16 Giu 2021

Il malcontento sul posto di lavoro

Il malcontento sul posto di lavoro

Cosa alimenta il malcontento sul posto di lavoro

Com’è l’umore dei dipendenti? Sono produttivi o passano la maggior parte del tempo a spettegolare o puntare il dito? Errori comuni possono essere:

  1. Mancanza di fiducia da entrambe le parti: manager che non si fidano che i dipendenti facciano il loro lavoro, o dipendenti che non si fidano dei loro capi perché li vedono impegnarsi solo in telefonate per tutto il tempo.
  2. Carenza di comunicazione – La comunicazione può andare storta in diversi modi: troppe poche informazioni, intimidazioni, tralasciare dettagli essenziali, mancanza di coinvolgimento, direttive poco chiare e indicazioni imprecise.
  3. Comportamento illecito – Mostrare favoritismi per un individuo o gruppo o dipendenti rispetto a un altro.

 

Cosa alimenta l’ambiente negativo?

-Non affrontare i conflitti nella squadra di lavoro in modo tempestivo o appropriato. Ignorare la situazione o rimandarla ai dipendenti per risolverli da soli;

-Non saper gestire la performance dei dipendenti, consentendo il mancato controllo di prestazioni scadenti;

-Relazione incoerente con i dipendenti offrendo ricompense, premi o qualsiasi cosa che distingua qualcuno;

-Spettegolare;

-Non assumersi la responsabilità di errori o sbagli.

Conseguenze sui dipendenti

La tensione provoca rallentamento della produttività e inficia la qualità del lavoro, creando spaccature nel team fino alle dimissioni dei dipendenti.

Se i dipendenti non si fidano dei loro manager, può derivarne una mancanza di rispetto e riluttanza a rispondere a loro. Con un conseguente morale basso.

I dipendenti che non si sentono rispettati, avvertono la necessità di essere trattati in modo equo o di ottenere il supporto di cui hanno bisogno per lavorare in modo efficace per cui, spesso troveranno altri lavori, portando con sé le proprie capacità e potenzialità.

Per l’azienda emergono nuovi costi di assunzione e formazione di nuovi dipendenti.

Suggerimenti

Per un leader è necessario comprendere il ruolo dei subalterni diretti, come si inseriscono nel quadro generale dell’azienda. E’ importante comprendere le competenze, l’esperienza e le motivazioni di ciascun membro del team affermando un comportamento professionale ed etico.

I leader fiduciosi richiedono rispetto, dimostrato da:

-Delegare compiti, dare scadenze chiare e confidare che il lavoro sarà svolto bene

-Decisioni sicure, forti e chiare

-Dare credito a grandi e piccoli successi

-Non spettegolare o mostrare favoritismi

-Aspettandosi il progresso, non la perfezione

-Creare un ambiente di apprendimento continuo, aiutare il proprio team nell’ottenere prestazioni migliori e a crescere in sicurezza e abilità.

I manager dovrebbero ricevere una formazione che li aiuti a saper gestire il personale. Per esempio, dovrebbero saper gestire i conflitti, fornire consulenza ai dipendenti e (perché no?) trovare un mentore che sollevi i manager in difficoltà per migliorare la guida di squadre.

Un’altra via percorribile sarebbe quella di rivolgersi ad un Ufficio delle risorse umane in outsourcing che aiuti le aziende ad affrontare i problemi fornendo risorse di formazione e guida.

09 Giu 2021

La nostalgia favorisce la creatività

La nostalgia favorisce la creatività

La nostalgia non dev’essere per forza uno stato d’animo negativo.

Una ricerca sorprendente che è stata pubblicata pochi anni fa svela come far ritornare l’ispirazione artistica a coloro che l’hanno persa (Wijnand A.P. van Tilburg, 2015).

“La nostalgia sentimentale per i giorni passati”, sostengono, “sfrutta il passato per impegnarci nel presente e nel futuro”, e quindi “stimola la creatività e influenza l’espressione creativa.” La creatività, ha il potere di unire i concetti più disparati e la nostalgia fa qualcosa di simile evocando il passato, nel contesto del presente.

I ricercatori hanno testato direttamente la loro tesi nei primi due dei loro quattro esperimenti, che hanno chiamato in causa studenti dell’Università di Limerick. L’esperimento inizia con l’istruzione di “pensare ad un evento passato che ti fa venire nostalgia.” È stato poi chiesto loro di “immergersi nell’esperienza nostalgica” e poi scrivere su di essa per cinque minuti. All’altra metà degli studenti è stato chiesto di pensare ad una “esperienza ordinaria” del loro passato, e di scriverne per cinque minuti. A tutti i partecipanti è stata poi data una mezz’ora per scrivere una storia. Due codificatori successivamente hanno valutato ogni storia per la sua creatività su una scala da uno a sette. Hanno riferito che, in media, coloro che si trovavano in una situazione di nostalgia hanno prodotto prose più creative degli altri.

