01 Feb 2023

LAVORO DI GRUPPO: 10 CONSIGLI PER GESTIRE CON SUCCESSO IL TEAM DI LAVORO

LAVORO DI GRUPPO: 10 CONSIGLI PER GESTIRE CON SUCCESSO IL TEAM DI LAVORO

Il lavoro di gruppo, o il lavoro di squadra, ha un’importanza strategica in ogni settore. Il lavoro di gruppo è un metodo usato nell’insegnamento, nella formazione e negli ambienti lavorativi attenti allo sviluppo collettivo di un’azienda. È più spesso usato nelle scuole, ma può essere implementato in qualsiasi tipo di struttura di formazione.

L’obiettivo del lavoro di gruppo è quello di incoraggiare la costruzione della squadra e la collaborazione. Questo metodo di insegnamento richiede che gli studenti o dipendenti prendano decisioni di gruppo, invece di seguire i metodi tradizionali incentrati sull’insegnante o sul responsabile.

Gestire il lavoro di gruppo a scuola o sul posto di lavoro può essere impegnativo. Devi sapere cosa fare e quando farlo, ma devi anche avere a che fare con diversi membri con prospettive e aspettative diverse. Può sembrare un atto di equilibrio che cerca di accontentare tutti, perché hai bisogno di ogni persona del team per assicurarti che il tuo progetto abbia successo.

Ma un insieme di individui non diventa una squadra solo perché posti nella condizione di dover lavorare assieme. Molte organizzazioni, dalla più piccola alle multinazionali, ricercano continuamente suggerimenti, strategie e investono per migliorare l’efficienza del gruppo di lavoro, dei team.

Come si sa, ogni gruppo di lavoro è diverso, ma alcune regole di cui hanno bisogno le squadre per essere vincenti, sono universali. Ecco che cosa gli psicologi consigliano affinché il lavoro di gruppo renda al meglio:

  1. Il lavoro di gruppo migliora se si danno priorità alle abilità sociali degli individui

Per creare un team vincente non basta riunire in una stanza i dipendenti o gli studenti più intelligenti, ma bisogna cercare di mettere insieme persone che rendano bene in una dinamica sociale.

  1. L’importanza delle quote rosa per un ottimo gruppo di lavoro

Dal momento che le competenze sociali delle donne tendono, in media, ad essere leggermente più forti di quelle degli uomini, è bene che al gentil sesso sia dato lo scettro delle abilità sociali.

  1. La costruzione della fiducia aiuta il lavoro di gruppo

Quanto è difficoltoso lavorare insieme se non ci si fida l’uno dell’altro? Costruire un ambiente in cui la fiducia tra colleghi sia un fattore indispensabile, permette di rendere un gruppo di lavoro pronto a superare ogni difficoltà.

  1. Utilizzare l’umorismo in un gruppo di lavoro

L’umorismo rende coeso un gruppo di lavoro e contribuisce anche ad accrescere il piacere di lavorare con un determinato staff.

  1. Estroversi mischiati ad introversi

Tendiamo a pensare agli estroversi come giocatori di squadra migliori: si adattano meglio, sono più socievoli e in generale danno la percezione che se la possano cavare bene in ogni situazione.

Anche gli introversi però, trovano dei buonissimi ruoli in cui esprimersi. Gli introversi di sicuro non sono grossi chiacchieroni e spesso non vengono notati, inizialmente, sebbene con il passare del tempo il gruppo di lavoro tende a valorizzarli.

  1. Definire un obiettivo comune chiaro

Tra i maggiori ostacoli per formare un gruppo di lavoro di successo è trovare l’obiettivo comune su cui poter lavorare.

  1. Stabilire quali sono i ruoli all’interno del gruppo

Sembra tutto semplice, eppure spesso è poco chiaro cosa esattamente i membri di un team devono fare e quali ruoli debbano avere.

  1. Stendere la storia

Le persone per lavorare in gruppo efficacemente, devono conoscere una storia per condividerla e farla propria.

  1. Comunicazione concisa e chiara

Una delle ragioni più comuni per cui un gruppo di lavoro fallisce, è che la comunicazione tra i componenti non è stata efficace.

