino e bisogna far sì che la separazione del bambino dalla madre avvenga serenamente.

Tale separazione molto spesso viene vissuta in maniera traumatica ed angosciante ma, se il bambino si fida della madre, ed ha quindi stabilito con lei un tipo di attaccamento sicuro, riuscirà a tollerare man mano la sua assenza momentanea e a fidarsi di nuove figure accuditive.

Dopo aver creato una relazione di fiducia, il bambino sarà pronto a sostituire momentaneamente la figura della mamma con quella dell’educatrice.

Il momento di inserimento al nido è sempre preceduto da una fase in cui l’educatrice illustrerà la quotidianità del nido al genitore e cercherà di conoscere meglio il bambino per far sì che quello abbia fiducia in lei. Quando questo avviene, il bambino si sentirà parte di un gruppo che avrà come figura di riferimento l’educatrice, la ‘base sicura’, ovvero una figura di attaccamento che non si sovrapponga alla madre ma che, in assenza di essa, assuma il ruolo di figura di attaccamento primario.

A riguardo interverrà la Dott.ssa Ida Gervasi durante il workshop del 6 e 7 Ottobre “La relazione tra scuola e famiglia: istruzioni per l’uso” e si discuterà dell’attaccamento infantile e del ruolo dell’educatrice come figura di attaccamento.

Per le iscrizioni, è possibile contattare la segreteria di Psyche at Work all’indirizzo info@psycheatwork.com oppure chiamare il numero verde 800.301657.

19 Set 2017

Il bambino e la figura di attaccamento [34]

Il bambino e la figura di attaccamento [34]

L’attaccamento originario svolge la funzione di prototipo della sicurezza interiore per l’intera vita della persona, di un bisogno che persiste nel tempo, di una base sicura dalla quale la persona parte per vivere con fiducia la vita in modo autonomo”, così Erving Polster, il maggior esponente della psicoterapia della Gestalt, parla del rapporto tra attaccamento e sicurezza interiore.

Il legame di attaccamento tra adulto e bambino permette a quest’ultimo uno sviluppo lineare della propria personalità grazie all’atteggiamento positivo e responsivo dell’adulto che riesce a farlo sentire parte della famiglia e ne accresce autostima e capacità di gestione dello stress.

In che senso un atteggiamento del genere si riflette sulle capacità di gestione delle situazioni dell’adulto di domani?

Durante il primo scambio relazionale, il bambino sperimenta un legame con il caregiver che influenzerà i suoi comportamenti successivi coltivando un senso di autostima e di sicurezza interiore che tale primo legame ha contribuito a rafforzare nel bambino.

Nel caso in cui, però, non vi sia bidirezionalità in questo rapporto e il bambino avverta un’indisponibilità dell’adulto a cui fa riferimento, l’atteggiamento di risposta a tale comportamento è quello di chiusura e di vulnerabilità per paura della perdita dell’altro.

Ovviamente nei primi anni di vita il rapporto che influenza in maniera positiva o negativa il bambino è quello con la madre; tra madre e bimbo si sviluppa un sistema di comunicazione affettiva costituito da gesti, segnali mimici e vocali, etc. Anche il modo in cui il bambino viene tenuto in braccio e coccolato consente al caregiver di creare un rapporto con il proprio figlio, rapporto che si manifesta nella disponibilità emotiva e nel riconoscimento dei suoi segnali comunicativi.

Per verificare la qualità del rapporto che si è instaurato durante l’infanzia con il caregiver, la psicologa canadese Mary Ainsworth ha compiuto uno studio basato su una procedura standardizzata denominata “Strange Situation”: tale studio consiste in una serie di dati raccolti durante una situazione sperimentale in cui il bambino viene allontanato momentaneamente dalla madre e portato in un contesto non familiare.

Lo scopo è quello di studiare il comportamento del bambino in assenza della madre e al suo ritorno per comprendere le diverse reazioni dei piccoli e analizzare le varie tipologie di attaccamento infantile.

Vediamo i quattro stili di attaccamento che la ricerca della Ainsworth ha portato alla luce.

1)Attaccamento sicuro: la sicurezza dell’accessibilità materna rende il bambino tranquillo, non solo quando si trova con la madre ma anche in contesti esterni. Ha un comportamento autonomo ed è spinto verso la ricerca di nuove informazioni, nuove ipotesi e circostanze godendo di una buona sicurezza delle proprie capacità.

2)Attaccamento insicuro-evitante: i bambini evitanti probabilmente rispondono con un atteggiamento indifferente nei confronti del genitore perché hanno sentito poca disponibilità psicologica da parte della figura di attaccamento. Tale atteggiamento si riconosce nei bambini che si allontano con apparente indifferenza dalla madre e si riuniscono a questa con lo stesso atteggiamento: l’indifferenza del bambino è apparente perché attraverso la registrazione del battito cardiaco è possibile dimostrare una notevole attività emozionale.

3)Attaccamento insicuro-ambivalente: è caratterizzato da un eccessivo attaccamento nei confronti del caregiver e da una mancanza quasi totale di autonomia e di interesse verso l’ambiente circostante. Il bambino ambivalente mostra un grande disagio durante l’allontanamento dalla figura materna e il ritorno del genitore non è sufficiente a consolarlo. Il bambino con comportamento insicuro-ambivalente ha forse sperimentato l’instabilità del caregiver e desidera essere perennemente vicino alla madre per paura di perderla.

4)Attaccamento disorganizzato-disorientato: è l’atteggiamento tipico del bambino con caregiver spaventato o spaventoso; legge negli occhi della madre il pericolo e la paura e ad ogni suo allontanamento reagisce in modo ambiguo: può cercare vicinanza o mostrare comportamenti di evitamento, mostrare spavento o comportamenti bizzarri.

Capire questi atteggiamenti infantili e la tipologia del rapporto tra mamma e bambino, è fondamentale per l’educatrice che lavora quotidianamente a contatto con il bambino e con i suoi genitori. La Dott.ssa Ida Gervasi, Psicologa e Psicoterapeuta Sistemico Familiare, durante il workshop del 6 e 7 Ottobre “La relazione tra scuola e famiglia: istruzioni per l’uso”, parlerà dell’attaccamento infantile per permettere alle educatrici di intervenire in maniera adeguata nei vari casi che potrebbero presentarsi all’interno del gruppo classe.

Per le iscrizioni, è possibile contattare la segreteria di Psyche at Work all’indirizzo info@psycheatwork.com oppure chiamare il numero verde 800.301657.

05 Set 2017

I disturbi pervasivi dello sviluppo (DPS): Strategie di intervento [32]

I disturbi pervasivi dello sviluppo (DPS): Strategie di intervento [32]

Con l’approvazione delle linee guida per il miglioramento delle prestazioni assistenziali nel settore dei DPS (Disturbi Pervasivi dello Sviluppo) da parte del Ministero della Salute  (https://goo.gl/P3LUfr), ci è resi subito conto dell’importanza e della serietà di tali problematiche, non solo a livello familiare e privato, ma anche in ambito sanitario e scolastico.

Ma cosa si intende per disturbi pervasivi dello sviluppo? E perché il Ministero ha ritenuto opportuno dettare delle guide a riguardo? Cerchiamo di fare chiarezza per capire come intervenire in maniera adeguata.

Quando si parla di ‘disturbi pervasivi’ si fa riferimento alla compromissione di tutte, o quasi tutte, le funzioni mentali essenziali e si manifesta solitamente nei primi anni di vita del bambino accompagnandolo per sempre. Di questi disturbi fanno parte, solo per citarne alcuni, l’autismo e la sindrome di Asperger.

La maggior parte dei disturbi pervasivi dello sviluppo, quindi, si caratterizza come stato permanente, come situazione in cui il deficit resta per tutta la vita. Questo però non significa che ogni tipo di intervento sia inutile, anzi molti di questi sono risultati piuttosto efficaci tanto da rendere evidente un miglioramento notevole della situazione.