Ma è stata soltanto la nostalgia a mettere i partecipanti in uno stato d’animo migliore, affinché la loro immaginazione fosse ispirata? Per scoprirlo, i ricercatori hanno condotto un altro esperimento, con 106 studenti americani reclutati. Ancora una volta, la metà sono stati invitati a descrivere brevemente un evento che li ha fatti sentire nostalgici. All’altra metà è stato chiesto di pensare a “un evento fortunato nella vostra vita,” e scrivere su questo. Infine, a tutti i partecipanti sono state date 10 parole comuni, tra cui “sole”, “acqua”, “denaro” e “sesso” e incaricati di “cercare di scrivere una frase creativa” su ogni termine. Ancora una volta, i codificatori hanno valutato ogni frase per la creatività su una scala da uno a sette. I risultati dimostrano che pensare a un evento nostalgico o fortunato potenzia e migliora l’umore dei partecipanti. Tuttavia, coloro in stato di nostalgia hanno segnato un punteggio più alto su ciò che riguarda la “apertura alle nuove esperienze” e, soprattutto, i loro punteggi si sono rivelati superiori in termini di creatività linguistica.

Tutto suggerisce che “l’apertura che scaturisce dalla nostalgia” favorisca la creatività, concludono i ricercatori.

L’obiettivo di questo articolo è mostrarci che la nostalgia, come altri sentimenti negativi, non devono assolutamente fermarci dallo svolgere qualsiasi cosa nella vita di tutti i giorni. L’importante è cogliere le potenzialità di tutto ciò che ci circonda.

09 Giu 2021

WELFARE AZIENDALE: COS’È E PERCHÈ FA FELICI DIPENDENTI E AZIENDE

WELFARE AZIENDALE: COS’È E PERCHÈ FA FELICI DIPENDENTI E AZIENDE

Per welfare aziendale si intende l’insieme di iniziative, beni e servizi messi a disposizione dall’impresa come sostegno al reddito per accrescere il potere di spesa, la salute e il benessere del lavoratore con contratto a tempo indeterminato.

In questa particolare fase di emergenza sanitaria legata al Covid-19, tra smart working e graduale ripresa delle attività produttive in sede, le aziende sono chiamate a un nuovo senso di responsabilità e a fare del welfare una strategia a tutto campo. I dipendenti costituiscono il vero patrimonio di ogni azienda soprattutto su un mercato dove le risorse più qualificate sono scarse e la motivazione e la fidelizzazione del lavoratore sono essenziali. Un welfare aziendale evoluto e personalizzato permette alle aziende di rafforzare la propria immagine come datore di lavoro (employer branding), di attrarre talenti e ridurre il turnover. Le tecnologie digitali sono lo strumento chiave per supportare questo ruolo attivo da parte delle organizzazioni nella tutela della salute e della soddisfazione dei dipendenti. Il welfare aziendale è per definizione un tentativo di risposta ai bisogni dei lavoratori e può e deve avere un ruolo anche in questo difficile periodo. Per queste persone il welfare aziendale può diventare un aiuto inaspettato da parte del datore di lavoro. Non è lo stesso welfare aziendale della situazione ordinaria, ma una sorta di welfaredi crisi. Maggiore spazio può essere dato alle soluzioni di assistenza sanitaria, alle misure per la cura dei figli, alle somme per il rimborso delle spese sostenute per la cura degli anziani e delle persone non autosufficienti, ai buoni multiservizi utili all’acquisto dei beni di prima necessità e all’assistenza psicologica gratuita. Nella fase di ripartenza dopo la crisi coronavirus il welfare aziendale diventa più che mai vicinanza alle persone, ascolto delle loro esigenze differenziate, attenzione alle loro ansie e incertezze sul futuro, sicurezza psicofisica nella presenza in sede. Un nuovo welfare aziendale supportato dalle tecnologie porta vantaggi sia ai dipendenti che alle imprese, grazie all’aumentata attenzione alle misure di prevenzione e tutela della salute e del benessere delle persone, ai risparmi di tempo e di costi e all’aumento di produttività, coinvolgimento e retention delle risorse umane.