  1. Il leader di un gruppo di lavoro

I migliori leader cercano continuamente di mettere in atto gli accorgimenti qui sopra descritti. Vogliono rendere migliore il proprio gruppo di lavoro. Favoriscono la comunicazione concisa, diffondono la storia del gruppo, usano anche l’umorismo e sanno costruire la fiducia tra le persone.

25 Gen 2023

Che cos’è l’employability?

Che cos’è l’employability?

La crescente responsabilizzazione degli individui rispetto alla gestione della propria carriera è una conseguenza dell’emergere di nuove forme di organizzazione e mansioni che permettono di sviluppare la propria carriera in più direzioni. Di conseguenza, è emerso il bisogno di sviluppare il concetto di employability : la probabilità di impiego non all’interno di una specifica organizzazione, ma rispetto al mercato globale. É possibile tradurre il termine employability con “occupabilità” ed indica l’insieme delle hard e soft skills che aumentano la probabilità di trovare lavoro.

É interessante notare come, per questo periodo storico, si parla di passaggio dalla job security alla employment security, ed il successo implica la capacità di gestire efficacemente la propria carriera indirizzandola nel migliore dei modi individuando le proprie priorità.

Come diventare employable?

È possibile contrastare l’insicurezza lavorativa attraverso lo sviluppo di hard e soft skills spendibili oggi e nel prossimo futuro lavorativo. Tra queste, di fondamentale importanza è la proattività, cioè la tendenza a controllare le varie situazioni favorendo anche il cambiamento. La proattività riguarda la capacità di anticipare le esigenze relative all’operatività del proprio lavoro per riuscire ad organizzarlo al meglio immergendosi nelle varie situazioni. Un altro predittore dell’occupabilità è l’autoefficacia emotiva, infatti, ottimi livelli di autostima e autoefficacia possono influenzare le valutazioni delle esperienze lavorative e delle competenze personali. L’autoefficacia implica la fiducia di una persona nelle proprie capacità, abilità e potenzialità determinando la possibilità di mettersi in gioco. Invece, l’autostima riguarda l’intima consapevolezza del proprio valore.

Ulteriori studi hanno utilizzato il five factor model per dimostrare come ci sia una correlazione positiva tra l’occupabilità e l’apertura mentale, coscienziosità ed estroversione. L’apertura mentale caratterizza  le personalità creative, originali e curiose. Invece, la coscienziosità coinvolge caratteristiche come la premura e comportamenti diretti all’obiettivo. Infine, l’estroversione comprende socievolezza, eccitabilità ed espressività emotiva.

In conclusione

In questa società liquida, emerge come siano importanti cinque elementi: apprendimento, formazione continua, competenza, progettualità ed orientamento.

18 Gen 2023

INTELLIGENZA SOCIALE: IL SEGRETO PER ESSERE UN BUON LEADER IN UN’ORGANIZZAZIONE

INTELLIGENZA SOCIALE: IL SEGRETO PER ESSERE UN BUON LEADER IN UN’ORGANIZZAZIONE

Non tutti i leader sono uguali, soprattutto dal punto di vista dei loro subordinati. Il leader è la figura che può influenzare gli altri membri di un gruppo più di quanto sia essa stessa influenzata. I suoi tratti caratteristici sono l’intelligenza, l’intuizione, la responsabilità e la socievolezza, ma tutto questo non basta a spiegarne l’efficacia. I comportamenti che mette in atto influenzano la sua riuscita e le prestazioni del team che dirige. Ma esistono leader migliori di altri? Non è facile rispondere a questa domanda: ad alcuni interessa soltanto raggiungere gli obiettivi; altri sono poco presenti; altri ancora vogliono produrre risultati contando sul lavoro di squadra e sui buoni rapporti di gruppo. Alla lunga, sembra che siano proprio questi ultimi, ovvero i leader orientati al compito e alle persone, a ottenere le prestazioni migliori dai loro seguaci. Un ruolo importante nel loro lavoro lo svolge la loro intelligenza sociale: aiuta a trasmettere entusiasmo, a confrontarsi con le sfide, a pianificare il raggiungimento di traguardi e ad empatizzare con le persone. Goleman e Boyatzis definiscono questo tipo di leader “sintonizzato”: i compiti e la relazione con i sottoposti risultano coordinati.