La musicoterapia, per fare un esempio, può essere un ottimo strumento per il bambino autistico: la difficoltà nell’esprimere le proprie emozioni, i propri sentimenti e disagi viene superata attraverso la terapia musicale, un canale non verbale che stimola e facilita la reazione verbale e vocale (R. Pani, F. Assente). Allo stesso modo invogliare il bambino autistico ad esprimere il proprio stato interiore attraverso attività creative (disegni, pitture e creazioni) è un ottimo modo per stimolarlo ad esternare i propri sentimenti attraverso modalità alternative di comunicazione.

Non si può pensare all’attuazione di tecniche di intervento senza considerare prima l’importanza della preparazione e della formazione continua del personale addetto alla cura del bambino. È necessario che gli educatori abbiano una preparazione adeguata ad assistere i bambini con disturbi pervasivi dello sviluppo e che siano in grado di mettere in atto strategie utili per l’inserimento e l’integrazione di questi nel gruppo classe.

Gli educatori, però, devono essere consapevoli del fatto che non esiste ancora una strategia di intervento conclusiva e risolutiva. Attuando, però, un approccio psicoeducativo, adeguato alle esigenze individuali del bambino, si riescono a notare miglioramenti e atteggiamenti positivi nei casi diagnosticati.

La cosa fondamentale che l’educatrice deve fare, trovandosi dinanzi a casi diagnosticati, è quella di fornire supporto ai genitori in modo tale che il distacco dal bambino e il suo inserimento in un ambiente nuovo avvenga in maniera serena.

È necessario valutare attentamente quale sia il tipo di intervento più adatto al bambino per favorire l’integrazione al nido attraverso l’attivazione di un progetto individualizzato. La costante osservazione delle abilità e la stretta collaborazione con la famiglia per acquisire maggiori informazioni sul bambino, permettono di attuare un piano individuale preparato ad hoc.

Quali azioni dell’educatrice possono favorire un’apertura del bambino e portarlo progressivamente verso la completa integrazione?

L’educatrice deve essere in grado di stabilire un contatto fisico con il bambino autistico ed attivare sequenze di interazione sociale, così come stabilire un contatto affettivo sorridendogli e guadagnandosi la sua fiducia. La creazione di eventi interessanti (bolle di sapone, spettacoli teatrali per bambini) cattura l’attenzione del bambino che, invece di estraniarsi nel suo mondo, si concentra sul reale condividendo gli spettacoli piacevoli con gli altri bambini.

Ovviamente, questi sono solo alcuni dei consigli per far fronte a situazioni problematiche che possono verificarsi all’interno del gruppo classe. L’argomento verrà trattato nel dettaglio dalla Dott.ssa Grazia Delezotti, Psicologa e Psicoterapeuta, esperta in autismo e disturbi dello sviluppo, durante il workshop “Il bambino al nido: rilevare e gestire anomalie dello sviluppo” organizzato per venerdì 29 e sabato 30 Settembre.

Nella prima giornata la Dottoressa si occuperà del riconoscimento dei sintomi e della necessità di effettuare una diagnosi; la seconda giornata invece è incentrata sulle tecniche di gestione e di inserimento del bambino nel gruppo per favorirne l’integrazione.

Per le iscrizioni, è possibile contattare la segreteria di Psyche at Work all’indirizzo info@psycheatwork.com oppure chiamare il numero verde 800.301657.

29 Ago 2017

I Disturbi evolutivi: come riconoscerli e gestirli nei contesti educativi [31]

I Disturbi evolutivi: come riconoscerli e gestirli nei contesti educativi [31]

 

L’autismo è un disturbo dello sviluppo i cui sintomi possono essere riscontrati già in età infantile.

Nei bimbi da 0 a 24 mesi l’assenza di frasi a due o più parole, le mancate manifestazioni di gioia o l’assenza di gesti con grande valenza comunicativa (salutare, indicare) potrebbero apparire al genitore o all’educatore come segnali di un disturbo evolutivo.

Allo stesso modo, nei bambini dai 2 anni in poi, questi sintomi iniziano a diventare sempre più evidenti (disinteresse generale, difficoltà ad adattarsi a qualunque cambiamento della giornata, assenza del contatto oculare).

