
Secondo dati recenti, il numero di persone che si trasferiscono in un’altra nazione per motivi lavorativi è in continuo aumento. Queste persone, definite come “espatriati”, decidendo di allontanarsi dal proprio paese d’origine, abbandonano la loro comfort zone e accettano di dover affrontare nuove sfide. Inoltre, tale processo di cambiamento spesso provoca nelle stesse un forte senso di disorientamento che sfocia nel cosiddetto “shock culturale” a cui segue, una volta superato, un processo di adattamento.
Quali sono le cause che spingono ad allontanarsi dal proprio paese d’origine?
La scelta di accettare un incarico all’estero e dunque di emigrare in maniera stabile, lasciandosi alle spalle il paese di origine, deriva da numerose cause esterne e considerazioni individuali.
Nonostante i numerosi fattori in gioco è possibile distinguere fondamentalmente due tipologie di cause relativamente a questo fenomeno: le cause di trazione e le cause di spinta. Nel primo caso, un individuo può riconoscere caratteristiche stimolanti nella nuova nazione e nella rispettiva cultura tali da spingerlo a vivere questa nuova esperienza, nel secondo caso, invece, possono esserci fattori della cultura di appartenenza o dell’ambiente lavorativo attuale che lo spingono ad allontanarsi a cercare un altro contesto.
Tipicamente, l’individuo spinto da cause di trazione riuscirà a adattarsi più facilmente al nuovo contesto rispetto all’espatriato che ha agito per cause di spinta.
Lo shock culturale
Uno dei maggiori ostacoli che gli espatriati devono superare è il confronto con una cultura diversa da quella d’origine. Come sottolineato precedentemente, sentimenti quali il disorientamento, sono molto comuni e possono essere molto difficili da gestire. Tutto ciò spesso si traduce nel cosiddetto “shock culturale”.
Individuiamo cinque aspetti che caratterizzano tale vissuto:
- Tensione causata dallo sforzo richiesto per ottenere il necessario adattamento psicologico;
- Senso di perdita, sentimenti di deprivazione riguardo gli amici, status sociale e professionale;
- Sensazione di sentirsi rifiutato o rifiutare la nuova cultura;
- Senso di confusione riguardo alla mansione lavorativa;
- Sentimenti di impotenza, di incapacità nell’adattamento al nuovo ambiente.
Non possiamo inoltre ignorare le forti sfide che l’espatriato deve affrontare dal punto di vista linguistico, dovute alle differenze comunicative, verbali e non verbali.
Dallo shock culturale possono derivare ansia e confusione dovute al nuovo lavoro, fino al momento in cui l’individuo riesce ad appropriarsi e a recepire le tecniche e abilità necessarie per il nuovo impiego.
Il processo di adattamento
Superata una prima fase di “shock culturale”, ne segue un’altra di adattamento e acculturazione al nuovo contesto.
Possiamo individuare cinque diversi fattori che caratterizzano questa fase:
- L’esperienza nuova di confrontarsi con una cultura diversa tende ad essere tanto più difficile quanto più la cultura differisce dalla propria;
- Il modo, positivo o negativo, in cui gli individui percepiscono il significato delle esperienze culturali;
- Le modalità in cui gli individui si impegnano nelle strategie di coping per gestire le situazioni problematiche, se questo non accade possono subentrare ansia e forte tensione;
- Il livello di adattamento psicologico dell’individuo alla cultura del paese ospitante.
Le esperienze culturali, che gli espatriati hanno modo di vivere durante il loro periodo di permanenza all’estero, possono differenziarsi nel significato che gli viene attribuito. Sono rilevanti i sentimenti pre-partenza degli espatriati, il modo di affrontare le situazioni nuove e sconosciute, dovute alla tendenza dell’individuo di avvicinarle o evitarle.
Influiscono anche le risposte degli espatriati ai segnali sociali ambigui che provengono dal paese ospitante, la modalità in cui vengono percepiti ed elaborati.
Si può superare lo shock culturale, arrivando alla fase di adattamento alla nuova cultura, grazie alla comprensione dei valori altrui, non basta individuare e rispettare le differenze culturali, bisogna costruire un clima accogliente, fondato sulla reciprocità, la diversità può e deve essere fonte di arricchimento reciproco.
In conclusione
La vita degli espatriati è certamente piena di ostacoli (culturali, psicologici e sociali), chi intraprende un percorso di questo tipo vive un costante senso di incertezza ma anche una profonda crescita personale e professionale. Vive un iniziale stato di disorientamento, vede venir meno i suoi principi e le sue credenze (anche lavorative), affacciandosi ad una cultura completamente nuova. Tuttavia, superata una fase iniziale di shock culturale e attuando adeguate strategie di coping, l’esperienza lavorativa all’estero può essere una grande opportunità per arricchirsi dal punto di vista culturale, sociale e lavorativo.