VARIE DEFINIZIONI DI INTELLIGENZA SOCIALE

Ma cosa s’intende per intelligenza sociale? In realtà tale costrutto è ancora alla ricerca di una definizione definitiva. Tra le concettualizzazioni più stimate vi è sicuramente quella dello psicologo Daniel Goleman, che ne parla come la capacità di interagire adeguatamente con altre persone. Il comportamento socialmente intelligente richiede, quindi, che ci immedesimiamo negli altri ascoltandoli e stabilendo una relazione empatica e quindi ad una facilitazione sociale. Parole non troppo distanti da quelle dello psicologo Edward Thorndike, che già nel 1920 teorizzava l’abilità umana di comprendere gli uomini e di agire in modo saggio nelle interazioni. Le definizioni che hanno fatto seguito, fino a quella di Goleman, hanno chiarito la natura multidimensionale dell’intelligenza sociale, arricchendo le nostre conoscenze sul costrutto.

UN COSTRUTTO MULTIDIMENSIONALE

Caratteristica importante dell’intelligenza sociale è la sua multidimensionalità, che si riflette in quelle che sono le varie sfaccettature che costituiscono questa capacità. Tra queste troviamo: la comprensione, ovvero il riconoscere i sentimenti di chi ci circonda; la memoria, per ricordare i nomi e le facce delle persone; la percezione sociale, per capire quali informazioni sono davvero importanti; la creatività, utile a generare più interpretazioni o soluzioni in una situazione e la conoscenza sociale, insieme di informazioni sul mondo e sulla cultura

COME ALLENARE LA PROPRIA INTELLIGENZA SOCIALE?

Un buon modo per iniziare a coltivare la propria intelligenza sociale può essere quello di provare a mettere in pratica alcuni dei seguenti accorgimenti quando ci si relaziona con gli altri:

  • Ascoltare l’interlocutore senza interrompere o cercare di essere il centro dell’attenzione;
  • Capire che ogni individuo è portatore di un proprio pensiero e di proprie convinzioni: comprendere queste differenze senza giudicare o voler dimostrare ad ogni costo l’esattezza del proprio punto di vista;
  • Mantenere un atteggiamento tranquillo senza alzare la voce, rivolgendosi alle persone in maniera appropriata anche quando si è coinvolti in una discussione;
  • Parlare con qualsiasi persona con rispetto dei suoi sentimenti e convinzioni, non criticare e mantenere un  atteggiamento orientato alla comprensione e alla ricerca degli aspetti positivi degli altri;
  • Prendere l’iniziativa nelle relazioni ed entrare in contatto anziché aspettare che siano gli altri a farlo per primi
11 Gen 2023

IL LAVORO DA CASA E CON PIÙ PAUSE POSSIBILI MIGLIORA LA PRODUTTIVITÀ

IL LAVORO DA  CASA E CON PIÙ PAUSE POSSIBILI MIGLIORA LA PRODUTTIVITÀ

Un gruppo di ricerca della Texas A&M University School of Public Health ha condotto uno studio che ha rilevato che è possibile migliorare la produttività dei dipendenti e il benessere dell’azienda grazie al lavoro a distanza, soprattutto dopo eventi traumatici che rendono impossibile il rientro nel posto di lavoro. Ciò è stato dimostrato prendendo in considerazione i disastri naturali e altri eventi che portano allo spostamento del luogo di lavoro. In particolare, lo studio ha valutato i dati tecnologici dei dipendenti prima, durante e dopo l’uragano Harvey.

Lo studio

Tra il 17 agosto e il 2 settembre 2017, la grande area di Houston è stata colpita da un devastante uragano di categoria 4, l’uragano Harvey. In un periodo di cinque giorni, le precipitazioni hanno raggiunto i 33 trilioni di galloni, colpendo più di 13 milioni di persone in Texas e Louisiana e costando danni stimati intorno ai 160 miliardi di dollari. A cause delle inondazioni estreme, molte aziende sono state costrette a chiudere le loro sedi e i loro uffici. Alcune aziende hanno incoraggiato il lavoro a distanza per evitare la completa perdita di produttività e funzionalità.

