04 Dic 2019

LA RABBIA: EMOZIONE PRIMORDIALE ADATTIVA O DISADATTIVA?

LA RABBIA: EMOZIONE PRIMORDIALE ADATTIVA O DISADATTIVA?

Si riporta frequentemente la dicitura di “emozioni negative” ed “emozioni positive”, dando conferma a una diffusa e comune convinzione che ci siano delle emozioni giuste e delle emozioni sbagliate e che pertanto le emozioni “negative” devono essere immediatamente represse. In realtà, le emozioni possono essere piacevoli o spiacevoli, coerenti con la situazione o incoerenti, ma non giuste o sbagliate. Tra le emozioni verso cui si nutrono i maggiori pregiudizi rientra senz’altro la rabbia che viene confusa con l’aggressività, ma mentre prima è un’emozione, la seconda è una delle risposte comportamentali. La rabbia ha la funzione di segnalarci che, in una certa situazione, non ci sentiamo rispettati o capiti, l’aggressività, invece, è una risposta disfunzionale a questa percezione.

Cos’è questa rabbia? È un emozione che si manifesta in tutti, grandi e piccoli, e in alcuni casi porta l’attuazione di comportamenti agiti, mentre in altri, viene soffocata. Capita spesso di vedere un bebè urlare o lanciare oggetti manifestando un proprio stato di rabbia, ciò dimostra che si tratta di un emozione innata che si manifesta fin da subito. La rabbia è un emozione primordiale che ha una funzione adattiva necessaria per difendersi e sopravvivere all’ambiente esterno. Quindi, inizialmente la rabbia ha un funzione adattiva che stimola la tutela della propria dignità e a spinge a chiarire con noi stessi e con gli altri ciò che ci sta bene e ciò che invece non possiamo tollerare o accettare. L’uso adattivo della rabbia implica pertanto le capacità di esprimere pensieri, bisogni ed emozioni riguardanti il vissuto di ingiustizia in modo chiaro ed efficace, senza per questo danneggiare o ferire i sentimenti altrui.

La rabbia può portare anche conseguenze negative per l’individuo. Livelli di rabbia elevati comportano un rischio per la salute; diversi studi hanno messo in evidenza la relazione tra rabbia, aggressività e malattie coronariche. Nel caso in cui la rabbia sia espressa prevalentemente aggredendo, l’individuo determina le condizioni per una rottura dei legami sociali e possibili ritorsioni. Tuttavia, è altrettanto problematica l’inibizione cronica dell’espressione di questa emozione, infatti individui che considerano l’espressione della rabbia come inaccettabile, tenderanno a reagire passivamente alle situazioni che la attivano. Queste reazioni disfunzionali e la disregolazione emotiva possono indicare la presenza di alcuni ostacoli all’interno delle diverse fasi del processo che genera la rabbia.

Per questo motivo, è importante sin da piccoli imparare a riconoscere tale emozione, acquisendo delle modalità per verbalizzare le emozioni e i pensieri connessi al vissuto di ingiustizia.

 

LA RABBIA: DAI FATTORI SCATENANTI ALL’IMPULSO AD AGIRE

La rabbia è una risposta emotiva intensa ma transitoria, che si protrae per brevi momenti. Il processo emozionale si sviluppa a partire da alcuni fattori scatenanti che vengono valutati come ingiusti o dannosi (attribuzione di significato). Tale valutazione innesca la reazione di rabbia e il conseguente impulso ad agire.

  • Eventi che innescano la rabbia: essere insultati, minacciati, non raggiungere i propri obiettivi ecc.
  • Pensieri e attribuzioni di significato che suscitano rabbia: gli stimoli o gli eventi scatenanti vengono valutati dal singolo individuo, come ingiusti o dannosi alla propria persona.
  • Esperienza di rabbia: gli eventi e gli episodi giudicati dal soggetto come esperienze di ingiustizia e danno producono reazioni di rabbia. La rabbia è contraddistinta da alcune componenti riconoscibili in tutti gli individui: modificazioni somatiche (aumento della tensione muscolare e della temperatura corporea); sensazioni (percezione soggettiva delle modificazioni che avvengono nel corpo, come la sensazione di esplodere, di essere fuori controllo); espressioni mimiche e posturali (volto arrossato e teso, aggrottamento della fronte e delle sopracciglia).
  • Impulso ad agire: sotto la spinta della rabbia e dei cambiamenti fisiologici associati ad essa, il soggetto percepisce l’impulso ad attaccare e l’organismo si prepara all’azione.

INTERVENTI PER GESTIRE LA RABBIA

Gestire la rabbia, non significa controllarla o inibirla, ma modularne la risposta emotiva in modo da organizzare l’esperienza e le risposte comportamentali adeguate allo specifico contesto. Esistono diversi tipi di interventi psicologici che possono essere utilizzarti per favorire il processo di gestione della rabbia:

  1. La psicoterapia cognitiva-comportamentale, fonda la sua teoria sull’idea che lo stato emotivo degli esseri umani è determinato dal significato personale che questi attribuiscono agli eventi della realtà. Di fatti la terapia cognitiva si avvale dell’analisi della relazione fra pensieri, emozioni e comportamenti per spiegare i disturbi emotivi.
  2. I gruppi psico-educativi per la regolazione emotiva sono degli interventi ben definiti e strutturati finalizzati ad apprendere, potenziare e generalizzare le abilità della regolazione emotiva. Gli interventi psico-educativi cognitivi-comportamentali prendono in considerazione più emozioni diverse, e la loro relazione con i pensieri e i comportamenti, in virtù del fatto che la rabbia “patologica” potrebbe essere determinata da più fattori.
  3. Il training di gruppo sull’assertività è un intervento efficace per promuovere negli individui, le capacità di esprimere, pensieri ed emozioni in modo chiaro ed efficace. E’ un trattamento particolarmente indicato per coloro i quali, nelle relazioni interpersonali, stentano a comunicare i propri bisogni, oppure li esprimono con aggressività e/o solo dopo aver percepito un danno. Il training assertivo ha lo scopo di far apprendere ai pazienti le competenze necessarie per migliorare la gestione delle relazioni sociale ed esplicitare il proprio punto di vista senza però negare o attaccare i sentimenti altrui.

 

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