02 Nov 2017

Il bambino aggressivo: normalità o patologia? [40]

Il bambino aggressivo: normalità o patologia? [40]

Urlare, graffiare, picchiare: perché alcuni bambini sentono l’esigenza di comunicare il proprio stato d’animo e la propria insofferenza attraverso comportamenti violenti?

Innanzitutto, è opportuno fare una precisazione. Non tutti i comportamenti aggressivi dei bambini sono indici di problematiche più serie, ma, certo, lo diventano quando possono compromettere la sicurezza propria e delle persone vicine.

Nei primi anni di vita l’aggressività serve come risposta alla tristezza e come modalità esplorativa per conoscere meglio il mondo esterno e richiamare l’attenzione del genitore (si pensi al bambino che tira i capelli della madre o ad un oggetto amato che viene continuamente strapazzato con furia).

Diversa è invece l’aggressività che caratterizza la fascia d’età dai 2-3 anni, periodo in cui il bambino inizia a distinguere l’IO dal TU e l’aggressività continua ad essere utilizzata come modalità esplorativa per comprendere, però, le relazioni, ovvero per capire gli effetti che tali comportamenti hanno sulle altre persone.

Quando l’aggressività si limita a comportamenti di questo tipo, rientra all’interno di un processo di sviluppo normale del bambino.

Il pediatra e psicoanalista Donald Winnicott sostiene che l’aggressività faccia parte del mondo interno del bambino e che sia posta al servizio della crescita: “L’aggressività è un’energia, una forza vitale presente nel bambino sin dalla nascita, quindi ancor prima che possa esprimere i suoi impulsi intenzionalmente”.

Diversamente, invece, sono da considerarsi quegli atteggiamenti che possono compromettere la sicurezza del bambino e delle persone attorno: tali comportamenti, che da aggressivi diventano seriamente violenti, possono essere un campanello d’allarme per problemi più seri, derivanti dai diversi stili genitoriali o da disturbi del comportamento di tipo oppositivo-provocatorio.

Se il comportamento violento è una conseguenza dello stile genitoriale sarà compito del genitore modificare il proprio atteggiamento per far capire al bambino che si comprendono e si accettano le sue paure ma non le reazioni violente.

I figli di genitori autoritari, nervosi o eccessivamente permissivi, sono più soggetti a comportamenti di questo tipo in quanto l’atteggiamento aggressivo potrebbe essere attuato proprio come risposta ai comportamenti aggressivi e di rabbia degli stessi genitori o per attirare attenzioni da parte dei genitori troppo permissivi o distratti.

Quando non è più possibile gestire tali comportamenti ed iniziano a diventare eccessivamente preoccupanti e pericolosi, è opportuno rivolgersi a degli specialisti per assicurarsi che ci si trovi dinanzi a disturbi del comportamento di tipo oppositivo-provocatorio.

Nei bambini con disturbo oppositivo-provocatorio, l’aggressività e la violenza si presentano in modo amplificato tanto da compromettere il loro inserimento sociale. Essendo l’aggressività una componente stabile nell’individuo, si può parlare di disturbo quando l’atteggiamento negativo piuttosto che diminuire con il passare dell’età, persiste nel tempo in forme accentuate.

Alla base del disturbo oppositivo-provocatorio possono esservi fattori biologici, per cui risulterebbero seriamente compromessi il sistema di inibizione del comportamento (che impedisce l’azione quando questa potrebbe portare conseguenze spiacevoli) e il sistema di attivazione del comportamento (che inizia un’azione quando se ne presenta l’opportunità), così come potrebbero risultare alterate le funzioni esecutive e dell’inibizione di risposte non appropriate.

Il 10 e 11 Novembre 2017, la Dott.ssa Grazia Delezotti, Psicologa e Psicoterapeuta, esperta in Autismo e Disturbi dello Sviluppo terrà un workshop incentrato sull’argomento “I comportamenti aggressivi nei bambini: come riconoscerli e intervenire”, per capire come distinguere le normali fasi di sviluppo del bambino dai comportamenti patologici.

Per le iscrizioni, è possibile contattare la segreteria di Psyche at Work all’indirizzo info@psycheatwork.com oppure chiamare il numero verde 800.301657.