I risultati

Lo scopo di questo studio era valutare l’impatto dell’uragano Harvey sulla produttività sul posto di lavoro tra i dipendenti sfollati. Ciò che i ricercatori hanno scoperto è che l’uso totale del computer è diminuito durante l’uragano, ma è tornato rapidamente ai livelli pre-uragano sette mesi dopo l’evento. Al momento dell’uragano, non è stato osservato alcun cambiamento nel numero totale di ore di lavoro, ma un calo significativo nel numero di ore in cui i dipendenti hanno lavorato attivamente al computer. Per tutto il resto del periodo in cui i dipendenti sono stati completamente dislocati dal posto di lavoro fisico, è stato osservato un aumento sia della quantità totale di tempo di lavoro, sia del numero di ore di lavoro attive al computer. Il numero totale di ore di lavoro ha iniziato a diminuire una volta iniziato il ritorno graduale al posto di lavoro fisico e durante il periodo di rientro graduale, le ore di lavoro totali e le ore attive al computer totali sono diminuite. Durante il periodo in cui i dipendenti sono stati completamente restituiti al loro posto di lavoro fisico, non è stato registrato alcun cambiamento nelle ore totali di lavoro o nel numero di ore attive di lavoro. Si è notato quindi come quasi tutti i dipendenti dello studio sono tornati allo stesso livello di produzione che avevano prima dell’uragano Harvey, pur lavorando da casa. È stato scoperto inoltre che era importante per i dipendenti fare pause regolari, fatto che riduce la possibilità di incorrere in infortuni sul lavoro. Le persone che hanno fatto le pause consigliate sono state complessivamente più produttive rispetto alle altre.

21 Dic 2022

Le ancore di carriera

Le ancore di carriera

In questa società “liquida” caratterizzata da continui cambiamenti è possibile avere dei punti di riferimento per la propria carriera lavorativa?

Per carriera senza confini si intende l’insieme dei movimenti oggettivi che la persona fa tra posti di lavoro diversi. Invece, per carriera mutevole si intende l’esigenza di considerare il lato soggettivo della carriera, delineando il concetto di sé professionale.

Qual è la bussola per potersi orientare nel mondo del lavoro?

Edgar Schein si è interrogato su come le persone possano assumere un ruolo attivo nella gestione della propria esperienza lavorativa ed ha sviluppato il concetto di ancora di carriera per identificare le proprie priorità lavorative. Con il progredire dell’esperienza di lavoro, le persone acquistano un quadro sempre più realistico dei propri talenti, bisogni e valori, e tale conoscenza inizia ad agire come vincolo nelle successive prese di decisione.

Secondo Schein, sono necessari da 5 a 10 anni affinché una persona possa acquisire una conoscenza approfondita di sé, individuando le proprie esigenze e priorità.

Quali sono la ancore di carriera?

Diversi studi hanno condotto alla definizione di dieci ancore di carriera:

1. L’ancora tecnico-funzionale: implica l’importanza di sviluppare conoscenze sempre più approfondite nel proprio ambito.
2. L’ancora manageriale: è connessa alla scalata gerarchica e alla gestione di decisioni importanti.
3. L’ancora della creatività: implica lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi.
4. L’ancora di autonomia: ha come priorità l’autonomia nella gestione dei ritmi.
5. L’ancora di sicurezza: ha come priorità il sentirsi sicuri e stabili.
6. L‘ancora di occupabilità: pone in rilievo l’importanza di avere un lavoro.
7. L’ancora di internalizzazione: si concentra sull’importanza dello scambio culturale.
8. L’ancora dello stile di vita: pone l’attenzione sull’integrazione tra carriera lavorativa e bisogni personali.
9. L’ancora di servizio: attribuisce rilievo alla possibilità di migliorare la società.
10. L’ancora di pura sfida: si focalizza sulla competizione.

Conclusione:

In un clima di flessibilità lavorativa, precariato e incertezze, conoscere la propria ancora di carriera vuol dire avere un potente strumento di orientamento. Inoltre, conoscere la propria ancora significa orientare la propria carriera verso obiettivi precisi e coerenti con il proprio sé professionale.

14 Dic 2022

QUIET QUITTING IN AZIENDA: COME ARGINARE IL FENOMENO?

QUIET QUITTING IN AZIENDA: COME ARGINARE IL FENOMENO?

Cos’è il quiet quitting?