Come funziona il welfare aziendale e perchè conviene

Tra i benefit per i dipendenti possono essere considerati i servizi di “welfare familiare”, come asili nido, colonie estive e spese scolastiche, le prestazioni di “utilità sociale” con finalità educative, ricreative, di assistenza sociale e sanitaria, nonché la previdenza complementare e le casse sanitarie. Uno dei vincoli è che siano erogati a tutti i dipendenti, o a categorie omogenee degli stessi. Ma se pensiamo ai costi e benefici del welfare, la bilancia pende dalla parte dei benefici sia per l’azienda che per il dipendente, che ne traggono un vantaggio reciproco. Un piano di welfare aziendale prevede infatti servizi che riducono il cuneo fiscale sia per l’azienda che per il dipendente, aumentando al contempo il potere d’acquisto di quest’ultimo e incidendo su fattori come clima aziendale e conciliazione famiglia-lavoro, con benefici misurabili sulla produttività aziendale.

I vantaggi per le aziende

Le iniziative di welfare aziendale agiscono sul livello di engagement dei dipendenti, cioè sul loro livello di ingaggio, di motivazione al lavoro e, di conseguenza, sulla loro produttività, perché se sono più soddisfatti sono anche più disponibili a impegnarsi e a produrre secondo i tempi e gli obiettivi dati. I benefici per le aziende sono molteplici: si abbassano anche i livelli di assenteismo, i tempi di rientro dai congedi facoltativi e si riduce il turnover perché l’azienda favorisce la conciliazione dei tempi di cura e tempi di lavoro. Inoltre, il clima che tende a crearsi in ufficio, positivo e collaborativo, si riflette anche sull’employer branding, cioè sull’attrattività dell’impresa come posto di lavoro. Inoltre, con la conversione dei premi di produttività in servizi di welfare l’impresa viene alleggerita del carico fiscale grazie alla deducibilità dei costi. Infine, la disponibilità oggi di piattaforme digitali, con una gestione da parte di terzi che stipulano gli accordi con i fornitori di servizi, sgrava ulteriormente l’azienda della gestione operativa dei suddetti servizi.

I vantaggi per i dipendenti

I vantaggi per i collaboratori non si limitano all’aspetto puramente economico: il supporto al miglioramento del cosiddetto work-life balance, la conciliazione tra lavoro e vita privata, grazie a una pianificazione efficace delle attività e a una maggiore flessibilità oraria è sicuramente uno dei benefici più apprezzati. La consapevolezza che l’azienda prenda a cuore il benessere psicofisico contribuisce a motivare i collaboratori e farli sentire più apprezzati, con una diminuzione consistente dei livelli di stress e un clima aziendale decisamente più collaborativo. In questo circolo virtuoso, il raggiungimento degli obiettivi si verifica con maggiore facilità, generando ulteriori riconoscimenti.

Come migliorare la qualità della vita in azienda?

Innumerevoli sono le azioni che è possibile compiere per migliorare la qualità della vita in azienda, come ad esempio:

– Riconoscere e premiare gli sforzi profusi dai propri collaboratori: Ripartire dal riconoscimento significa osservare sistematicamente le performance dei collaboratori, identificando e valorizzando i comportamenti virtuosi e conseguentemente indirizzando gli approcci futuri.

– Introdurre orari di lavoro flessibili: dare la possibilità di rimodulare la giornata lavorativa standard e sperimentare alcuni meccanismi di telelavoro è di grande supporto alla qualità della vita.

– Favorire la mobilità sostenibile: Per supportare la qualità della vita al lavoro, l’azienda può organizzare o agevolare operazioni di car-sharing tra colleghi e fornire strumenti di agevolazione alla mobilità, contribuendo attivamente all’incremento della sostenibilità ambientale.

– Supportare la famiglia: Qualunque misura a favore della famiglia, fulcro fondamentale della vita privata di ognuno, è sicuramente una mossa vincente. Alcuni esempi possono essere la già citata flessibilità oraria, la possibilità di rimodulare il proprio contratto (introducendo il part-time), l’offerta di baby-sitting o asilo aziendale.

Attraverso queste azioni “chiave” sarà possibile favorire, anche in relativamente poco tempo, un clima aziendale migliore, un maggiore coinvolgimento dei collaboratori e una performance ottimale dell’organizzazione stessa.

 

 

04 Giu 2021

Risolvere i problemi e il Paradosso del Lampione

Risolvere i problemi e il Paradosso del Lampione

Nella vita spesso ci ritroviamo ad affrontare problemi, inoltre ci ritroviamo sempre dinnanzi al paradosso del lampione.

Per definire il “Paradosso del Lampione”, partiamo da una storiella tratta da “Istruzioni per rendersi infelici” di Paul Watzlawick:

“Sotto un lampione c’è un ubriaco che sta cercando qualcosa. Si avvicina un poliziotto e gli chiede che cosa abbia perduto. ‘La mia chiave’, risponde l’uomo, ed entrambi si mettono a cercarla. Dopo aver guardato a lungo, il poliziotto chiede all’uomo ubriaco se è proprio sicuro di averla persa lì. L’altro risponde: ‘No, non qui, là dietro; solo che là è troppo buio’.”

