22 Apr 2020

COME GESTIRE RIUNIONI A DISTANZA IN MODO EFFICACE

COME GESTIRE RIUNIONI A DISTANZA IN MODO EFFICACE

Da ormai più di un mese molte sono le aziende che sono costrette a lavorare con modalità di telelavoro. Per telelavoro si intende un modo di lavorare indipendente dalla localizzazione geografica dell’ufficio o dell’azienda, facilitato dall’uso di strumenti informatici e telematici e caratterizzato da una flessibilità sia nell’organizzazione, sia nella modalità di svolgimento. Lavorare a distanza significa organizzarsi non solo il proprio lavoro ma anche quello dell’intero gruppo che deve continuare a cooperare senza la possibilità di una presenza fisica. Quindi, l’obiettivo è quello di mantenere il contatto con i propri colleghi (lavorando ognuno dalla propria abitazione) e assicurare la continuità del business anche in questo periodo di emergenza.

Tra le varie attività del lavoro a distanza, quella che viene considerata dai lavoratori come la più “scomoda” riguarda la gestione efficace delle riunioni. Si tratta di una situazione che mostra sicuramente le maggiori differenze rispetto alla normale routine quotidiana di costante presenza fisica.

Perché le riunioni sono così fondamentali?

Durante le riunioni si scambiano idee, si assegnano incarichi, si assumono impegni e il brain storming assume un ruolo centrale. Faccia a faccia, in collegamento virtuale o combinando entrambe le modalità, le riunioni sono un’opportunità per confrontarsi con i colleghi, discutere di progetti critici e problematiche, individuare i passi successivi da compiere per portare a termine il lavoro in corso e collaborare per ottenerne altri. Se strutturate efficacemente, le riunioni sono produttive, stimolanti e fruttuose, poiché diventano un potente strumento decisionale, di aggregazione e motivazionale. In caso contrario, risultano fonte di distrazione, sono noiose e prive di scopo: un’enorme perdita di tempo. Le riunioni hanno lo scopo di condurre le persone a comunicare. Un gruppo di persone che si riunisce, condividerà informazioni di valore o proporrà idee innovative. Per raggiungere un risultato positivo, è fondamentale mettere assieme le persone giuste e far capire a ciascuno il proprio ruolo.

Per questo motivo di seguito verranno definiti alcuni punti-chiave per gestire al meglio le riunioni in telelavoro, sia dal punto di vista tecnologico, che da quello organizzativo e di coordinamento.

Organizzare riunioni a distanza

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Definire un regolamento

In una riunione online può essere difficile gestire gli interventi dei vari partecipanti, con il rischio di avere più voci in contemporanea e ridurre al minimo la comprensione. Creare un regolamento di gestione della riunione può semplificarne lo svolgimento e renderla più efficace. Ecco un paio di consigli:

  • richiedere l’intervento attraverso l’alzata di mano (in presenza di supporto video) oppure prenotando il proprio turno nella chat della conference call;
  • spegnere il microfono quando non si deve parlare;
  • dare un limite massimo per le presentazioni, dando priorità ad interazione e confronto, perché la soglia dell’attenzione “a distanza” è più bassa rispetto alle riunioni in compresenza.

I compiti dell’organizzatore

L’organizzatore deve:

  • Identificare obiettivi chiari;
  • Impostare un ordine del giorno e condividerlo per tempo;
  • Fornire materiali di lettura preparatori;
  • Fornire i collegamenti corretti, i numeri di chiamata e i codici di accesso, testando inoltre gli strumenti di collaborazione virtuale in anticipo;
  • Al termine della riunione riassumere i punti chiave per assicuravi un allineamento del pensiero generale;
  • Definire le “azioni” da fare appena terminata la riunione, in modo tale che ogni partecipante sappia esattamente come agire in risposta alle tematiche affrontate. Solitamente è buona prassi che il meeting sia seguito da una email/documento riepilogativo condiviso dall’organizzatore (o un suo collaboratore) con tutti i partecipanti.

