06 Ott 2021

L’ intelligenza emotiva come prerogativa del leader

L’ intelligenza emotiva come prerogativa del leader

L’ intelligenza emotiva è prerogativa della leadership: il leader è considerato un vero e proprio gestore di emozioni di gruppo in quanto risolve l’ambiguità e catalizza il team ad agire a partire dalle sue risposte emotive e ne aumenta la solidarietà interna creando un’emozione condivisa ed un’azione comune.

In particolare, la capacità di leggere i segnali emotivi e affettivi tra colleghi e collaboratori nel contesto organizzativo è molto discussa nella letteratura sulla leadership.

Ciò che che unisce i membri di un team suscitando passione verso lo stesso team e dedizione nei confronti dell’azienda è un concentrato delle loro emozioni.

La  grandezza di una leadership si fonda sulla capacità di far leva sulle emozioni innescando meccanismi che stimolino il team ad essere sempre più intraprendente, motivato e produttivo. I leader dotati di alta intelligenza emotiva si distinguono per la loro capacità di sintonizzarsi sulle emozioni proprie e altrui creando la cosiddetta risonanza positiva.

Tratto indispensabile che contraddistingue un vero leader, in particolare quello carismatico, è infatti la capacità di orientare le emozioni nella giusta direzione.

A tal proposito, l’ intelligenza emotiva è un vero e proprio prerequisito della leadership trasformazionale: i leader trasformazionali generano emozioni positive che portano all’ottimismo, al miglioramento delle prestazioni e al raggiungimento degli obiettivi, e aiutano a gestire eventi emotivi negativi.

L’ abilità di un leader nel sintonizzarsi sul registro emozionale del proprio team, dei propri colleghi e collaboratori dipende quindi significativamente dal livello di intelligenza emotiva. Si tratta del contagio emotivo, ossia di quel meccanismo essenziale per i leader a trasferire le proprie emozioni ai membri del team, i quali vengono “infettati” dagli stati emotivi altrui a partire dalle espressioni facciali, dal linguaggio del corpo e dal tono della voce degli altri membri.

Nella sua essenza, il compito fondamentale del leader è di natura emozionale, è quello di creare delle risonanze positive, innescare sentimenti positivi liberando il potenziale di ogni individuo; è proprio in quest’ ottica che si tende a definire il “buon umore” in rapporto al “buon lavoro”.

Ogni giorno, le dinamiche relazionali all’ interno del contesto organizzativo sono terreno fertile di un vero e proprio circolo virtuoso e vizioso a seconda delle emozioni innescate: le emozioni positive suscitano maggior coinvolgimento emotivo, incrementano la produttività grazie ad una maggiore flessibilità del pensiero e motivazione; le emozioni negative, al contrario, generano un circolo vizioso, causano delle crisi che portano direttamente le risorse umane insite nel contesto organizzativo ad assumere un mindset negativo e pessimistico.

Sulla base di quanto detto, leggere i segnali di un clima organizzativo, in particolare quelli negativi, ha quindi conseguenze significative sull’ efficacia organizzativa e manageriale, sulla performance lavorativa: i leader aumentano le prestazioni aiutando i loro seguaci ad affrontare le frustrazioni quotidiane e gli stati d’animo negativi. Questo perché un manager sensibile ai reali atteggiamenti dei membri del team di lavoro in relazione ai risultati sul lavoro sarà più propenso ad intraprendere misure correttive che possano migliorare le prestazioni lavorative dei membri. Ne deriva una grande sensibilità che porta a considerare l’ intelligenza emotiva come un’importante abilità di gestione.

In tal senso, i programmi di formazione finalizzati a sviluppare la sensibilità emotiva costituiscono un vero e proprio investimento in quanto contribuiscono al miglioramento dell’efficacia dei manager e, di conseguenza, dell’ intera organizzazione.