L’effetto Pigmalione è un meccanismo psicologico per il quale gli esiti di una determinata azione vengono influenzati dalle nostre aspettative o da quelle di chi ci sta intorno.
Il nome dell’effetto deriva da un antico mito greco secondo cui, uno scultore di nome Pigmalione desiderava a tal punto che la statua di donna da lui realizzata divenisse umana che essa, ad un certo punto, prese vita.
L’effetto Pigmalione spiega dunque quel fenomeno nominato “profezia che si auto-avvera”, nel quale le aspettative proprie e altrui finiscono per trasformarsi in realtà.
Nella seconda metà del 900’ Robert Rosenthal, professore di psicologia presso l’università di Harvard, fu molto colpito da un caso che all’epoca fece molto scalpore: il caso del cavallo “Clever Hans.”. Tale animale divenne famoso perché sembrava capace di comprendere e risolvere correttamente problemi matematici. In seguito, fu dimostrato che, pur non possedendo tali capacità, il cavallo era in grado di cogliere dei segnali corporei del suo addestratore e grazie a questi di rispondere correttamente alle domande.
Colpito da questo fenomeno, Rosenthal avanzò l’ipotesi che le aspettative dell’addestratore di Clever Hans riuscissero a condizionare le risposte del cavallo, e così come per l’animale, lo stesso effetto si sarebbe verificato anche con l’uomo.
L’esperimento di Robert Rosenthal
L’équipe guidata dal professore americano ideò dunque negli anni Sessanta un esperimento volto a valutare quanto le aspettative potessero influenzare gli esiti di una determinata azione. Sottopose un gruppo di alunni di una scuola elementare californiana a un test di intelligenza e successivamente selezionò, casualmente senza considerare il punteggio ottenuto al test, alcuni bambini. Infine, comunicò la lista degli alunni selezionati agli insegnanti dicendo loro che si trattava di allievi più intelligenti della media.
Rosenthal, dopo un anno, ripassò nella scuola e verificò/constatò che i bambini selezionati, seppur scelti casualmente, avevano confermato a pieno le previsioni ipotizzate nel suo esperimento. I bambini selezionati casualmente avevano infatti migliorato notevolmente il proprio rendimento scolastico fino a divenire i migliori della classe. I risultati dello studio dimostrano dunque come l’effetto Pigmalione (anche chiamato effetto Rosenthal) si sia attuato grazie all’influenza positiva degli insegnanti che, per via delle aspettative indotte dalla condizione sperimentale, riuscirono a stimolare una viva passione e un forte interesse per gli studi nei loro allievi, inducendo di conseguenza anche un effettivo miglioramento nel loro rendimento scolastico.
Effetto Golem
Dunque, le aspettative positive di chi ci sta attorno possono condizionare positivamente i nostri risultati. Purtroppo, però, è anche vero il contrario: le aspettative negative possono portarci a credere di avere determinati limiti che in realtà non ci appartengono/non abbiamo, influenzando, di conseguenza, gli esiti delle nostre azioni.
Si innesca così un fenomeno opposto, il cosiddetto “effetto Pigmalione negativo”, anche chiamato “effetto Golem”, dal nome del gigante di argilla di cui si parla nel folklore ebraico.
L’effetto sul posto di lavoro
Gli studi di Rosenthal hanno dimostrato la rilevanza di questo fenomeno in ambito scolastico, tuttavia, nel corso del tempo successive ricerche hanno verificato l’esistenza di tale effetto anche in altri contesti, come quello lavorativo nel rapporto tra capi e dipendenti oppure in quello familiare nelle relazioni tra genitori e figli.
Nel caso del contesto lavorativo, ad esempio, il fenomeno potrebbe essere osservato quando le aspettative del manager influenzando le prestazioni dei dipendenti.
Nello specifico, quando vogliamo impressionare un datore di lavoro che ha elevate aspettative, tendiamo a comportarci e a sforzarci per fare in modo di soddisfarle, impegnandoci di più e credendo di più in noi stessi e nelle nostre capacità. Ed ecco che la “profezia” di successo si avvera.
Se, al contrario, il datore di lavoro ha basse aspettative nei nostri confronti, condizionati inconsciamente da tale atteggiamento, tenderemo ad essere meno produttivi, meno motivati e di conseguenza ad impegnarci meno.
Ma come possiamo difenderci da tale effetto?
Sottrarsi a questo tipo di pressione sociale non risulta un compito semplice, tuttavia, anche la sola comprensione del fenomeno può aiutarci a riconoscerlo e dunque ad affrontarlo con una consapevolezza differente. Nello specifico, riflettere sulle aspettative (personali e non) che ci spingono in una determinata direzione può aiutarci a resistere alla spinta ad uniformarci alle stesse.