È intorno a questa età che è possibile formulare una diagnosi dell’autismo o di un altro disturbo evolutivo grazie all’attenzione dei genitori e al sostegno del personale esperto. Il ruolo dei genitori in questa fase è fondamentale, sono loro i primi che possono notare delle anomalie o dei disturbi nei comportamenti del proprio bambino, ma anche il ruolo degli educatori non è da sottovalutare. Infatti, se questi possedessero delle buone competenze per il riconoscimento dei sintomi , potrebbero intervenire prima indirizzando i bambini verso esperti per una diagnosi precoce.

Gli interventi nei confronti di bambini in età prescolare sono quelli che risultano maggiormente efficaci poiché in questa fase i processi di sviluppo sono ancora in divenire e possono essere modificati più facilmente.

Quando si parla di autismo, o di disturbo evolutivo in generale, per di più in relazione a bambini in età prescolare, si deve possedere una solida conoscenza del problema per evitare di ricondurre a quello determinati comportamenti che potrebbero invece essere indice di una semplice modalità evolutiva diversa ed evitare di creare, a volte, degli allarmismi eccessivi.

Insomma, è essenziale saper riconoscere il problema ma essere anche consapevoli che non tutti i bambini sono uguali o compiono delle azioni durante lo stesso periodo di vita.

Il workshop “Il bambino al nido: rilevare e gestire anomalie dello sviluppo” organizzato venerdì 29 e sabato 30 settembre a cura della Dott.ssa Grazia Delezotti, Psicologa e Psicoterapeuta, esperta in autismo e disturbi dello sviluppo, è destinato ad educatori e operatori all’infanzia ed è diviso in due parti: durante la prima giornata la Dottoressa si occuperà del riconoscimento dei sintomi e come gestire la comunicazione con la famiglia e l’invio ad un medico; la seconda giornata invece è incentrata sulle tecniche di gestione e di inserimento del bambino nel gruppo per favorirne l’integrazione.

Per le iscrizioni, è possibile contattare la segreteria di Psyche at Work all’indirizzo info@psycheatwork.com oppure chiamare il numero verde 800.301657.

09 Mar 2017

Un corso per aprire un asilo nido [29]

Asilo nido, micronido, asilo a tempo parziale, nido famiglia in casa, tagesmutter.

Oggi le formule per offrire i servizi di assistenza e cura dei bambini sono molteplici, anche quelli per bambini  di età compresa tra i tre mesi e i tre anni.

Aprire un asilo nido significa anche poter adattare l’attività alle proprie disponibilità di tempo e di spazio.  Questa possibilità è ancora più concreta se si sceglie di avviare un nido familiare in casa e di accogliere, nella propria abitazione, fino a un massimo di sei bambini, diventando tagesmutter o educatore familiare o domiciliare.

Per diventare tagesmutter è semplice, basta frequentare dei corsi professionalizzanti come quello organizzato da Psyche at Work e in partenza a Bari il prossimo 31 marzo.16997827_725577517600122_2502215296251874880_n

Inoltre, accanto al corso per diventare operatori all’infanzia, con l’ausilio di consulenti  qualificati è possibile anche rintracciare dei fondi messi a punto da amministrazioni comunali, regionali e nazionali destinati proprio all’avvio di strutture di sostegno all’infanzia e richiedere anche la procedura di accreditamento ai comuni che sempre più spesso si trovano a dover fronteggiare una richiesta maggiore di iscrizioni ai nidi e pochissima disponibilità di posti. L’investimento iniziale per aprire un asilo nido non è eccessivamente elevato, e con competenza e professionalità i ritorni in termini di guadagni sono garantiti.

Data la grande varietà di servizi che è possibile offrire, dalla mensa al Baby Bus, creare uno spazio unico e funzionale è garanzia di successo e di soddisfazioni personali impagabili. Il corso per operatori all’infanzia parte proprio di qui: se capire i bambini, saper creare delle attività a misura di bambino partendo dall’età e dallo sviluppo cognitivo, capire e conoscere il disagio emotivo e cognitivo rientrano tra le conoscenze di base che ciascun operatore all’infanzia dovrebbe possedere, saper  offrire il servizio mensa, saper mettere in atto tecniche di comunicazione efficace per farsi conoscere e avere alti margini di guadagno, avere delle nozioni di gestione d’impresa per fronteggiare al meglio i processi organizzativi e gestionali, rappresentano i vantaggi competitivi del corso.

Quello che Psyche at work propone oggi per la terza edizione è un corso completo, estremamente pratico, versatile, utile, efficace. Destinato alle donne giovani e meno giovani in cerca di lavoro. Destinato ai ragazzi che rivedono nei bambini la possibilità di essere ottimi compagni di gioco educando. Destinato alle casalinghe, che crescono i nipoti in casa e che potrebbero rivolgere lo stesso tempo ad accudire anche i figli delle loro vicine di pianerottolo. Destinato a chi lo ha sempre pensato,ma non ha mai avuto il coraggio per farlo. In definitiva, un corso per tutti, per tutti coloro che vogliono trascorrere del tempo con i bambini, che vogliono offrire il meglio del loro tempo ai bambini.

 

17 Feb 2017

Gli appuntamenti di Psyche ad Work [Marzo 2017-28]

Marzo sarà  un mese ricco di eventi per Psyche at Work. Sempre più focalizzati sulla formazione di diverse figure professionali che operano nel campo dell’infanzia, lo staff ha messo a calendario diverse iniziative.

Il primo appuntamento è per venerdì 3 marzo, dalle ore 15 alle ore 19  con la dottoressa Grazia Delezotti psicologa psicoterapeuta, esperta nei disturbi dello sviluppo che affronterà le tematiche della rabbia e dell’aggressività nei bambini tra i 3 e i 10 anni. È stato pensato per accompagnare genitori, educatori e operatori dell’infanzia a scoprire i processi psicologici che sottendono queste dinamiche e conoscere utili strategie comportamentali per gestire i momenti di crisi e promuovere un sano sviluppo emotivo nel bambino.  È ancora possibile iscriversi al workshop direttamente qui

https://www.psycheatwork.com/negozio/senza%20categoria/i-comportamenti-aggressivi-nei-bambini-come-intervenire/

Il secondo appuntamento, organizzato in due giornate, sabato 18 e sabato 25 marzo, riprende i temi dello sviluppo del bambino nei primi anni di vita. Quella di marzo è la seconda edizione dello stesso  workshop  che nelle giornate del 28 gennaio e 4 febbraio scorsi, ha fatto registrare il sold out nel giro di pochi giorni. Anche in questo caso, sarà la dottoressa Delezotti a parlarci dello sviluppo del bambini e ad insegnarci a  rilevare e gestire le anomalie dello Sviluppo. Come per la prima edizione, anche la seconda ha fatto registrare un boom di iscrizioni. Ad oggi sono disponibili solo tre posti, per iscrizioni

https://www.psycheatwork.com/negozio/senza%20categoria/workshop-il-bambino-al-nido-rilevare-e-gestire-anomali-dello-sviluppo/

Concludiamo gli appuntamenti con ritorna la terza edizione del corso per operatori all’infanzia, in partenza venerdì 31 marzo. Una nuova edizione, nuova per contenuti e per attività. Destinata a chi è in possesso di un diploma di scuola media inferiore, diploma o laurea e che abbia motivazione, passione e interesse specifico per il settore dell’età evolutiva. Un corso pensato per chi desidera avviare una struttura all’infanzia, un asilo, una ludoteca, un baby parking. Un corso pensato anche per chi opera già in strutture private di assistenza all’infanzia e desidera acquisire o aggiornare le proprie competente.

Un corso ricco di contenuti, ma snello nella forma, studiato per facilitare la partecipazione di coloro che studiano e che lavorano, ma sentono allo stesso tempo l’esigenza di essere sempre al passo con i tempi. Strutturato in otto moduli Formativi, questa edizione prevede anche un Project Work finale: la realizzazione di un progetto di avvio di una struttura per l’infanzia.
Ulteriore vantaggio competitivo del corso sono i moduli per il rilascio dei certificati dell’HACCP e del primo soccorso pediatrico (IRC) validi sul territorio regionale, secondo le normative vigenti.