Il ruolo dei partecipanti

I partecipanti devono:

  • Posizionarsi in un ambiente tranquillo per ridurre al minimo i suoni e le distrazioni mentre si effettua la chiamata;
  • Comprendete il proprio ruolo nella riunione e lo scopo della stessa;
  • Prepararsi adeguatamente: leggere l’ordine del giorno e i materiali per la riunione;
  • Lasciarsi coinvolgere: ascoltate, riflettete e contribuite;
  • Restare concentrati: resistete alla tentazione di occuparvi di più compiti contemporaneamente;
  • Prestare attenzione alle azioni per cui sono i responsabili.

Punti-chiave tecnologici

  • Prima di tutto bisogna utilizzare una tecnologia di facile integrazione: non c’è uno standard univoco per le video conference, per cui è necessario assicurarsi che la propria piattaforma sia di facile integrazione con altri sistemi. Alcune soluzioni più utilizzate a livello aziendale sono: Microsoft Teams, Zoom, Skype for business.
  • La qualità video: la comunicazione non-verbale è fondamentale nel comprendere i messaggi e questa, nelle riunioni in telelavoro, può facilmente essere persa se la qualità del video non è buona (espressioni facciali, gesti, postura). Per questo dotarsi di una strumentazione adeguata è fondamentale: una fotocamera di qualità e una connessione internet stabile e potente, che eviti cadute di linea e continue interruzioni.
  • La qualità audio: Un’acustica scadente in una chiamata in conferenza spesso è arginabile tramite dispositivi vivavoce con sistema di cancellazione dell’eco. Cuffie/auricolari e microfono a cancellazione del rumore sono uno strumento indispensabile per chi partecipa a una chiamata. E, se gli utenti che non intervengono possono escludere il proprio microfono, la chiamata in conferenza è più comprensibile e produttiva;
  • Prove generali: è importante fare sempre una prova generale della strumentazione per non farsi trovare impreparato nel momento della riunione.
  • Batteria carica: assicuratevi che il vostro pc/telefono sia sufficientemente carico ad alimentare il vostro dispositivo per tutta la riunione, anche qualora dovesse dilungarsi.
  • Sistema di backup: Tieniti sempre pronto con una soluzione di backup, in modo tale che se qualcosa andasse storto puoi ridurre al minimo lo spreco di tempo e proporre una soluzione alternativa per il regolare svolgimento del meeting. Ad esempio è possibile gestire l’audio attraverso il telefono, pur mantenendo la riproduzione video con lo schermo del PC.

Le 7 virtù per il mondo delle riunioni virtuali

  1. CHIAREZZA: Parlate quando necessario e chiaramente per essere sentiti e compresi.
  2. COERENZA: Negli ambienti virtuali, i partecipanti incappano in numerose distrazioni. Pertanto, attenetevi all’ordine del giorno. Potrete poi consentire al gruppo di introdurre ulteriori argomenti alla fine dell’incontro.
  3. MODERAZIONE: Potenza e tono della voce svolgono un ruolo molto importante, specialmente nelle riunioni con solo audio: a volte tutto dipende da come si pronuncia una frase e non dal suo contenuto.
  4. SILENZIO: Se non è il vostro turno, restate in silenzio. Il rumore di fondo crea distrazione.
  5. INTRAPRENDENZA: Siate attivi nella conversazione, ma non prevaricate. Quando si partecipa in remoto a un incontro, è fin troppo semplice distrarsi oppure intervenire senza dare modo agli altri di confutare le vostre affermazioni.
  6. PAZIENZA: Abbiate particolare tatto con i partecipanti la cui lingua madre non è quella utilizzata nella riunione. Ascoltate attentamente e parlate lentamente.
  7. IMPEGNO: È semplice distrarsi quando si partecipa a una riunione in chiamata. Concentratevi su quanto viene detto e intervenite nella discussione quando è possibile.

