Internet e le nuove tecnologie hanno spalancato notevoli possibilità a tutti. Allo stesso tempo i nuovi media, e il loro uso improprio, hanno i loro rovesci di medaglia. Fenomeno tristemente recente, ma in rapido sviluppo, è indubbiamente quello del cyberbullismo.
Come si presenta il cyberbullismo?
Il termine fu coniato nel 2002 dall’educatore Bill Belsey e rimanda molto al concetto di bullismo tradizionale. Indica un atto aggressivo e intenzionale, condotto da un individuo o da un gruppo di individui, usando varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel corso del tempo, contro una vittima che ha difficoltà a difendersi. Gli elementi che lo accomunano al bullismo tradizionale sono dunque l’abuso di potere, la ripetizione, l’intenzionalità e l’aggressività. Rispetto però al bullismo tradizionale, l’uso dei mezzi elettronici conferisce al cyberbullismo alcune caratteristiche proprie, come:
- Anonimato: anche se illusorio in quanto ogni comunicazione elettronica lascia delle tracce. Per la vittima però è difficile risalire da sola all’aggressore;
- Indebolimento del senso della morale: in quanto la gente fa e dice cose in rete che non farebbe e non direbbe nella vita reale;
- Assenza di limiti spazio-temporali: in quanto il bullismo tradizionale avviene di solito in luoghi e momenti specifici, mentre il cyberbullismo investe la vittima ogni volta che si collega al mezzo elettronico.
Quali sono i modi di agire del bullo online?
In generale, sono tutte le azioni che portano all’emarginazione di un soggetto da parte della sua comunità. A rivestire il ruolo di cyberbullo sono maggiormente i giovani che partecipano ad un elevato numero di attività online e che ricevono uno scarso controllo genitoriale. In letteratura esiste una classificazione delle azioni tipiche del cyberbullo. Queste sono:
- Flaming: messaggi online violenti e volgari mirati a scatenare schermaglie verbali in un forum;
- Cyber-stalking: molestie e denigrazioni ripetute, persecutorie e minacciose mirate ad incutere timore;
- Denigrazione: pettegolezzi inventati per danneggiare la reputazione della vittima;
- Sostituzione di persona: farsi passare per un’altra persona per poi spedire messaggi e pubblicare testi al suo posto;
- Rivelazioni: pubblicare informazioni private e imbarazzanti su un’altra persona;
- Inganno: ottenere la fiducia di qualcuno con l’inganno per poi pubblicare o condividere con altri le informazioni confidate attraverso i mezzi elettronici;
- Esclusione: escludere deliberatamente una persona da un gruppo online per ferirla;
- Molestie: spedizione ripetuta di messaggi insultanti con l’unico fine di ferire il destinatario.
Il cyberbullismo, inoltre, sembra produrre conseguenze ancora più gravi sulle vittime rispetto a quello tradizionale. Un contenuto offensivo condiviso dal bullo può essere divulgato a cascata da altri spettatori che contribuiscono ad accrescere l’effetto dell’aggressione.
La cronaca negli ultimi anni ci ha presentato diversi casi di suicidio o tentato suicidio della cybervittima. Sono noti alcuni casi di ragazze che hanno tentato il suicidio o si sono uccise per il grande senso di impotenza e vergogna provato dopo aver scoperto che una loro foto, o un loro filmato di un rapporto sessuale, era finito sui cellulari dei compagni di scuola o su qualche sito internet.
Questo fenomeno, in continua evoluzione, è divenuto dunque un vero e proprio problema sociale, ed occuparsi di esso è un dovere. Il cyberbullismo non riguarda solo i diretti interessati, ma chiunque voglia promuovere il rispetto degli altri e l’educazione alla legalità. Per questo motivo dobbiamo mantenere alta l’attenzione, soprattutto nei confronti del bullo, poiché un atteggiamento di disinteresse potrebbe sicuramente rinforzare i suoi comportamenti.