Questa storiella ci descrive esattamente che provare nuove strade ci costa troppa fatica, infatti siamo spesso prigionieri dei “lampioni” che abbiamo in testa, rappresentati da quelle soluzioni adottate con successo in passato e che continuiamo a voler adattare con testardaggine a qualsiasi problema che incontriamo.

Per affrontare i problemi senza incappare nel paradosso del lampione il modo migliore è il problem solving strategico, che si articola in tre parti.

  1. Definire il problema. Per definire al meglio il problema bisogna imporsi un “dialogo strategico”, ovvero una sequenza di domande ben calibrate:
  • In COSA consiste il problema che stiamo affrontando?
  • DOVE si presenta?
  • QUANDO si manifesta?
  • Con CHI si presenta?
  • COME si concretizza?
  • E soprattutto PERCHÉ si concretizza il problema?
  1. Individuare gli obiettivi. Definito il problema, bisogna anche visualizzare i TRAGUARDI CONCRETI che, una volta raggiunti, ci faranno affermare, senza alcun dubbio di aver risolto le nostre avversità.
  2. Affrontare il problema in modo strategico. Ricordiamo 3 tecniche utili per arrivare agli obiettivi già inquadrati:
  • TECNICA DEL COME PEGGIORARE. Se non si sono trovate modalità su come raggiungere i propri obiettivi, la cosa migliore è immaginare a come si possono peggiorare i propri problemi, così facendo si troverà automaticamente la soluzione al problema.
  • TECNICA DELLO SCALATORE. Semplicemente questa tecnica consiste nell’immaginare di aver raggiunto già il proprio obiettivo, e quindi di osservare i passi fatti, a ritroso.
  • TECNICA DELLO SCENARIO OLTRE IL PROBLEMA.

L’obiettivo di questo articolo è quello di offrirti degli strumenti più efficaci per affrontare al meglio i problemi che s’incontrano nel proprio percorso e di sfuggire al pericoloso “Paradosso del Lampione”.

Tuttavia, conta solo ciò che fai, non ciò che leggi. Abbi molta fiducia in te stesso e non perdere mai la speranza!

03 Giu 2021

L’economia di scala

L’economia di scala

L’economia di scala indica la relazione tra aumento della scala di produzione e diminuzione del costo unitario del prodotto, dato dal costo totale diviso per la quantità prodotta e che corrisponde pertanto al costo medio. Ma chiariamo nel dettaglio.

Come trarre vantaggio dalle economie di scala

Un aumento della produzione può portare a una riduzione dei costi sia fissi che variabili, per esempio i costi fissi come l’amministrazione sono ripartiti su più unità di produzione.

Inoltre, le economie di scala danno un vantaggio competitivo alle grandi aziende rispetto a quelle più piccole. Più grande è l’azienda, più bassi sono i suoi costi per unità e a volte può negoziare anche per abbassare i costi variabili. I governi, organizzazioni non profit e persino gli individui possono trarne vantaggio. Ogni volta che un’azienda produce di più, diventa più efficiente e di conseguenza riduce i costi. Gli stessi consumatori possono avvantaggiarsi di prezzi più bassi. Infatti l’economia cresce poiché i prezzi più bassi inducono un aumento della domanda.

Differenti Economie

Ci sono due tipi principali di economie di scala: interne ed esterne.

Le economie interne sono controllabili dal management perché sono interne all’azienda.

Le economie esterne dipendono da fattori esterni quali:

1) il settore,

2) l’ubicazione geografica o il governo.

Economie di scala interne

Le economie interne derivano da un maggiore volume di produzione, per lo più nelle grandi organizzazioni (acquisto all’ingrosso).

Questa economia riduce il costo per unità dei materiali necessari per realizzare i loro prodotti, utilizzando i risparmi per far aumentare i profitti o  trasferendo i risparmi ai consumatori per poi competere sul prezzo.

Potere di monopsonio e tipi di economie di scala

Il potere di monopsonio è il potere di quella azienda che acquista notevoli quantità di un prodotto, da poter ridurre i suoi costi unitari.

Le economie tecniche di scala originano da efficienze nel processo di produzione stesso i cui costi scendono dal 70% al 90% ogni volta che l’azienda raddoppia la propria produzione.

Le economie di scala manageriali si verificano quando le grandi aziende possono permettersi specialisti manager che gestiscono particolari aree dell’azienda in maniera eccellente.

Ad esempio, un venditore capace ed esperto ha l’abilità e l’esperienza per ottenere i grandi ordini.

Le economie di scala finanziarie significano che l’azienda ha un accesso più economico al capitale. Per esempio, una società più grande può essere finanziata dal mercato azionario con un’offerta pubblica iniziale. Pertanto, grandi aziende hanno rating creditizi più elevati e di conseguenza, beneficiano di tassi di interesse più bassi sulle loro obbligazioni.

Le economie di scala della rete si presentano principalmente nelle attività online. Per esempio un qualsiasi guadagno da un nuovo cliente è tutto profitto per l’azienda: eBay.

Economie di scala esterne

Un’azienda ha economie di scala esterne se le sue dimensioni precludono un trattamento preferenziale (si verifica spesso con i governi).

Ad esempio per proporre nuovi posti lavoro, uno stato spesso attira le aziende attraverso la riduzione delle tasse. Oppure Compagnie Immobiliari convincono le città a costruire strade che supportino i loro edifici. Anche grandi aziende in partnership con le università, riducono le spese di ricerca ottenendo notevoli vantaggi.

Purtroppo le piccole imprese non possono beneficiare di economie di scala esterne, a meno che riescano a raggruppare attività simili in una piccola area potendo sfruttare le economie di scala geografiche quali:

1) loft di artisti,

2) gallerie e ristoranti (vantaggio dello stare insieme in un quartiere artistico del centro).

Diseconomie di scala (rallentamento del progresso)

Quando un’azienda persegue eccessivamente le economie di scala da diventare troppo grande, tale crescita eccessiva è definita diseconomia di scala.

Quindi a volte sarebbe necessario più tempo per prendere decisioni, rendendo l’azienda meno flessibile e ad esempio creando problemi di comunicazione, soprattutto quando l’azienda diventa globale favorendo altresì, scontro di culture aziendali (con acquisti di nuove società).

Funzionamento delle economie di scala

Beneficiare delle economie di scala non è poi così arduo. Famiglie numerose in genere acquistano all’ingrosso e gli stessi produttori risparmiano sull’imballaggio e sulla distribuzione.

Il risparmio è di tutti. Economie di scala contro economie di scopo si verificano quando un’azienda crea più linee di prodotti, avvantaggiandosi dalla combinazione di funzioni aziendali, di linee di prodotti o processi di produzione complementari (profumi, prodotti di cosmesi, creme) vendendo tutte le linee di prodotti.

26 Mag 2021

IL SISTEMA PREMIANTE

IL SISTEMA PREMIANTE

I datori di lavoro sono soggetti a un’enorme pressione per individuare programmi di ricompensa e riconoscimento del personale che possa portare a una maggiore fedeltà dei dipendenti, fidelizzazione del personale, aumento della produzione ed equilibrio generale tra vita professionale e vita privata.

Un recente caso di studio ha riportato un aumento del 30% delle vendite dal momento in cui, dagli incentivi predefiniti, è stata offerta ai dipendenti la libertà di scelta.

Questo perché i dipendenti, così come i consumatori vogliono la scelta di accedere alle loro ricompense, nel loro tempo e alle loro condizioni. Gli incentivi non parlano solo di aspirazioni e di ideali, viene offerto in anticipo come incoraggiamento ed è finalizzato a migliorare le prestazioni ma dovrebbe essere in linea anche con le esigenze in continuo cambiamento del dipendente e dei suoi cari.

È un motore di motivazione per molti, nonostante alcuni studi abbiano dimostrato che oltre una certa soglia, il denaro non stimola più la motivazione e l’impegno. Fortunatamente, ci sono molti altri modi per premiare e riconoscere il contributo dei dipendenti.

PRODURRE I PREMI

I programmi di ricompensa e riconoscimento dovrebbero essere allineati agli obiettivi aziendali come cultura, valori, produttività e fidelizzazione tenendo conto dei dati dei dipendenti, dei valori aziendali, delle iniziative esistenti, dell’identità, appartenenza e della comunicazione.

Il programma deve offrire ricompense significative, che soddisfano i dipendenti di tutti i livelli di reddito e interessi. I premi possono essere forniti attraverso diversi canali tra web, mobile, call center fornendo ai Managers la possibilità di poter amministrare facilmente incentivi per comportamenti specifici in qualsiasi momento attraverso l’assegnazione di punti.

RICOMPENSE

Una ricompensa viene offerta dopo che il lavoro è stato completato, come riconoscimento ed apprezzamento dei risultati brillantemente raggiunti.

Le ricompense dovrebbero soddisfare le esigenze aspirazionali e pratiche degli individui (e delle loro famiglie).

Se ben costruiti e calati nella specificità dell’azienda e degli obiettivi strategici definiti, il sistema premiante rappresenta uno dei più efficaci strumenti per il raggiungimento delle performance aziendali attese, sia in termini di risultati economico-finanziari sia di qualità del lavoro svolto e conseguimento di obiettivi comportamentali e di cambiamento. Questo modello permette all’imprenditore o alla direzione di avere una leva per guidare la crescita delle figure chiave e supportare la comunicazione interna, attraverso alcuni momenti anche formali di feedback e relazione tra le diverse aree aziendali.

 

26 Mag 2021

L’Autostima

L’Autostima

La parola autostima è composta dal verbo di origine latina aestimare, cioè valutare. La parte riferita al sé invece è la parola “auto”. Quindi, l’autostima è come ti valuti.

L’autostima è l’insieme delle opinioni e delle valutazioni che una persona ha di se stessa. Essa influenza e condiziona i nostri comportamenti, pensieri e le nostre emozioni. È il giudizio che diamo a noi stessi, la capacità di apprezzarci, di riconoscere la nostra unicità, al di là dell’opinione degli altri. In psicologia indica il senso del valore che una persona ha di se stessa.

L’autostima si esprime in tutti gli aspetti della vita, nel lavoro, nelle relazioni di amicizia, nella vita amorosa, nelle relazioni famigliari e così via. Pertanto, migliorare l’autostima è fondamentale per poter raggiungere i propri obiettivi e per avere un buon livello di benessere psicofisico.

Ecco qualche consiglio per migliorare la tua Autostima:

  • I tuoi standard di riferimento non sono gli altri, sei tu stesso quando sei al meglio
  • Tu sei l’unico giudice di te stesso
  • Fai leva sui tuoi punti di forza e anche… sui tuoi punti di debolezza
  • Impara a convivere con i tuoi difetti
  • Agisci per realizzare i tuoi desideri
  • Sii coerente a te stesso e ai tuoi valori
  • Coltiva i tuoi talenti
  • Impara a volerti bene
  • L’autostima s’impara

SI! Proprio così, l’autostima, come tutte le cose, s’impara con la pratica. Si sviluppa decidendo di agire come se già avessi tutta la fiducia in te stesso che ti serve. Questo permette di svilupparla realmente. Poiché l’insicurezza genera insicurezza ed ostacola il tuo potenziale. Inoltre, non preoccuparti di quello che gli altri possono pensare di te, piuttosto concentra l’attenzione su quello che tu vuoi.

“Quando sei contento di essere semplicemente te stesso e non fai confronti e non competi, tutti ti rispetteranno.”  (Lao Tzu)

19 Mag 2021

L’ARTE DEL BRAINSTORMING

L’ARTE DEL BRAINSTORMING

Fare buone domande è una delle abilità più difficili da padroneggiare. Soprattutto nel caso di brainstorming: le buone domande sono essenziali. Il brainstorming è una tecnica creativa di gruppo che affronta problemi complessi generando idee spontanee, al fine di  trovare una soluzione.

E’ un’attività di squadra che permette ai gruppi di pensare più liberamente ed esplorare una grande varietà di idee e di prospettive. Le soluzioni vengono spesso raggiunte in modo più efficace in questo modo, rispetto a quello che si sarebbe ottenuto da una singola persona, o da una squadra che utilizza tattiche ovvie o convenzionali.

Le domande più produttive sono aperte, brevi e semplici. Occorre iniziare con una serie di domande descrittive e facili (cosa funziona? Cosa non va?), per arrivare a domande più complesse e speculative (perché o perché no? E se…?). Questa sequenza produce migliori risultati.

PERCHÉ LE DOMANDE SONO COSÌ IMPORTANTI?

Le sessioni di brainstorming sono progettate per essere aperte e spontanee. Nel lavoro controlliamo più volte le nostre e-mail prima di inviarle, oppure ci tratteniamo durante le riunioni perché non vogliamo sembrare stupidi. Le persone vengono assunte, licenziate e promosse a seconda che prendano decisioni intelligenti.

Ma il brainstorming interrompe il flusso della vita quotidiana perché introduce vulnerabilità.

I partecipanti si sentono liberi di buttare fuori idee senza paura di essere giudicati. Per promuovere nuove idee, il brainstorming inizia con domande che aiutino immediatamente tutti a sentirsi sicuri nel condividere i propri pensieri e sentimenti. Ogni domanda che segue la precedente rafforza continuamente l’ambiente. Ma se una domanda è troppo aperta, chiusa o inappropriata per una particolare riunione, i partecipanti verranno messi in disparte (non considerati).