In breve, il nuovo programma del corso prevede:

MODULO I: Psicologia dello Sviluppo: sfera cognitive, emotiva e dinamiche familiari- Dott.ssa Ida Gervasi Psicologa e Psicoterapeuta Sistemico Familiare –Venerdi’ 31 Marzo ore 14.30-18.30, Sabato 1 Aprile ore 9.30-13.30

MODULO II: Disturbi dello sviluppo –Dott.ssa Grazia Delizotti Psicologa e Psicoterapeuta.
Venerdi’ 7 Aprile ore 14.30-18.30, Sabato 8 Aprile ore 9.30-13.30

 MODULO III:       HACCP       manipolazione       cibi       e       bevande – Dott.ssa Marika De Tullio Tecnologa Alimentare- Venerdi’ 28 Aprile ore 14.30-18.30, Sabato 29 Aprile ore 9.30-13.30

MODULO IV: Il metodo Montessori: dalla teoria alle attività ludico ricreative- Dott.ssa Rita  Laneve Dott.ssa in Scienze Pedagogiche- Venerdi’ 5 Maggio  ore 15.00-19.00, Sabato 6 Maggio ore 14.00-18.00

MODULO V: Primo Soccorso Pediatrico [PBLS] – a cura dei medici dell’ IRC- Sabato 13 maggio ore 9.00-14.00

MODULO VI: Bandi e Finanziamenti per avviare una struttura socio educative innovativa: quali scegliere e come presentare le domande Dott. Francesco Schettini Pianista Finanziario-Venerdi’ 19 Maggio ore 14.30-18.30, Sabato 20 Maggio ore 9.30-13.30

MODULO VII: Come avviare una struttura socioeducativa- Ing. Giuseppe De Gregorio PHD in Ingegneria Economica e Gestionale- Venerdi’ 26  Maggio ore 14.30-18.30, Sabato 27 Maggio ore 9.30-13.30

MODULO VIII: Marketing online e offline come possibilità di sviluppo di una struttura socio educativa- Mirco Peragine Esperto in Marketing e Comunicazione- Venerdi’ 9 Giugno ore 14.30-18.30, Sabato 10 giugno ore 9.30-13.30

PROVA FINALE

Project Work su avvio di Impresa (discutere un Business Model Canvas precedentemente compilato )

Rilascio Attestati
Sabato 24 Giugno 9.30-12.30

Ricordiamo che ciascun modulo può essere acquistato singolarmente. C’è una tolleranza del 20% di ore di assenza per il rilascio dell’attestato di frequenza. Le ore complessive di formazione sono 75. Per iscrizioni https://www.psycheatwork.com/negozio/coaching/corso-per-operatore-allinfanzia/

Per informazioni è possibile incontrare, previo appuntamento, le dottoresse Roberta Clemente e Nunzia Santacroce dal lunedì al sabato in via Calefati 177, a Bari; chiamare la segreteria di Psyche at Work al numero verde 800.301657;  scrivere a info@psycheatwork.com; seguire la pagina FB https://www.facebook.com/psycheatwork/posts/717170845107456?notif_t=like&notif_id=1487109486914900

25 Gen 2017

Donna Futuro Crea: Il Racconto [27]

#DonnaFuturoCrea il promo evento di Psiche At Work destinato alle donne imprenditrici e future imprenditrici.

Poster Foto Ricordo
Poster Foto Ricordo

A Bari il 2017 è iniziato ponendo le donne sotto i riflettori, non quelli del palcoscenico, ma quelli della vita di tutti i giorni. Una attenzione positiva, non la solita cronaca nera. Il 21 gennaio, 18 donne si sono incontrate per parlare di impresa.

Una giornata interamente dedicata a raccontare le sfide imprenditoriali di donne che ce l’hanno fatta, di donne che aiutano le donne a farcela, di donne che hanno idee e coraggio per avviare una impresa e vogliono farcela.

