Cos’è il quiet quitting?
Il fenomeno del quiet quitting ha preso piede nel periodo post-pandemico, con l’affermarsi di forme di lavoro ibride e un conseguente senso di disorientamento dovuto alla difficoltà di ristabilire un equilibrio tra il lavoro e la vita privata.
Con quiet quitting ci riferiamo ad un “abbandono silenzioso” del posto di lavoro: ci si impegna lo stretto indispensabile per non essere licenziati. Ciò vuol dire che nel lavoratore vi è ormai un’alta percentuale di demotivazione, dovuta ad uno scarso interesse da parte dell’azienda nei confronti dello stesso in quanto persona, risorsa umana.
Quiet quitter e burnout
Non sempre il quiet quitter è una persona demotivata. Può capitare, infatti, che si tratti di un dipendente che ha speso tutte le sue energie fino ad arrivare al burnout, che sia stressato, oberato e/o che abbia ricevuto poca o nessuna gratificazione. A dimostrazione di quanto appena detto, possiamo affermare che i risultati di alcuni sondaggi riportano che 8 quiet quitter su 10 sono colpiti da burnout.
Il coaching come rimedio
Percepire supporto e incoraggiamento nello svolgimento delle proprie mansioni aumenta il grado di soddisfazione e di benessere dei lavoratori.
Il coaching aiuta i dipendenti demotivati a stabilire obiettivi realistici e stimolanti; in questo modo, si sentiranno maggiormente appagati e coinvolti e percepiranno una self-efficacy più alta. Coltivare il benessere dei lavoratori è essenziale per ridurre l’impulso a ritirarsi silenziosamente dalla partecipazione attiva.
La strategia del coaching aiuta anche ad incrementare il livello di fedeltà all’interno dei gruppi di lavoro: percependo l’impegno dell’azienda nei propri confronti, anche il lavoratore si impegnerà a dare il massimo.
Conclusioni
Come visto, il coaching è un valido metodo per arginare il fenomeno del quiet quitting, pertanto l’ideale per le aziende sarebbe promuovere e diffondere il più possibile questa strategia. Per scongiurare gli effetti più deleteri dell’abbandono silenzioso, dunque, sarebbe bene investire nel coinvolgimento della forza lavoro e puntare non solo alla produttività, ma anche e soprattutto al benessere organizzativo.