15 Apr 2020

La violenza domestica durante la quarantena: qualche misura per prevenirla

La violenza domestica durante la quarantena: qualche misura per prevenirla

Dall’entrata in vigore delle misure restrittive del governo per il contenimento del Coronavirus, i cittadini devono stare a casa perché solo lì possono stare al sicuro.

Ma questo vale per tutti?

Sicuramente stare a casa aiuta la gente a proteggersi dai contagi di questo nuovo virus ma non si può dire altrettanto per tutte quelle donne che sono vittime di violenza domestica. Per loro la casa non è assolutamente un luogo sicuro: restare a casa e condividere costantemente lo spazio con i propri aggressori per molte donne potrebbe creare le circostanze in cui la propria incolumità viene ulteriormente compromessa.

Da quando il Governo ha ordinato ai cittadini di restare a casa, i centralini dei centri antiviolenza hanno smesso di squillare. Infatti, è complicato per una donna che è rinchiusa in casa con l’uomo maltrattante riuscire a chiamare per chiedere aiuto. Questo accade, secondo le operatrici, durante i weekend o i periodi di vacanza quando le donne si trovano a stretto contatto con i loro partner abusanti e quindi i momenti per telefonare o chiedere aiuto sono sempre più difficili da trovare.

Durante la quarantena, il rischio è prolungato.

E mentre il mondo è alle prese per sconfiggere questo nuovo virus, le violenze continuano.

È importante ricordare che quando si vivono situazioni stressanti, la violenza può aumentare. Infatti, secondo Claire Barnett, responsabile nel Regno Unito di UN Women, è ormai dimostrato che in tempi di incertezza economica e instabilità sociale gli abusi tra le mura di casa aumentano: «Quando le comunità subiscono ulteriori stress, i tassi di violenza crescono».

Tutto questo rappresenta anche un enorme rischio per i bambini: vivere in un contesto di violenza domestica mina profondamente il bisogno di sicurezza di bambini e bambine, alterando il loro benessere e compromettendo il loro sviluppo sotto diversi punti di vista.

Prevenire la violenza durante la quarantena

Per le vittime di violenza domestica costrette a rimanere a casa con i loro molestatori, è fondamentale trovare il modo di ridurre al minimo l’esposizione a aggressioni. Quando un maltrattatore e una vittima vengono messi in quarantena insieme, l’obiettivo è quello di adottare misure volte a prevenire l’aggressività.

Ecco a voi qualche consiglio utile per prevenire la violenza domestica in questo periodo delicato:

  • Pianificare la sicurezza domestica

Tra le preoccupazioni per le minacce alla salute fisica, alcuni maltrattatori possono manipolare le vittime trattenendo l’accesso a farmaci, cibo e altri prodotti utili. Alcune vittime che si sono trovate in questo dilemma possono scegliere di lasciare una scorta di beni sanitari essenziali a familiari o vicini se temono che il loro partner possa sequestrare le loro provviste in casa, al fine di garantirsi l’accesso a ciò di cui hanno bisogno.

  • Eliminare le potenziali armi

I familiari che vivono con un individuo violento possono limitare preventivamente l’accesso alle armi. Non si tratta solo di armi da fuoco, perché un partner violento nei momenti di rabbia potrebbe usare qualsiasi cosa come arma: coltelli affilati, oggetti pesanti e/o con bordi affilati a portata di mano anche se posizionati in alto. Guardatevi intorno nella cucina per vedere quanto sarebbe facile, nella maggior parte delle occasioni, afferrare qualcosa che potrebbe essere usato come arma. Oggetti comuni come elettrodomestici o grosse tazze, possono essere riposti in modo sicuro, in alto negli armadi o in altri luoghi che richiedono più tempo e maggiore difficoltà per essere raggiunti. Le potenziali vittime ripuliscono i pensili in tutte le stanze da oggetti facili da afferrare che possono essere usati come armi.

  • Utilizzare gli spazi disponibili

Le vittime possono decidere di andare a fare una breve passeggiata fuori per prendere un po’ d’aria. A volte un’altra opzione consiste nel fare una pausa su un balcone o addirittura in un veicolo chiuso a chiave, a condizione che le vittime ricordino di prendere sempre con sé il telefono, l’iPad, le medicine o qualsiasi altra cosa di cui possano aver bisogno.

Si consiglia inoltre alle vittime di assicurarsi che tutti i loro dispositivi rimangano carichi, anche a casa, nel caso in cui debbano fare una chiamata d’emergenza per evitare maltrattamenti.

  • La distrazione come difesa

I partner in relazioni instabili, bloccati a casa insieme, possono definire alcune attività piacevoli, programmi televisivi o persino pasti speciali che potrebbero essere utilizzati per distogliere l’attenzione dagli affronti. È importante distogliere l’attenzione tempestivamente, prima che la rabbia raggiunga un livello eccessivo. Quando ci sono più membri della famiglia che vivono con un individuo instabile, potrebbero spartirsi questa responsabilità per contare sulla forza della maggioranza, condividendo così gli sforzi ragionevoli.

L’obiettivo è di creare un diversivo che può aiutare a ridurre la tensione.

  • Il supporto fondamentale 

Molti maltrattatori hanno un comportamento migliore in presenza di altri, ma in questo periodo è difficile avere più persone vicine.  In caso di emergenza, e quando si vuole cercare aiuto, è utile concordare una parola dal significato neutro da usare in una telefonata a un familiare o un amico, che potrà poi venire in vostro aiuto o chiamare, se necessario, i soccorsi.

Come chiedere aiuto ai tempi del Coronavirus

I Centri antiviolenza nazionali garantiscono la prosecuzione dell’attività e sono disponibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per consulenze telefoniche e accoglienza delle persone che hanno bisogno di aiuto. In caso di violenza domestica si può chiamare il numero nazionale 1522, sempre attivo e gratuito, con “un’accoglienza disponibile in italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo”. È possibile anche consultare il sito “dire contro la violenza”, per individuare il centro più vicino alla vittima, per chiedere aiuto. In caso di pericolo immediato, invece, ci si può rivolgere alle forze dell’ordine o al pronto intervento, chiamando i numeri 112 (carabinieri), 113 (polizia) o 188 (emergenza sanitaria). Nonostante le restrizioni imposte dal decreto, le vittime di violenza possono uscire di casa, per recarsi in un centro o dalle forze dell’ordine e chiedere aiuto: si tratta, infatti di una situazione di necessità.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *