03 Giu 2020

Autostima : come si struttura nel corso del tempo

Autostima : come si struttura nel corso del tempo

L’autostima è uno dei pilastri fondamentali su cui costruire il proprio benessere emotivo: una percezione positiva di sé aiuta a porsi in atteggiamento costruttivo nei vari ambiti di vita (sfera lavorativa, relazioni sociali e affettività). E’ utile innanzi tutto rendersi conto di quale sia il proprio dialogo interno nei momenti di stress e frustrazione.

Qualcuno si troverà ad attribuire il proprio insuccesso a se stesso mentre altre persone tenderanno ad accusare la vita, gli altri o il destino per quanto accaduto. Ci troveremo a fare i conti con un diverso grado di senso di colpa o impotenza, mortificazione, tristezza e rabbia. Tale modalità dipende in parte dal temperamento di ognuno e in parte dall’ambiente familiare e dai condizionamenti subiti negli anni dello sviluppo della personalità.

Qualunque sia la genesi della mancanza di autostima, è importante consapevolizzare i propri meccanismi interiori per poterli poi padroneggiare e coltivare la fiducia in sé seguendo una serie di utili strategie, per poter progressivamente divenire amici di se stessi ed abbandonare il severo sguardo autocritico.

E’ importante porsi degli obiettivi raggiungibili: sia sul lavoro che nelle relazioni molto spesso la stima di sé viene danneggiata dall’aver scelto un obiettivo “ideale” e poco realistico e di avere la percezione di partire già sconfitti. Prima di cominciare a “scalare una montagna troppo alta” è importante preparare tutti gli strumenti che ci serviranno per la scalata e soprattutto dividere il percorso in varie tappe.

E’ funzionale immaginare dei sotto-obiettivi, raggiungibili in breve tempo e verificabili, che diano il polso della situazione e fungano da continua verifica della direzione in cui si sta procedendo. Spesso accade infatti che, per l’ansia di raggiungere un risultato in tempi brevi, si rischi di sentire un sovraccarico tale che ci impedisce persino di partire.

Un’altra utile riflessione riguarda la necessità di rendersi autonomi dalle aspettative degli altri: sforzarsi di raggiungere un risultato per ottenere il riconoscimento altrui è un’arma a doppio taglio.

Se da un lato inizialmente ci si può sentire sostenuti e motivati dallo sguardo degli altri, in un secondo momento ci si può rendere conto di come la motivazione esterna sia molto più fragile di quella interna, che nasce dal profondo e ci aiuta a non demordere anche quando le circostanze sono sfavorevoli. Prima di intraprendere un cammino domandiamoci dunque se siamo davvero noi stessi a desiderarlo o se siamo condizionati dall’esterno, e in che misura. In questo modo saremo maggiormente in grado di essere davvero felici per i nostri successi, indipendentemente dal rimando esterno che ci verrà dato. Un altro possibile accorgimento per incrementare la visione positiva di sé è quella di coltivare relazioni costruttive: chi non ha stima di sé spesso tende a ricercare la vicinanza di persone che gli rimandino quell’immagine negativa di cui sono vittime, perché è l’unica che riconoscono. Ciò accade per un meccanismo inconscio molto potente chiamato “coazione a ripetere”, in cui la persona si pone attivamente in una situazione per lei penosa ripetendo vecchie esperienze senza riuscire a risalire al prototipo. Nel momento in cui ci rendiamo conto di reiterare modalità disfunzionali possiamo apprendere nuove strategie per modificare il comportamento e dunque il corrispondente vissuto emotivo. Avvicinandoci a persone rispettose ed amorevoli sentiamo crescere la stima in noi stessi e cominciamo ad accorgerci di essere degni di fiducia e rispetto, aspetti che prima non conoscevamo. In tale contesto favorevole si può cominciare anche ad accettare i complimenti e riconoscere le buone qualità che gli altri ci rimandano, a cui spesso stentiamo a credere e viviamo con imbarazzo, perché non siamo abituati a questa immagine buona che ci viene rimandata. Cominciando a sperimentarsi in contesti favorevoli, ci si accorgerà di qualità e caratteristiche personali che precedentemente risultava difficile vedere.

Possiamo inoltre modificare gradualmente il dialogo interno immaginando propositi o frasi di segno positivo che ci caratterizzano e che non siano troppo generici, provando a ripeterle mentalmente per poterle sostituire ai pensieri svalutanti che ci affollano la mente nei momenti di tensione, stress o frustrazione. In questo modo si può divenire maggiormente consapevoli dei propri approcci disfunzionali ai problemi.

E’ utile anche creare delle risorse interne che fungano da barriera protettiva da possibili fallimenti o commenti altrui (come ad esempio il senso dell’umorismo, la capacità di relativizzare, il saper dire di no, l’esplicitare la propria idea anche se in dissenso etc…).

 

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