Il fenomeno del quiet quitting ha preso piede nel periodo post-pandemico, con l’affermarsi di forme di lavoro ibride e un conseguente senso di disorientamento dovuto alla difficoltà di ristabilire un equilibrio tra il lavoro e la vita privata.

Con quiet quitting ci riferiamo ad un “abbandono silenzioso” del posto di lavoro: ci si impegna lo stretto indispensabile per non essere licenziati. Ciò vuol dire che nel lavoratore vi è ormai un’alta percentuale di demotivazione, dovuta ad uno scarso interesse da parte dell’azienda nei confronti dello stesso in quanto persona, risorsa umana.

Quiet quitter e burnout

Non sempre il quiet quitter è una persona demotivata. Può capitare, infatti, che si tratti di un dipendente che ha speso tutte le sue energie fino ad arrivare al burnout, che sia stressato, oberato e/o che abbia ricevuto poca o nessuna gratificazione. A dimostrazione di quanto appena detto, possiamo affermare che i risultati di alcuni sondaggi riportano che 8 quiet quitter su 10 sono colpiti da burnout.

Il coaching come rimedio

Percepire supporto e incoraggiamento nello svolgimento delle proprie mansioni aumenta il grado di soddisfazione e di benessere dei lavoratori.
Il coaching aiuta i dipendenti demotivati a stabilire obiettivi realistici e stimolanti; in questo modo, si sentiranno maggiormente appagati e coinvolti e percepiranno una self-efficacy più alta. Coltivare il benessere dei lavoratori è essenziale per ridurre l’impulso a ritirarsi silenziosamente dalla partecipazione attiva.

La strategia del coaching aiuta anche ad incrementare il livello di fedeltà all’interno dei gruppi di lavoro: percependo l’impegno dell’azienda nei propri confronti, anche il lavoratore si impegnerà a dare il massimo.

Conclusioni

Come visto, il coaching è un valido metodo per arginare il fenomeno del quiet quitting, pertanto l’ideale per le aziende sarebbe promuovere e diffondere il più possibile questa strategia. Per scongiurare gli effetti più deleteri dell’abbandono silenzioso, dunque, sarebbe bene investire nel coinvolgimento della forza lavoro e puntare non solo alla produttività, ma anche e soprattutto al benessere organizzativo.

07 Dic 2022

Genere, politica e benessere psicologico

Genere, politica e benessere psicologico

Le donne, nella dimensione politica, sono imprigionate all’interno di una comunicazione double bind. Infatti, quando si comportano e si vestono secondo i modelli femminili, potrebbero essere viste come poco competenti nella sfera politica, venendo percepite come giocatrici soft. Invece, quando rifiutano il tipico look femminile, la loro performance è definita più competente e vengono percepite come giocatrici hard, ma è come se rifiutassero il cambiamento di genere. 

Inoltre, diverse ricerche hanno dimostrato come le persone creano delle inferenze a partire dalle caratteristiche di tipo fisico per, poi, arrivare a fare delle attribuzioni sui tratti di personalità, abilità e stati emozionali. Questo vale soprattutto per le donne che vengono giudicate in base all’estetica. A tal proposito, è possibile riflettere sul ruolo che ha avuto, all’interno della politica tedesca, la cancelliera Angela Merkel e sui commenti a riguardo. Durante la sua ascesa al potere, i commentatori non hanno esitato nel definirla “uomo d’onore”.

Che cosa determina l’associazione del potere al concetto di “uomo forte”?

La politica è di solito associata al concetto di “uomo duro e dominante”. Tuttavia, lo stereotipo dell’uomo forte e dominante implica delle conseguenze negative anche per l’uomo che non può esprimere determinate emozioni per non rompere l’idea “dell’uomo duro”. Agli uomini è chiesto di non apparire vulnerabili e, a tal proposito, alcuni studi hanno dimostrato che dietro la loro rabbia, in realtà, si nascondono altre emozioni come la tristezza e la paura.

Conclusione

I sistemi di credenze che supportano il legame tra uomo duro e potere creano un ambiente malsano per tutti. Ogni persona deve poter mostrare le proprie emozioni, determinazione, vulnerabilità e coraggio senza dover andare incontro a dei giudizi connessi agli stereotipi di genere.

