30 Set 2020

La ristrutturazione aziendale

La ristrutturazione aziendale

La ristrutturazione aziendale è un’attività molto complessa, che però si può semplificare e dividere in fasi. Prima di tutto bisogna capire quando effettivamente l’Azienda necessita di un piano di ristrutturazione.

Un’impresa può definirsi in crisi quando al suo interno si è creato uno squilibrio economico – finanziario diffuso, che potrebbe col passare del tempo portare l’azienda all’insolvenza ed al dissesto, se non si effettuano opportuni interventi di risanamento aziendale.

Una riorganizzazione aziendale è un’attività che implica la ristrutturazione dei ruoli, del management, delle strutture e degli investimenti di un’impresa. In quanto tale, si attua in tutte quelle realtà in cui persistono problemi organizzativi, strutturali o economici. Spesso le aziende perdono di vista i loro obiettivi primari e per far funzionare nuovamente tutti gli ingranaggi della struttura è necessario ripensare ad una loro riorganizzazione.

Ridefinire la struttura di un’impresa non è un lavoro semplice, perché spesso significa modificare la cultura e la mentalità aziendale. Per questo è consigliato affidarsi ad un consulente esterno, che abbia una visione obiettiva dell’organizzazione aziendale che gli permetta di comprendere dove è meglio intervenire.

Si tratta di un percorso che può prendere strade differenti a seconda delle criticità di ciascuna azienda, ma che deve assolutamente seguire alcune fasi specifiche.

Le fasi di un buon piano di ristrutturazione aziendale

Un buon piano di ristrutturazione aziendale consente di avviare quelle attività finalizzate alla continuità aziendale ed è solitamente composto da tre fasi:

1° fase: ANALISI. Si valuta l’azienda e si cercano le cause reali che hanno portato alla crisi.

2° fase: STRATEGIA. Una volta individuati i punti di debolezza, si stabilisce un piano dettagliato d’azione, cioè la strategia da seguire per rendere ancora redditizia l’impresa (se possibile).

3° fase: AZIONE. Si mette in pratica il piano strategico con costanza e determinazione, rispettando al massimo le modalità e la tempistica stabilita. Nonostante sia quella che porta in sostanza i risultati tangibili, è proprio la terza fase quella che solitamente gli imprenditori tendono a fermare, rallentare o procrastinare.

Se le prime due fasi trattano di informazioni e numeri, che permettono di individuare esattamente le problematiche e suggeriscono le migliori vie di uscita, è nella terza fase che si prende coscienza della situazione cercando di tirar fuori la forza morale e fisica per lavorare di più per correggere gli errori del passato.

Come sempre, in ogni intervento aziendale, che sia di gestione, ristrutturazione, risanamento, rilancio o semplice organizzazione, la componente umana è decisiva. Un buon consulente, se non vuole che il suo lavoro si fermi alle prime due fasi d’intervento, deve tener conto di questo: le aziende sono fatte di persone e non di numeri e teoria. Le persone creano le crisi, ma allo stesso tempo, sono le persone ad attivare i meccanismi risolutivi.

Le aziende hanno un’anima fatta di persone e quest’anima va curata e salvaguardata allo stesso tempo che il sistema va attualizzato, risanato e reso produttivo. Un intervento realmente efficace e positivo non può fare a meno di mettere in equilibrio i due protagonisti: l’anima ed il corpo dell’intervento: i numeri che tornano e le persone che li fanno tornare.

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