31 Ott 2016

Tra tecnologia e lavoretti: tu quale metodo educativo scegli [18]

Ogni occasione è buona per mettersi alla prova.

Da quanto tempo non vi cimentate con colla, nastrini e cartoncini? Durante il modulo dedicato alle attività montessoriale grazie alle mani magiche della Dott.ssa Rita Laneve, abbiamo imparato a creare dal nulla simpatici mostriciattoli per la notte di Halloween, per dimostrare che ogni giorno, ogni momento, ogni ricorrenza può essere quella giusta per giocare imparando!

Lavoretti di Halloween

Il proliferare di asili così detti montessoriani in tutta Europa, restituisce forza ad un pensiero pedagogico che per anni è stato appannaggio di classi di genitori esperti nel settore, genitori che ne hanno capito fin da subito le reali possibilità di un metodo educativo differente e che con ritardo è arrivato alla massa.

Oggi, se da un  lato le tecnologie hanno di sicuro agevolato molti processi della nostra vita, dall’altro hanno creato dei gap educativi non indifferenti.  Ci viene da sorridere quando un bambino ci dice che la gallina si trova al supermercato,  ma tra qualche anno quello stesso bambino, divenuto adulto, non sarà in grado di risolvere piccoli problemi di vita quotidiana come sostituire una lampadina, e se avremo la sfortuna di condividere con lui la quotidianità non susciterà in noi gli stessi sorrisi. Questo perche nessuno gli avrà mai dato la possibilità di cimentarsi nella soluzione di piccoli problemi, di sperimentare giocando, di apprendere  sbagliando, di affrontare la vita con creatività.

E allora vi chiediamo: Perché non offrire ai bambini una possibilità in più? Ad esempio basta un orto, un orto in un asilo! Con un semplice orto potrai  avvicinare il bambino all’ambiente ed educarlo alla cura.

Inoltre, coltivando l’orto il bambino potrà:

– acquisire autostima e fiducia nelle proprie capacità, perché proverà il piacere di far crescere fiori e piante, sentendosi utile e in grado di prendersi cura di una nuova vita;

– imparare il ciclo delle stagioni, osservando le trasformazioni della natura e delle piante;

– prendere confidenza con i prodotti dell’orto e provare soddisfazione nel vedere il frutto del suo lavoro diventare alimento indispensabile in cucina;

– apprezzare di più le verdure, provando ad assaggiarle.

In Italia, gli asili forniti di orto sono pochissimi e molto spesso sono localizzati nelle regioni del centro nord. Eppure gli effetti positivi dell’orto sull’educazione del bambino sono molteplici.

Psyche at Work ti aiuta ad avviare una struttura socio educativa per l'infanzia
Psyche at Work ti aiuta ad avviare una struttura socio educativa per l’infanzia

Se credi che l’educazione e la scolarizzazione non debbano passare solo sui  banchi e sulle lavagne mettiti in gioco, esci dagli schemi e realizza qualcosa di innovativo per i bambini e per il territorio.

La Regione Puglia offre finanziamenti per avviare strutture innovative. L’orto all’asilo è molto innovativo per il contesto pugliese.

Raggiungi due obiettivi: crei lavoro e offri una possibilità di crescita differente ai bambini.

L’orto nell’asilo è solo una delle idee educative innovative per la regione Puglia. Se la pensi come noi, contattaci! Aprire una struttura innovativa sarà più facile di quello che pensi.

03 Ott 2016

Come possiamo essere dei buoni motivatori per le nostre risorte interne?[14]