È evidente come sia necessario sviluppare la propria identità scegliendo come comportarsi senza dover essere ingabbiati in una categoria o ruolo sociale, partendo da ciò che è buono per sé. La femminilità e la mascolinità sono degli artefatti culturali che si costruiscono sulla base di norme sociali e contestuali; pertanto, possono essere modificati con una giusta formazione, soprattutto nello scenario politico.

30 Nov 2022

ACCETTARE SÈ STESSI E LE PROPRIE AMBIVALENZE: LO DICE ANCHE “RINGO STARR” DEI PINGUINI TATTICI NUCLEARI

ACCETTARE SÈ STESSI E LE PROPRIE AMBIVALENZE: LO DICE ANCHE “RINGO STARR” DEI PINGUINI TATTICI NUCLEARI

Il 6 febbraio 2020 esce in Italia il singolo “Ringo Starr” del gruppo Pinguini Tattici Nucleari e si classifica al terzo posto al Festival di Sanremo.                                                                                                                 

La canzone prende il nome da Richard Starkley, in arte Ringo Starr, il batterista dei Beatles.                        

Leoni e iene                   

A volte penso che a quelli come me il mondo non abbia mai voluto bene” inizia l’autore, sostenendo che il mondo non lo ami perché “il cerchio della vita impone che per un re leone vivano almeno tre iene”. Ciò significa che dentro di noi coesistono re leoni e iene, ovvero parti che ci piacciono e altre che non ci piacciono. In molti sono convinti che ciò che è cattivo (le iene) debba essere nascosto, messo in secondo piano.                                                                                                                                                             

In un mondo di John e di Paul, io sono Ringo Starr” recita la canzone, facendo riferimento a John Lennon e a Paul McCartney, sicuramente più in vista rispetto al collega.                                                                   

Nella canzone, i Pinguini Tattici Nucleari parlano del “mondo”, riferendosi più al mondo interiore che a quello esteriore, in particolare alle proprie convinzioni. Gli artisti vogliono sottolineare quanto sia più facile prendersi tutta la parte del leone o delle iene, ignorando la loro compresenza.

L’identificazione proiettiva nella canzone                                                                         

Nella strofa che precede il ritornello, il frontman dice di aver solo voglia di ballare e di non pensare più perché la sua vita non è niente di speciale “e forse alla fine c’hai ragione tu”. Siamo di fronte ad un esempio di identificazione proiettiva, quel meccanismo di difesa che rende dentro di noi l’altro portatore del nostro pensiero, indipendentemente da ciò che egli crede. Chi non è in grado di accettare tanto le parti da leone tanto quelle da iena e non riesce ad amarsi, rende “il mondo” portatore di questa avversione.

Conclusioni 

I Pinguini Tattici Nucleari ci fanno riflettere sul fatto che molto spesso siamo noi stessi che contribuiamo nel “metterci al margine”, quando invece dovremmo solo abbracciare ogni parte di noi e accettarci per come siamo. È importante che ognuno di noi conservi con cura le proprie ambivalenze ed impari ad essere meno rigido e più clemente con sé stesso.

23 Nov 2022

L’influenza delle tecnologie digitali sulle relazioni sociali

L’influenza delle tecnologie digitali sulle relazioni sociali

Diversi studi hanno dimostrato che gli esseri umani hanno un bisogno pervasivo di formare e mantenere dei rapporti umani duraturi e significativi. Sono molti i dati empirici che documentano la potenza del bisogno di appartenenza in quanto i legami sociali sono una fonte preziosa di salute e benessere psicologico. In questo scenario, che ruolo hanno le tecnologie digitali?

Le tecnologie digitali, come smartphone e PC, rispondono al nostro bisogno di connessioni sociali. In particolare, l’uso delle tecnologie digitali potrebbe accrescere il benessere delle persone quando permette di svolgere attività che altrimenti non sarebbero possibili. Mentre, potrebbe compromettere il benessere nel momento in cui sostituisce o interferisce con altre attività come il sonno. Quindi, l’utilizzo dello smartphone è un alleato del benessere nel momento in cui permette di svolgere delle attività che altrimenti sarebbe difficile praticare, come parlare con una persona distante.

Perché le persone utilizzano i social network?

L’utilizzo dei social network risponde al nostro bisogno di connessione. Il legame tra lo smartphone e i social network favorisce “l’iperconnessione”. Tuttavia, questo da un lato favorisce lo sviluppo dei rapporti umani, dall’altro potrebbe comprometterli. Inoltre, alcuni studi hanno dimostrato che quando l’abbondanza degli stimoli sociali a cui siamo abituati viene meno, il benessere psicologico dell’individuo può risentirne. In particolare, si parla della paura di essere esclusi dal flusso di informazioni costanti e di perdere delle novità legate alla vita altrui.

Conclusioni

Le tecnologie digitali sono fortemente correlate al bisogno di appartenenza e questo ha determinato il successo di molte piattaforme. Attualmente non è possibile parlare di tecnologie “buone” o “cattive” in senso assoluto perché ogni fenomeno necessita di maggiore precisazione per poter parlare di malessere o benessere. Tuttavia, è necessario essere consapevoli della rivoluzione tecnologica e dei suoi effetti sulle relazioni in base alla percezione di connessione o disconnessione.

16 Nov 2022

JOB QUALITY E BENESSERE PSICOLOGICO: QUANDO NON LAVORARE è MEGLIO CHE AVERE UN BRUTTO LAVORO

JOB QUALITY E BENESSERE PSICOLOGICO: QUANDO NON LAVORARE è MEGLIO CHE AVERE UN BRUTTO LAVORO

Una domanda che spesso non affrontiamo con noi stessi è quella sul lavoro che rende (o meno) felici.
Occupiamo gran parte del nostro tempo impegnati nel lavoro non solo alla ricerca del giusto sostentamento economico ma per realizzarci come individui, capaci di apprendere competenze, di sviluppare relazioni e desiderosi di essere riconosciuti. E il lavoro è prezioso, appunto, perché può darci tutto questo, simultaneamente.
Visto così, quindi, avere un lavoro dovrebbe essere un buon affare per ciascuno di noi.
Ma è sempre vero?
Studi a riguardo dimostrano che ciò dipende dalla qualità del lavoro (job quality).

Cosa si intende per lavoro di qualità?
Un lavoro di qualità offre a un individuo l’opportunità di sostenere i costi della vita, di costruire la sicurezza che consente di pianificare il futuro e di considerarsi un membro prezioso di una comunità.
Non avere un lavoro, quindi, può influire negativamente sul benessere psicologico dell’individuo.
La disoccupazione, infatti, è associata a cattive condizioni di salute; tuttavia lavori di scarsa qualità che combinano diversi fattori di stress psicosociali potrebbero essere dannosi per la salute quanto la disoccupazione.

Lo studio di Charandola e Zhang
Un gruppo di ricercatori dell’università di Oxford ha condotto uno studio su adulti britannici che erano disoccupati nel biennio 2009-2010. Coloro che in seguito hanno trovato un buon lavoro hanno goduto di un miglioramento della salute mentale, mentre quelli che hanno trovato lavori stressanti, mal pagati o instabili non hanno subito alcun miglioramento, ma al contrario i loro indicatori fisici dello stress cronico erano più visibili che in chi era rimasto disoccupato.
Nello studio, che si proponeva di sfatare la credenza comune che l’essere disoccupati ha un impatto peggiore sulla salute mentale rispetto all’avere un lavoro stressante e di scarsa qualità, sono state valutate una serie di variabili come la retribuzione, la sicurezza, la soddisfazione e lo stress.

Quali conclusioni si possono trarre da questo studio?

Alla luce dei risultati dello studio, si può sostenere che le persone che hanno un lavoro mal retribuito, poco sicuro e insoddisfacente mostrano più segni di stress cronico rispetto ai loro coetanei che rimangono disoccupati.
Tarani Charandola, uno dei ricercatori, ha affermato: “Non consiglierei mai ad un disoccupato di non accettare un impiego, ma se ti accorgi che il tuo lavoro ti sta facendo ammalare, devi fare qualcosa al riguardo. Ciò non significa lasciare il lavoro, ma piuttosto informare il medico al riguardo, facendo conoscere ai dirigenti come il tuo lavoro ti sta disabilitando. I datori di lavoro hanno il dovere di tutelare la salute dei propri lavoratori.”