PsYche at work  è figlia di una iniziativa finanziata mediante Principi Attivi ed è proprio da questa storia che la giornata ha preso il via.

La dott.ssa Roberta Clemente co-funder della società insieme alla dott.sa Nunzia  Santacroce,  ha raccontato le sfide che hanno caratterizzato e che caratterizzano la vita di Psyche ad Work, oggi al suo quarto anno di attività.

Storie positive di donne che hanno dovuto rimodulare l’idea iniziale per restare al passo con i tempi, per non abbassare la serranda e dire non ci siamo riuscite, storie di donne che pur di farcela hanno ricominciato a studiare perché a scuola nessuno ti insegna a gestire efficacemente una impresa. Storie di donne che hanno riconosciuto i propri limiti e hanno saputo chiedere aiuto. A chi?

Alle associazioni di categoria, per esempio. Tiziana Russo- Referente Confartigianato Comitato Imprenditoria Femminile CCIAA di Bari, ha evidenziato che la presenza sul territorio di associazioni aiuta le donne ad affrontare diverse battaglie e a raggiungere dei riconoscimenti per i diritti che alle imprenditrici spesso vengono negate. Non ci fermiamo alle solite lamentele, andiamo altre, capiamo che insieme si fa squadra e che i risultati sono possibili.

Fare impresa dunque oggi è più semplice, grazie anche alle possibilità di finanziamento e di accesso al credito che la regione puglia mette a disposizione delle donne.16229969_10209824329657992_1894502692_o (1)

Ci offre una panoramica la dott.ssa Morena Ragone, Referente StatiGenerali dell’Innovazione, che accoglie con piacere e entusiasmo l’invito a prendere parte all’evento e ribadisce alle donne presenti la sua piena e totale disponibilità nell’offrire informazioni tecniche e supporto sia durante la fase di avvio di impresa sia durante gli anni successivi.

Con Stefania Lisco, Co-Founder Bigood Catering Biosolidale, la mattinata diventa gustosa. La dott.ssa Lisco rappresenta la possibilità che una passione, una idea,  diventi un lavoro. Lascia tutti a bocca aperta quando racconta la sua storia. Un percorso di studi lontanissimo da Bigood, una passione e una amicizia che diventano arte, crescita, sfida, lavoro. E la possibilità di conciliare lavoro, famiglia e passione restituisce alle donne presenti un senso di possibilità.

La mattinata si anima, una curiosità crescente ed incessante genera domande e interrogativi apparentemente banali, ma che in realtà sondano le possibilità di successo di idee embrionali che ciascuna donna ha portato con sé.

E dopo le storie di successo, si parla delle possibilità di accesso ai fondi. Vengono illustrasti tre bandi, due regionali ed uno nazionale, in linea con le idee delle partecipanti. È durante questa parte della mattinata che i dubbi iniziano a svanire, gli hobby si trasformano in potenziale lavoro, le competenze si possono certificare e possono diventare punti di forza. Una platea attenta, curiosa, desiderosa di capire di più, di andare oltre le informazioni lette in rete o raccontate dai tecnici. Donne che ora riescono ad immaginarsi nel futuro, costruito con le loro mani.

Come rendere utile tutto questo? Partecipando ad una esercitazione pomeridiana. Tre gruppi di donne moderate da altrettanti uomini, si cimentano nella compilazione di un “modello Canvas” partendo da una idea scelta dallo staff di Psiche At Work.

Nelle due ore successive, tutte le domande della mattinata prendono forma. Non si parla più di impresa, si fa impresa.Business Model Canvas

Partendo dall’idea, si passa all’anali del team, le difficoltà iniziali per la gestione dei costi e poi l’innovazione, la pubblicità, la localizzazione, le risorse interne ed esterne, i destinatari, le attività e una domanda ricorrente: perché i clienti dovrebbero scegliere la nostra azienda?

Al termine della giornata cosa resta. Restano delle donne che hanno capito che si può fare impresa, che si può costruire un futuro. Resta la partecipazione, la volontà di costruire, la possibilità di essere donna del futuro.

