23 Ott 2019

Perdita del lavoro: il modello dell’elaborazione del lutto

Perdita del lavoro: il modello dell’elaborazione del lutto

Il lavoro è un’attività complessa: esso costituisce lo strumento principale per ottenere le risorse per vivere ed è un valore molto importante nella nostra cultura. Il significato che un individuo attribuisce al lavoro può dipendere da diversi fattori che interagiscono tra loro. Ma per la maggior parte dei casi solo una minoranza lo percepisce unicamente come forma di sostentamento. Il lavoro è dovere, diritto e anche bisogno, un bisogno di vivere un senso di interezza e sicurezza, di capire e comunicare chi siamo. Il suo significato è sociale, economico e psicologico.

Per tutti questi motivi, la perdita del lavoro è percepita dall’individuo come una ferita, un fallimento. Di fronte al trauma della perdita del lavoro l’individuo oltre a sperimentare sentimenti di frustrazione, può mettere in atto risposte di tipo cognitivo, comportamentale, emotivo e reazioni inconsce. La perdita di lavoro, improvvisa o no, genera in ogni persona un insieme di sentimenti di smarrimento misti a rabbia e sconforto, che sono difficili da affrontare nell’immediato e che se non ben gestiti, sul lungo termine, possono portare a blocchi e problematiche psicologiche anche gravi.

disoccupato

La perdita di lavoro è stata associata al concetto di elaborazione del lutto. È necessario attraversare delle fasi di elaborazione per comprendere e agire nel migliore dei modi in situazioni di questa tipologia. Uno dei più importanti modelli che descrive le fasi del processo di elaborazione del lutto è stato realizzato dalla psichiatra svizzera Elisabeth Kübler-Ross nel 1969. Gli americani Finley e Lee hanno condotto una serie di ricerche sulla forma di lutto rappresentata dalla perdita del lavoro e, nel 1981, sono giunti ad ampliare il modello precedente aggiungendo due fasi: “shock” e “sollievo”. Pertanto, le fasi che compongono il processo di elaborazione della perdita professionale sono complessivamente 7:

  1. Shock: il soggetto sperimenta un trauma fisico e mentale e immobilizzazione. Il panico produce confusione e incapacità di pensare;
  2. Negazione o incredulità: è l’impossibilità di pensare che ciò che è successo sia vero, aggrappandosi alla speranza che sia un errore. La negazione tampona notizie scioccanti e inaspettate, permettendo alla persona di mobilizzare altre difese, meno radicali;
  3. Sollievo: soprattutto per i dirigenti, l’informazione viene fornita con anticipo rispetto all’effettivo licenziamento, in altri casi la notizia non viene diffusa ma iniziano a circolare delle voci in azienda. Ciò porta il soggetto a vivere nella condizione di sentirsi prossimo al licenziamento e quando questo si verifica la persona prova una sorta di sollievo;
  4. Rabbia: che è diretta sia all’esterno che all’interno. Il soggetto è arrabbiato perché si sente rifiutato, abusato e trattato ingiustamente. Questa rabbia è alimentata da sentimenti di frustrazione e colpa per non aver agito prima che la situazione sfuggisse di mano;
  5. Contrattazione: è il tentativo di rovesciare il processo di conclusione. La contrattazione è motivata da sentimenti di incredulità, vergogna per i propri sentimenti di sollievo e paura per l’incapacità di evitare la lettera di licenziamento. Questa fase è breve poiché spesso l’azienda ha già esposto la possibilità di supportare la persona con un intervento di outplacement;
  6. Depressione: una volta compreso che i tentativi di rinegoziazione sono inutili, la persona si deprime e tende ad allontanarsi dagli altri. Questa fase è caratterizzata da un’esperienza non familiare di non sentirsi in grado di prendere decisioni. Il sonno diventa interrotto e irregolare, e la stanchezza fisica durante il giorno è aggravata da sentimenti ansiogeni;
  7. Accettazione: con il tempo i soggetti raggiungono uno stato di pace: non sono depresse, né arrabbiate.

È importante arrivare alla fase di accettazione affinché le persone possano impegnarsi in modo giusto alla ricerca di un lavoro. Il compito dei consulenti è individuare la fase in cui si trovano i soggetti, e aiutarli a raggiungere un atteggiamento diverso verso la propria condizione rendendola più accettabile.

Sin da subito bisogna rispondere in prima persona alla costruzione del nuovo progetto professionale e non farsi trascinare dagli eventi o dalle emozioni negative. È importante ricordarsi che siamo esseri abitudinari e il tempo è una risorsa preziosa per cui, se si vuole rientrare velocemente nel mercato del lavoro, è meglio darsi da fare subito e abituarsi a non disperdere il tempo disponibile e ad impiegare almeno metà della giornata a cercare lavoro o a costruire il proprio progetto professionale.

Ricorda sempre: il lavoro è un diritto dell’uomo per cui tutti possono farcela perché ognuno ha le risorse per soddisfare questo bisogno.

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