LE CINQUE DOMANDE DEL BRAINSTORMING

  1. Domande osservazionali: è tutto ciò che può essere visto, sentito, toccato o sentito (utili per dare il via a un brainstorming e ottimi per una varietà di contesti). [Cosa stiamo cercando di ottenere in questo incontro? – Quali passi concreti dovremmo compiere per andare avanti?]. Molti brainstorming si bloccano quando i partecipanti avvertono di essere stati spinti in una direzione specifica, diventando consapevoli di dare la risposta “giusta”. In questo caso proponendo una domanda osservativa aperta, si può eliminare quella sensazione.
  2. Domande introspettive: coinvolgono i partecipanti a pensare profondamente guardandosi dentro e concentrandosi sull’elaborazione emotiva o cognitiva.
  3. Domande retrospettive: Si chiede ai partecipanti di guardare indietro, consentendo ai compagni di squadra di condividere il significato o le implicazioni dell’argomento in questione. Le domande retrospettive sono un modo divertente ed efficiente per iniziare a tradurre le idee in azioni e per incoraggiare tutti a pensare a ciò che hanno appreso dalla sessione. E’ più appropriato proporli alla fine della sessione di BS. Infatti, queste domande poste all’inizio del brainstorming, non lascerebbero spazio allo sviluppo della conversazione. Al contrario usati in conclusione predispongono ad ulteriori discussioni.
  4. Domande sul pensiero laterale: nel momento in cui si pensa o si parla di un problema, è facile cadere nella prevedibilità. Seguiamo le stesse routine quotidiane, comunichiamo in modi prevedibili e pensiamo in termini familiari. Ma nel brainstorming, è necessario rimuovere il senso familiare e prevedibile delle cose. Le domande di pensiero laterale infatti, aiutano proprio in questo. Queste domande sono sorprendenti e a volte, persino dissonanti. L’idea è incoraggiare i partecipanti a pensare al problema in un modo nuovo.
  5. Domande attuabili: nel momento in cui il brainstorming va verso la chiusura, i compagni di squadra si chiederanno cosa fare con le informazioni raccolte. In effetti i brainstorming tendono ad essere caotici, disordinati e frenetici, ma possono effettivamente trasformarsi in un progetto o processo. È adesso che entrano in gioco le domande attuabili:
  • Cosa dovremmo iniziare o interrompere?
  • Cosa dovremmo continuare a fare?
  • Chi sta facendo il primo passo?
  • Quale di queste azioni si affrontano prima?

 

 

19 Mag 2021

MUSICA, MAESTRO!

MUSICA, MAESTRO!

Gli effetti positivi della musica sono numerosi e a portata di tutti:

  • diminuisce lo stress,
  • aiuta a dormire meglio,
  • potenzia la memoria e il linguaggio,
  • cura gli stati d’ansia, ipertensioni e numerose altre patologie.

LA MUSICA NEI BAMBINI

Soprattutto nei bambini porta notevoli benefici aiutando a sviluppare il cervello e migliorando le capacità cognitive.

La musica classica è di grande aiuto particolarmente durante la gravidanza e sessioni regolari di gioco con la musica migliorano la capacità dei bambini di elaborare i suoni delle parole, i ritmi musicali, favorendo una maggiore elasticità/plasticità di riconoscere eventuali variazioni. Nel lungo termine produce un impatto positivo sulla capacità di parlare, o apprendere una lingua straniera. La melodia musicale stimola la parola, l’intelletto, le abilità motorie ed i sensi infatti si ipotizza un’incidenza specifica della musica nelle aree relazionate al piano sensoriale. Man mano che i bambini acquisiscono autonomia e maturità, la musica collabora allo sviluppo di abilità motorie, al tono e alla forza muscolare, all’autocontrollo ed equilibrio.

EFFETTI DELLA MUSICA SULL’UOMO

La musica produce effetti particolarmente nell’area destra del cervello, dove regna l’immaginazione e la creatività.

Nello specifico:

  • sviluppa l’ascolto ed il pensiero spazio-tempo
  • migliora la concentrazione, la memoria e le capacità di attenzione
  • stimola l’intelligenza e migliora le capacità matematiche e di ragionamento
  • stimola l’espressione verbale e corporale, abilità sociali ed ottimismo
  • favorisce l’ascolto, l’apprendimento di concetti e parole.

MUSICA GREEN

Anche piante ed animali traggono vantaggio dall’ascoltare la musica. Come dimostrano alcuni studi, le piante hanno propri gusti musicali e soprattutto:

  • sinfonie
  • sonate per pianoforte
  • composizioni di Mozart

Si è scoperto che i suoni preferiti dalle piante sono proprio quelli che rimandano all’habitat naturale (musica green).

La percezione del suono avviene attraverso onde sonore e movimenti vibratori che generano effetti incisivi e positivi sulla crescita delle piante.

La musica classica è utilizzata anche in alcune stalle e allevamenti di mucche per incrementare il benessere degli animali, quindi la produzione di latte.

USO DELLA MUSICA NELLA STORIA

Anche i nativi d’America e altri popoli, utilizzavano melodie per curare numerosi disturbi o malattie. Analogie si ritrovano nelle antiche culture del Sud America, della Cina, dell’India e perfino in Europa.