Marco è un commercialista di 50 anni, vive in un paesino di provincia e da 15 anni gestisce brillantemente il suo studio di consulenza commerciale. Ha iniziato da solo, poi i clienti sono aumentati e si è arricchito anche il suo staff oggi composto da Anna, Laura e Antonio.
Anna segretaria affidabile, di fatto il braccio destro di Marco. Ha iniziato come tirocinante 10 anni fa e non è più andata via. Oggi si occupa della gestione dell’agenda, cura le comunicazioni interne ed esterne dello studio e gli appuntamenti.
Laura è una giovane donna, laureata in economia col massimo dei voti, entra a far parte dello staff di Marco 3 anni fa. Fidanzata da sempre col suo Luca, ha realizzato il suo obiettivo di vita trovare un lavoro sicuro vicino casa per coronare il suo sogno: diventare una moglie e una mamma senza rinunciare alla carriera. Nello studio di Marco non ha trovato ancora una precisa collocazione: a seconda delle esigenze ricopre ruoli di consulenza, elaborazione bilanci, stesura delle dichiarazioni dei redditi, contatto con le aziende. Il suo ordine del giorno dipende dagli impegni di Marco. Lei completa quello che non riesce a finire il suo manager. Non ha un obiettivo preciso, a fine giornata spesso torna a casa stanca, senza avere la reale percezione di aver terminato qualcosa.
Antonio 45 anni, amico e ragioniere di Marco, 2 anni fa ha perso il lavoro a seguito della crisi del salotto. Padre di famiglia, ha necessità di lavorare. Ha maturato esperienza nel settore della gestione amministrativa del personale e di questo si occupa anche nello studio di Marco, nonostante le aziende clienti dello studio siano per di più appartenenti al settore edilizio e commerciale, quindi con un limitato numero di personale dipendete.
Grazie alle competenze di Marco, lo studio può vantare un numero congruo di clienti, che permettono a tutti di avere uno stipendio garantito a fine mese e abbastanza fondi per coprire le spese di gestione.
Marco, nonostante abbia accanto a se nuovi collaboratori, negli anni non ha mai cambiato il suo modo di lavorare. È un manager accentratore,controlla in maniera meticolosa ogni lavoro, non riesce a delegare e spesso dimentica di passare le consegne a Laura. Da qualche tempo,il clima interno allo studio, soprattutto in prossimità delle scadenze, diventa sempre più teso e negli ultimi mesi molti clienti hanno lamentato ritardi nelle consegne; alcuni hanno minacciato di cambiare consulente, altri hanno smesso di essere puntuali nei pagamenti.
Laura ha ripetutamente chiesto a Marco di lasciare a lei la gestione totale di alcune piccole aziende in modo da rendere più snello il lavoro, ma Marco non ha accolto positivamente la proposta e ha pregato Laura di continuare a fare il suo lavoro, giorno per giorno, limitandosi alle consegne da lui lasciate. Laura ha accolto a malincuore le richieste di Marco. Di fatto non ha la percezione dell’utilità del suo lavoro, non riesce a raggiungere obiettivi, a fine giornata è stanca, spesso torna a casa molto oltre l’orario di lavoro e, guardando i suoi 3 anni nello studio si accorge di non essere cresciuta professionalmente. Si vede ancora come la neo laureata inesperta che, seguendo alla lettera le istruzioni del capo, arriva a fine giornata senza nessuna motivazione. Laura manda dei segnali non verbali al suo manager, ma Marco non è attento, non capisce e non riesce ad evitare che la situazione degeneri.
Laura inizia a non essere puntuale, fa spesso pause molto lunghe, si ammala facilmente, non è più concentrata sul lavoro. Si mette alla ricerca di un altro lavoro, invia il suo curriculum vitae presso altri studi professionali. A Natale, dopo le ultime estenuanti scadenze, decide di accogliere l’offerta in uno studio commerciale di un paese vicino al suo e senza troppe spiegazioni lascia Marco e il suo staff.
Abbiamo voluto raccontarvi una storia realistica per porre la vostra attenzione su processi di gestione errati che spesso ritroviamo nei nostri studi e che non siamo capaci di riconoscere e limitare per tempo.
Laura non era motivata, Marco non era un leader. Non ha saputo cogliere l’esigenza di crescita di Laura e ha lasciato che la sua valida risorsa andasse via procurando un ulteriore disagio per il suo studio già molto in affanno.
Marco, Laura siamo noi.
Su quali aspetti è opportuno porre l’accento ogni giorno per essere sicuri di lavorare al meglio?
Come possiamo essere dei buoni motivatori per le nostre risorte interne?
Il corso in Gestione dello Risorse Umane nelle Piccole Imprese e negli Studi Professionali di Psyche at work parte proprio da questo racconto, dalle esperienze quotidiane vissute in ambienti di lavoro e raccontate ad amici e parenti che spesso diventano il contenitore delle nostre frustrazioni.
Imparerete ad Elaborazione piano di Motivazione per Collaboratori, imparerete ad evitare che il vostro miglior collaboratore vada via, imparerete che lavorare bene e in armonia è possibile, basta semplicemente sapere come fare.
Noi vi offriamo la possibilità di essere migliori, a voi lasciamo la scelta di esserlo.

