03 Set 2019

La comunicazione non verbale: cos’è e come funziona

La comunicazione non verbale: cos’è e come funziona

La comunicazione non verbale (CNV) è un aspetto del comportamento umano che da sempre ha attirato l’attenzione e l’interesse di molti sia in campo scientifico sia e soprattutto in campo sociale, nonché artistico, letterario, mediatico, commerciale, ecc. Il fatto che si possa comunicare anche senza parlare affascina la nostra fantasia e curiosità. Eppure, sembra che dimentichiamo che buona parte degli esseri viventi, soprattutto i vertebrati, utilizza solo questo tipo di comunicazione. Inoltre, a livello evolutivo, gli esseri umani stessi hanno utilizzato solo segnali non verbali per comunicare tra loro prima della nascita e invenzione del linguaggio verbale. Non solo, a livello di sviluppo, ciascuno di noi ha utilizzato per comunicare solo segnali corporei, prima dell’apprendimento della lingua madre e poi di altre lingue. L’attributo “non verbale” indica “tutto ciò che non è parola”, cioè tutto ciò che non è linguaggio verbale, che è considerato il mezzo più raffinato ed evoluto per relazionarsi. La “comunicazione” è un interscambio dinamico, un invio e ricezione di informazioni, pensieri, atteggiamenti, una condivisione e costruzione di significati. La “comunicazione non verbale” si potrebbe definire quindi come una trasmissione di contenuti, costruzione e condivisione di significati che avviene a prescindere dall’uso delle parole. La componente non verbale della comunicazione, infatti, comprende tutti gli aspetti di messaggi diversi dalle parole. Infatti Greene (1980) preferisce usare la distinzione fra “comunicazione che fa uso di parole” e “comunicazione che non ne fa uso”, anziché verbale e non verbale.

QUALI SONO I SEGNI PIÙ INDICATIVI DELLA COMUNICAZIONE NON VERBALE?
▪ Gambe e braccia incrociate sono tipicamente un segno di chiusura e suggeriscono che l’interlocutore – in preda a un blocco sia fisico che mentale – non è aperto ai messaggi che gli si stanno comunicando.
▪ I sorrisi dimostrano che si può mentire anche sorridendo. Infatti il sorriso vero – quello di Ducheen (lo studioso che per prima lo ha osservato) – è accompagnato, oltre che dall’estendersi verso l’alto degli estremi della bocca, da movimenti degli occhi che, descrivendo dei piccoli angoli intorno ad essi, formano delle rughe, le cosiddette “zampe di gallina”; se il sorriso non è accompagnato da queste rughe non può che essere finto (sorriso falso).
▪ La postura è rivelatrice del ruolo che si assume nell’interazione. Difatti, una postura eretta ed enfatizzata da gesti ampi rivela uno stato rigido e impostato, tipico di chi deve mantenere un certo “grado” di potere e distanza dagli altri; al contrario una postura rilassata, o eccessivamente morbida, può segnalare disinteresse verso il contesto.
▪ La vicinanza o la lontananza dall’interlocutore – quella che viene definita come prossemica – ne rivela il grado di conoscenza e familiarità: una minore distanza denota intimità e conoscenza dell’altro, una distanza maggiore simboleggia la formalità di un rapporto.
▪ I gesti rivolti all’altro e tipici di accompagnamento della comunicazione verbale (come l’indicare con lo sguardo) dirigono l’attenzione dell’interlocutore su ciò che si sta dicendo e denotano quindi sicurezza, mentre quelli rivolti a sé (ad esempio giocherellare con dita, anelli o collane) rivelano imbarazzo.

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Diversi elementi del viso sono coinvolti nella comunicazione non verbale e ogni espressione facciale (microespressione) ha un diverso significato: le sopracciglia che se si alzano ripetutamente manifestano un disagio che rivela paura, preoccupazione, sorpresa; la mascella serrata indica una forte concentrazione su se stessi e, conseguentemente, un forte stress; la fronte corrugata denota stress o, altrimenti, una mal predisposizione verso l’altro.
Non sbaglia infine chi, seguendo il detto, ritiene che “gli occhi sono lo specchio dell’anima”. Se con i gesti, le parole e il sorriso si può mentire, con gli occhi è impossibile. Diversi segni influiscono infatti nella comunicazione attraverso lo sguardo, come l’apertura oculare (maggiore è l’apertura oculare maggiore è l’attenzione e, viceversa, minore è l’apertura minore è l’interesse), la grandezza della pupilla (se si restringe denota perdita di interesse) e la direzione dello sguardo. Su quest’ultimo aspetto occorre fare delle precisazioni:
– lo sguardo rivolto in alto a destra (ovvero in alto a sinistra dell’interlocutore) significa che si sta mentendo;
– lo sguardo rivolto in alto a sinistra (ovvero in alto e a destra dell’interlocutore) rivela che si è intenti a ricercare ricordi veritieri;
– lo sguardo rivolto in basso a destra comunica l’elaborazione di nuove sensazioni mediate dagli altri sensi;
– lo sguardo rivolto in basso a sinistra denota un atto di riflessione con se stessi.
Da ciò risulta evidente che un’adeguata conoscenza della comunicazione non verbale possa rappresentare un ottimo incentivo, nonché vantaggio nelle interazioni quotidiane. Conoscere e riconoscere i segnali della comunicazione non verbale può migliorare la propria attività comunicativa e renderla più efficiente ed efficace, ma, soprattutto, può contribuire alla comprensione della veridicità dei messaggi altrui.

 

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