15 Mag 2019

Errare humanum est: un contributo per la gestione delle HR

Errare humanum est: un contributo per la gestione delle HR

Il desiderio principale dell’individuo oggi è la ricerca continua della perfezione.

Nonostante esso cerchi di non cadere negli errori, tende quasi sempre a imbattersi in essi.
L’errore però, non sempre viene tollerato e perdonato soprattutto nei luoghi di lavoro dove molte realtà aziendali hanno valori come la competitività e l’efficientismo, e alcuni sbagli possono limitare il raggiungimento dei loro obiettivi.
Oggi le aziende dovrebbero avere invece un atteggiamento più aperto a fronte della complessità della realtà e cercare di gestire gli errori umani.
“Errare” secondo Karl Popper, filosofo ed epistemologo viennese, significa ricercare la verità. Se l’uomo vuole migliorare se stesso deve essere critico e riuscire ad ammettere gli errori che compie.
Secondo la concezione connessionista, (modello delle scienze cognitive che per spiegare il funzionamento della mente si ispira alla struttura del cervello in quanto costituito da reti neurali) una impresa, l’uomo e le aziende si evolvono grazie agli errori e all’apprendimento che da questi ne deriva.
Si parte dal presupposto che un’azienda perfetta abbia bisogno di sbagliare altrimenti non sarebbe in grado di cambiare. Il cambiamento potrà essere positivo o negativo, sarà utile a essa per migliorarsi senza correre il rischio di rimanere chiusa entro i suoi limiti.
Chi lavora fa errori. Chi lavora molto fa molti errori. Chi non fa errori non lavora (Elmar von Lukowitz, direttore generale Uniroyal).
Sul posto di lavoro è facile sbagliare, soprattutto se il carico è alto. È fondamentale ammettere di avere dei problemi riguardo la consegna di un lavoro, spiegandone i motivi e offrendo una ipotetica via d’uscita.
Ammettere di avere sbagliato mostra un comportamento responsabile nei confronti del problema; bisogna riconoscere l’errore con le persone che si sono danneggiate affrontando la questione a viso aperto.
Si rischia di compiere un errore ancora più grande se dopo aver sbagliato non si è più in grado di lavorare come prima.

In questo modo le esperienze passate possono influire negativamente sul proprio operare e limitare la possibilità di rimettersi in gioco.
Nascondere un errore diventa l’errore stesso che una persona può commettere. Riconoscerlo e mostrarlo invece, incrementa lo sviluppodelle risorse dell’individuo.

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Karl Popper diceva: “L’unico errore che non ha scuse è cercare di nascondere o minimizzare un errore invece di cercare di imparare il più possibile dal medesimo”.