24 Mag 2016

Te lo leggo negli occhi [02]

Anche il secondo modulo del corso operatore all’infanzia si è concluso.

Corso Operatore all'Infanzia Psyche at Work
Corso Operatore all’Infanzia Psyche at Work Modulo II Le dinamiche familiari

La dott.ssa Ida Gervasi, questi giorni ha spostato il focus dallo sviluppo del bambino al sistema nel quale il bambino viene inserito sin dalla sua nascita : la famiglia e le sue dinamiche.

Ha parlato di legami di attaccamento, della relazione di coppia, degli stili comunicativi e di quanto queste variabili possano incidere in maniera significativa sullo sviluppo del bambino, partendo sempre dalla domanda: cosa posso fare io, futuro operatore all’infanzia, per comprendere e gestire al meglio le dinamiche del sistema famiglia che si ripercuotono sul bambino?

 

Corso Operatore all'Infanzia Psyche at Work
Corso Operatore all’Infanzia Psyche at Work Modulo II Le dinamiche familiari

Anche in questa circostanza è l’interazione a caratterizzare tutto il modulo. Si parte dalla disposizione a cerchio, che restituisce alle corsiste la possibilità di guardasi negli occhi e di comprendere e decifrare tratti della comunicazione non verbale. Si ascoltano canzoni, vengono visionati filmati; tutto diventa un mezzo per apprendere come noi stessi siamo stati socializzati al mondo.

Ad esempio Annarita, al temine della lezione di sabato, confessa che grazie alle conoscenze apprese durante il modulo, riesce a comprendere determinati episodi della sua vita, lo sviluppo di alcune dinamiche relazionali e l’importanza che assume la sua mamma vista come base solida e come unico punto di riferimento.

È il modulo delle emozioni, capirle, riconoscerle, imparare a gestirle porta una maggiore consapevolezza di sé, ci traghetta nell’ affascinante mondo delle relazioni dove è la comunicazione verbale e non verbale l’unica assoluta protagonista.

Se il film Disney “Inside out” offre spunti di riflessione per capire il sistema complesso delle emozioni, è la canzone “ Te lo leggo negli Occhi”, nella versione di Franco Battiato,   che ci fa capire come la classica metafora dell’iceberg comunicativo assume significato nelle relazioni.

Corso Operatore all'Infanzia Psyche at Work
Corso Operatore all’Infanzia Psyche at Work Modulo II Le dinamiche familiari

L’importanza della comunicazione non verbale e nel dettaglio, l’interazione visiva tra madre- bambino, viene sottolineata già da Stern che ci offre valide parole per spiegare come “lo sguardo reciproco tra madre e bambino è considerato come l’elemento chiave nello sviluppo di un mondo interno nel quale l’attaccamento può essere descritto e regolato”.

Se quindi, il non verbale assume una tale importanza già nei primi giorni di vita del bambino in che percentuale, secondo la vostra opinione, in una diade comunicativa, il linguaggio non verbale diventa un mezzo per decodificare le intenzioni comunicative dei protagonisti?

Volgiamo a voi questo quesito, aspettiamo risposte e siamo pronte ad approfondire ciascuna tematica.
La partecipazione on line delle corsiste, quali protagoniste dei moduli, permetterà di condividere l’esperienza dell’aula con voi lettori e creare aree di apprendimento condiviso.

Psyche at Work_Staff