Cosa speriamo che abbiano portato a casa le nostre donne?

La certezza che non sono sole, che ci sono donne come loro che oggi raccontano storie di successo, donne professioniste che sono pronte a sostenere i loro progetti e a trasformarli in storie di successo.

Cosa resta allo staff di Psiche At Work?

La soddisfazione di aver intercettato un bisogno, di aver dato voce e luce ad un gruppo di persone che sentono la necessità di partire o di ripartire da se stesse, di aver raccontato delle storie di successo e di aver posto le donne al centro del mondo delle infinite possibilità. I complimenti, le strette di mano, i grazie, gli arrivederci, saranno il nostro trampolino di lancio verso un 2017 ricco di attività e di condivisione.

 

17 Gen 2017

Aspettando il Workshop: “Il bambino al nido: rilevare e gestire le anomalie dello sviluppo” [26]

È di venerdì 13 gennaio 2017 l’articolo pubblicato sul the Post International che parla di una bambina Daliyah Arana che già all’età di 18 mesi riusciva a ripetere correttamente le parole scritte sui libri e che a due anni e mezzo ha letto il suo primo libro. Perche  la storia di Daliyah ha suscitato tanta attenzione e tanto stupore? Perché viene chiamata bambina prodigio? Cosa realmente dovrebbe saper fare un bambino di due anni?
15996134_10154371028578865_1617711033_n A queste risposte cercheremo di rispondere durante le due giornate organizzate da Psyche at work in collaborazione con la dott.ssa Grazia Delezotti, psicologa psicoterapeuta, esperta nei disturbi dello sviluppo.

Durante queste giornate in programma per il prossimo 28 gennaio e il 4 febbraio a Bari, cercheremo di capire come e quando è davvero necessario porre attenzione su particolari anomalie nello sviluppo del bambino e quando invece si tratta soltanto di rispettare una modalità evolutiva diversa.

I workshop, della durata di 4 ore ciascuno, sono destinati a educatori, insegnanti di scuola, a tutti coloro che operano nel campo dell’ infanzia e mira ad offrire gli strumenti per cogliere gli indici di sviluppo atipico in bambini in età prescolare.

Perché è importante intervenire già in età prescolare?

La presa a carico ad un’età dove alcuni processi di sviluppo possono ancora mostra che i bambini beneficiari di interventi precoci presentano dei progressi significativi sul piano cognitivo, emotivo e sociale. Si riscontra, presso i bambini, un’accelerazione del ritmo di sviluppo con una crescita del quoziente d’intelligenza (QI), dei progressi nel linguaggio, un miglioramento dei comportamenti e una diminuzione dei sintomi anche per bambini affetti da disturbi del disturbo autistico. Questi progressi sopravvengono in 1 o 2 anni d’intervento precoce e intensivo, e la maggioranza dei bambini presi a carico (73 %) accede ad un linguaggio funzionale alla fine del periodo d’intervento (in generale attorno ai 5 anni). I benefici del trattamento rimangono costanti in seguito.

(http://www.fondazioneares.com/index.php?id=429)

Psyche at work, con le sue azioni mirate alla professionalizzazione degli operatori all’infanzia, intende diffondere la cultura della prevenzione, della conoscenza e dell’intervento precoce e tempestivo su bambini con ritardi nello sviluppo cognitivo e comportamentale. Per questo si avvale di professionisti che hanno maturato esperienza e competenza lavorando quotidianamente, da diverso tempo, accanto a famiglie ed associazioni che si occupano dell’assistenza e della cura di bambini e adulti affetti da disabilità.

Per garantire la massima efficacia dell’azione formativa, il numero massimo di partecipanti ammesso è di 15.

Le iscrizioni sono già aperte. I posti a disposizione solo 5. Vi invitiamo a cogliere al volo questa opportunità di crescita personale e professionale.

Per informazioni, prenotazioni e modalità di pagamento è possibile scrivere a info@psycheatwork.com oppure contattare la segreteria al numero verde 800.301657