08 Dic 2021

IL SORPRENDENTE BENEFICIO DI ATTRAVERSARE TEMPI DURI

IL SORPRENDENTE BENEFICIO DI ATTRAVERSARE TEMPI DURI

Gli psicologi, studiando la crescita post-traumatica, hanno rilevato che la maggior parte delle persone che affrontano e superano eventi traumatici evidenziano una crescita psicologica positiva.

Uno degli auto-ritratti più famosi di Frida Kahlo la ritrae nuda e sdraiata in un letto d’ospedale molto più grande di lei. Il suo corpo è circondato dal sangue, e dalla pancia, ancora ingrossata per la gestazione del bambino, escono tre vene rosse che conducono a vari elementi fluttuanti differenti, tutti connessi alla sua esperienza di aborti multipli.

Tale lavoro è considerato uno degli esempi più iconici e significativi di un’artista che, cimentandosi col proprio dolore, è riuscita a tradurlo egregiamente in arte.

Frida Kahlo realizzò infatti più di duecento opere nella sua vita, raccontandoci, attraverso la sua arte, le esperienze traumatiche vissute nel corso della sua esistenza. E’ cioè riuscita a rendere visibile il dolore attraverso il linguaggio dell’arte e l’arte la aiutò ad esorcizzare il dolore.

Il fenomeno dello slancio generativo e creativo nato dall’avversità può essere osservato non solo nelle vite di artisti famosi, ma anche in numerosi studi di laboratorio.

Nell’ultimo ventennio, infatti, sono diversi gli psicologi che hanno iniziato ad analizzare empiricamente la crescita psicologica post-traumatica. Ad oggi la stessa è stata osservata in più di 300 studi scientifici.

La crescita post-traumatica

Il termine crescita post-traumatica è stato coniato negli anni 90 dagli psicologi Richard Tedeschi e Lawrence Calhoun per descrivere i casi di soggetti che manifestavano un profondo cambiamento positivo di sé dopo aver affrontato vari tipi di esperienze traumatiche o, più generalmente, circostanze di vita difficili.

La ricerca psicologica ha evidenziato come più del 70% degli individui sopravvissuti ad un trauma riporti una sostanziale crescita psicologica positiva.

Secondo gli studiosi la crescita post-traumatica può assumere forme differenti. Si può ad esempio manifestare con un maggiore apprezzamento per la vita, l’identificazione di nuove possibilità future, relazioni interpersonali più soddisfacenti, una vita spirituale più ricca e, infine, un senso di forza personale.

Una battaglia con il cancro, ad esempio, potrebbe tradursi in una rinnovata gratitudine per la propria famiglia; ancora, essere riusciti a sopravvivere ad un incidente mortale potrebbe rivelarsi un’esperienza in grado di fungere da catalizzatore per ancorarsi ad un lato più spirituale della vita.

Gli psicologi hanno inoltre trovato che le esperienze post-traumatiche portavano comunemente anche ad una maggiore empatia e altruismo, oltre che ad una motivazione ad agire per il bene degli altri.

Ma come è possibile che da esperienze cosi traumatiche si possa non solo tornare al proprio funzionamento di base ma addirittura arrivare a migliorare sé stessi e la propria vita così drasticamente?

Il modello di Tedeschi e Calhoun

Il modello maggiormente condiviso e accreditato dalla letteratura sulla crescita post-traumatica è quello di Tedeschi e Calhoun.

Secondo i due ricercatori dell’università del Nord Carolina le persone sviluppano e si basano naturalmente su un sistema di credenze e di assunzioni relative a loro stessi e al mondo circostante.

Per far sì che il trauma possa determinare una crescita psicologica è necessario che l’evento avverso arrivi a cambiare drasticamente e profondamente tali credenze.

Il modo in cui l’evento traumatico trasforma la nostra visione del mondo può essere simbolicamente paragonato ad un terremoto; le strutture fondamentali del pensiero crollano infatti a pezzi di fronte alla magnitudo dell’impatto.

Di fronte ad un evento estremamente avverso siamo infatti letteralmente scossi da quella che può essere la nostra percezione ordinaria e lasciati a ricostruire noi stessi e il nostro mondo. E tanto più siamo scossi, più dobbiamo lasciare andare i vecchi sé e le credenze passate e ricominciare nuovamente da zero.

Secondo gli autori, dopo un evento traumatico (ad esempio una grave malattia o la perdita di una persona amata) gli individui si ritrovano ad elaborare l’esperienza attraverso forti processi di ruminazione cognitiva e pensieri intrusivi; essi tendono infatti a pensare intensamente e frequentemente a quanto accaduto e ciò avviene tipicamente con forti reazioni emotive.

È importante però notare che per quanto la tristezza, il dolore, la rabbia e l’ansia siano risposte comuni ad un’esperienza traumatica è proprio accanto a tali vissuti, e non al loro posto, che generalmente si verifica il processo di crescita e ricostruzione.

Il processo di ricostruzione può essere visto come un modo per adattarsi alle circostanze estremamente avverse e per acquisire una comprensione sia del trauma stesso che del suo impatto psicologico negativo.

Tedeschi e Calhoun ritengono che una volta che le più importanti strutture del sé sono state scosse dall’evento avverso, siamo finalmente nella posizione di perseguire opportunità nuove e magari anche più creative.

Seppur difficile e faticoso, il processo di ricostruzione può essere incredibilmente stimolante e, attraverso la costruzione di nuovi obiettivi, schemi e significati, esso può aprire la porta ad una nuova vita. Il sopravvissuto al trauma corregge la definizione di sé accogliendo la sua nuova forza e saggezza, arrivando così a ricostruire un sé interiore più autentico e vero.

È importante sottolineare…

Nonostante le possibilità di crescita evidenziate, le esperienze traumatiche, in qualsiasi forma, sono comunque tragiche e psicologicamente devastanti per l’individuo. Tali esperienze possono infatti portare, allo stesso tempo, conseguenze sia negative che positive. In effetti, come sostengono Tedeschi e Calhoun, all’interno dei processi di crescita post-traumatica, perdita e guadagno, sofferenza e crescita, spesso si co-verificano.