
Questo articolo è importante perché cerca di far luce sul decennale dibattito tra le hard e le soft skill e su chi abbia maggiore influenza su un’ipotetica assunzione.
Distinzione tra soft skill e hard skill
Le hard skill sono delle competenze tecniche quantificabili e facilmente dimostrabili, che possono essere acquisite ad esempio a scuola, o durante i vari corsi di formazione o durante le varie esperienze lavorative. Esse sono il nostro bigliettino da visita, perché presenti nel curriculum che legge il selezionatore, il quale dovrà, attraverso una serie di screening curriculari, decidere chi chiamare per un colloquio di approfondimento.
Le soft skill sono delle competenze trasversali perché attraversano tutti gli ambiti lavorativi, dunque non sono competenze specifiche legate a un singolo compito o a una singola mansione (hard skill). Esse possono essere considerate delle caratteristiche personali che influenzano il modo in cui si affrontano le richieste dell’ambiente esterno (in questo specifico articolo ci si riferirà soprattutto all’ambito lavorativo, ma il discorso è facilmente espandibile a tutti i contesti della vita). Le principali soft skill, secondo il sito di AlmaLaurea sono: autonomia; fiducia in sé stessi; flessibilità/adattabilità; resistenza allo stress; capacità di pianificare e organizzare; precisione/attenzione ai dettagli; apprendere in maniera continuativa; conseguire obiettivi; gestire le informazioni; essere intraprendente/spirito d’iniziativa; capacità comunicativa; problem solving; team work e leadership.
Quando fare affidamento su di loro?
Come accennato in precedenza, le hard skill sono molto importanti soprattutto nella fase iniziale dell’iter di selezione, ovvero quando il selezionatore deve decidere chi è idoneo a ricoprire la posizione vacante all’interno dell’azienda; infatti, esse rappresentano i requisiti minimi che una persona deve avere per potersi candidare per l’offerta lavorativa. Le soft skill sono importanti nella fase centrale (presente soprattutto nelle grandi selezioni) e nella fase finale dell’iter di selezione, quando ad esempio si è convocati per un colloquio o per dei test. In questi ultimi due momenti si presuppone che tutti i candidati presenti abbiano i requisiti specifici (hard skill) per ricoprire al meglio la posizione, dunque si vuole verificare quali tra questi possiede competenze non strettamente legate al compito, ma che potrebbero portare a migliori performance.
Facciamo un esempio per capire meglio. Un’azienda cerca un nuovo collaboratore a cui affidare completamente sia la gestione di un punto vendita che la presentazione di nuovi prodotti in pubblico. Tra le hard skill troveremo ad esempio: capacità di gestire un punto vendita, con esperienza pregressa dimostrabile; conoscenza dei prodotti in vendita; padronanza dei principali sistemi informatici; etc. Mentre le soft skill potrebbero essere: autonomia (svolgere i compiti assegnati facendo affidamento solo alle proprie risorse, senza la necessità di essere affiancati da un supervisore); flessibilità/adattabilità (sapersi adattare facilmente a vari contesti e a differenti ambiti lavorativi); precisione (essere accurati e attenti a tutto ciò che si fa, curandone i dettagli); conseguire obiettivi (riuscire a raggiungere o a superare gli obiettivi prefissati); capacità comunicativa (trasmettere e condividere le informazioni con il proprio interlocutore in modo chiaro e sintetico, ma anche ascoltarli e confrontarsi con loro). Quindi, le prime hard skill saranno utili al selezionatore per scartare i candidati non idonei che non possono ricoprire la posizione lavorativa, mentre le soft skill sono importanti nel momento in cui si supera il primo step di selezione e si arriva a un colloquio o a un eventuale test. Dunque, entrambe sono molto importanti, ma in momenti differenti dell’iter selettivo.
Concezione passata delle competenze
Non sempre però la concezione di queste due macro-aree di competenze è stata la stessa, perché fino a qualche decennio fa, quando c’erano molte più possibilità lavorative rispetto ad adesso, si valutavano solo ed esclusivamente le cosiddette hard skill, dunque ai fini dell’assunzione si dava importanza alle competenze attinenti al lavoro che si sarebbe dovuto andare a svolgere. Con il passare del tempo, però, le soft skill sono divenute sempre più importanti, fino a ottenere una valenza di primissima fascia. Infatti, chi padroneggia queste ultime dispone di uno strumento utile a valorizzare le proprie competenze tecniche.
Conclusione
Non è possibile risolvere la diatriba tra coloro che sostengono le hard skill e coloro che sostengono le soft skill, perché sono entrambe molto importanti a seconda del momento di selezione in cui ci si trova.
Piccolo appunto però va fatto per i neolaureati, perché loro non hanno tante esperienze lavorative, dunque non potranno vantare, nel momento in cui mandano varie candidature per posizioni lavorative, un curriculum ricco di competenze tecniche. A questo proposito, per loro riveste particolare importanza riuscire, attraverso il proprio curriculum o il colloquio conoscitivo, a far emergere le competenze trasversali possedute.