12 Mag 2021

Excursus storico religioso della sofferenza e del dolore

Excursus storico religioso della sofferenza e del dolore

L’aspetto religioso è sempre stato presente nella natura umana, sin dalla notte dei tempi. L’uomo si è sempre posto domande su cosa ci fosse al di là della pura materia, visibile e modificabile.

L’affidarsi ad un’entità soprannaturale ha permesso di sollevarsi dall’inquietudine dello spirito, attribuendone la propria ragione d’essere, creando un senso di unità ed armonia.

E’ bene fare una distinzione fra religione e religiosità: la prima è l’insieme delle credenze e manifestazioni in cui l’uomo riconosce l’esistenza di un soprannaturale, la seconda è un sentimento profondo che guida alla relazione con un essere trascendentale. La sofferenza appartiene a tutti gli esseri umani, a tutte le culture e religioni, è presente a tutte le latitudini del nostro pianeta. Le tre religioni monoteiste, che credono in Dio, propongono una visione del dolore abbastanza simile, probabilmente perché in poche situazioni come nel momento del dolore, il rapporto tra l’uomo e Dio è così profondo, complicato e per alcuni versi, contraddittorio.

Nelle preghiere delle tre religioni, è comune la richiesta di essere dispensati dal dolore, ma viene ribadita anche l’accettazione di questa condizione. Il buddismo è allineato al presupposto che tutta la vita è dolore, ma il modo di emanciparsi dal dolore è la meditazione. L’induismo ne attribuisce la causa all’isolamento dell’uomo.

Secondo la teoria del karma-samsàra (“reincarnazione della anime secondo la legge della retribuzione”) ognuno è responsabile del proprio destino (Zago, 1985). La sorte triste o felice della vita attuale è la diretta conseguenza delle azioni compiute durante le reincarnazioni precedenti. Tra le scuole filosofico-religiose indiane, quella che più di tutte ha dato attenzione alla sofferenza è quella del ‘Sankya-Yoga’ suddivisa in tre tipi:

1-intraorganica (fisica e mentale);

2-extraorganica (prodotta da cause esterne);

3-soprannaturale (provocata da pianeti, spiriti…).

Gautama Siddharta dei Sakhiamuni (il futuro Buddha) affronta il dolore e l’impermanenza della vita, attraverso un’intuizione sintetizzata nelle cosiddette Quattro Nobili Verità, che rappresentano le fondamenta primarie del buddismo (Doody, 2016).

Prima Nobile Verità: “tutto è dolore” (dukka satya).

Seconda Nobile Verità: l’origine della sofferenza (samudaya satya) è la passione, il desiderio.

Terza Nobile Verità: termine al dolore (nirodha satya) è il Nirvana, etimologicamente identificato come spegnimento, uscita, estinzione.

Quarta Nobile Verità: c’è una via (marga satya) che conduce al Nirvana e che rappresenta l’ottuplice sentiero: le otto ”rettitudini” che esprimono una retta visione della realtà.

Nelle religioni Abramiche il dolore è confinato ad un Dio creatore e remuneratore, fonte di ricerca alle risposte della sofferenza umana. La Bibbia guarda alla sofferenza senza minimizzarla, la compatisce profondamente e vede in essa la richiesta di aiuto e conforto espressa con lamenti e grida rivolti a Dio. La sofferenza nel Cristianesimo, riporta la figura di Gesù e il suo modo di averla condivisa, affrontata con una chiara relazione di aiuto, e superata. Colui che soffre in unione con Cristo, non solo attinge forza, ma “completa” con la sua sofferenza “quello che manca ai patimenti di Cristo”. Ecco il carattere “creativo” della sofferenza in cui l’uomo trova una grazia che giunge dall’interno, che trasforma questa sensazione in speranza e fede per affrontare la situazione con coraggio e dignità.

Anche Maometto ha attraversato e vissuto esperienze di dolore. Dapprima la morte del padre, mai conosciuto; in seguito da bambino, perde la mamma.

Il punto cardine dell’Islam è l’assoluto di Dio, l’Unico. Tutto è assegnato a Lui, causa assoluta, alla sua volontà illimitata e incondizionata, sofferenza e morte compresi.

Islàm significa sottomissione, abbandono totale ai decreti divini. L’Islam rifiuta la redenzione e rifiuta la sconfitta perché significherebbe la sconfitta stessa di Dio.

Dio e l’uomo sono “soli” uno di fronte all’altro.

In tutti i racconti coranici è frequente una cosiddetta “norma di Dio” che proclama il trionfo della fede sulle forze del male. Per i musulmani come per i cristiani Gesù è vivo. Seppur in modo diverso, il credente cristiano e musulmano condividono la Sua esistenza.