 

#restiamoumani #restiamouniti e #restiamoacasa

15 Apr 2020

La violenza domestica durante la quarantena: qualche misura per prevenirla

La violenza domestica durante la quarantena: qualche misura per prevenirla

Dall’entrata in vigore delle misure restrittive del governo per il contenimento del Coronavirus, i cittadini devono stare a casa perché solo lì possono stare al sicuro.

Ma questo vale per tutti?

Sicuramente stare a casa aiuta la gente a proteggersi dai contagi di questo nuovo virus ma non si può dire altrettanto per tutte quelle donne che sono vittime di violenza domestica. Per loro la casa non è assolutamente un luogo sicuro: restare a casa e condividere costantemente lo spazio con i propri aggressori per molte donne potrebbe creare le circostanze in cui la propria incolumità viene ulteriormente compromessa.

Da quando il Governo ha ordinato ai cittadini di restare a casa, i centralini dei centri antiviolenza hanno smesso di squillare. Infatti, è complicato per una donna che è rinchiusa in casa con l’uomo maltrattante riuscire a chiamare per chiedere aiuto. Questo accade, secondo le operatrici, durante i weekend o i periodi di vacanza quando le donne si trovano a stretto contatto con i loro partner abusanti e quindi i momenti per telefonare o chiedere aiuto sono sempre più difficili da trovare.

Durante la quarantena, il rischio è prolungato.

E mentre il mondo è alle prese per sconfiggere questo nuovo virus, le violenze continuano.

È importante ricordare che quando si vivono situazioni stressanti, la violenza può aumentare. Infatti, secondo Claire Barnett, responsabile nel Regno Unito di UN Women, è ormai dimostrato che in tempi di incertezza economica e instabilità sociale gli abusi tra le mura di casa aumentano: «Quando le comunità subiscono ulteriori stress, i tassi di violenza crescono».

Tutto questo rappresenta anche un enorme rischio per i bambini: vivere in un contesto di violenza domestica mina profondamente il bisogno di sicurezza di bambini e bambine, alterando il loro benessere e compromettendo il loro sviluppo sotto diversi punti di vista.

Prevenire la violenza durante la quarantena

Per le vittime di violenza domestica costrette a rimanere a casa con i loro molestatori, è fondamentale trovare il modo di ridurre al minimo l’esposizione a aggressioni. Quando un maltrattatore e una vittima vengono messi in quarantena insieme, l’obiettivo è quello di adottare misure volte a prevenire l’aggressività.

Ecco a voi qualche consiglio utile per prevenire la violenza domestica in questo periodo delicato:

  • Pianificare la sicurezza domestica

Tra le preoccupazioni per le minacce alla salute fisica, alcuni maltrattatori possono manipolare le vittime trattenendo l’accesso a farmaci, cibo e altri prodotti utili. Alcune vittime che si sono trovate in questo dilemma possono scegliere di lasciare una scorta di beni sanitari essenziali a familiari o vicini se temono che il loro partner possa sequestrare le loro provviste in casa, al fine di garantirsi l’accesso a ciò di cui hanno bisogno.

  • Eliminare le potenziali armi

I familiari che vivono con un individuo violento possono limitare preventivamente l’accesso alle armi. Non si tratta solo di armi da fuoco, perché un partner violento nei momenti di rabbia potrebbe usare qualsiasi cosa come arma: coltelli affilati, oggetti pesanti e/o con bordi affilati a portata di mano anche se posizionati in alto. Guardatevi intorno nella cucina per vedere quanto sarebbe facile, nella maggior parte delle occasioni, afferrare qualcosa che potrebbe essere usato come arma. Oggetti comuni come elettrodomestici o grosse tazze, possono essere riposti in modo sicuro, in alto negli armadi o in altri luoghi che richiedono più tempo e maggiore difficoltà per essere raggiunti. Le potenziali vittime ripuliscono i pensili in tutte le stanze da oggetti facili da afferrare che possono essere usati come armi.

  • Utilizzare gli spazi disponibili

Le vittime possono decidere di andare a fare una breve passeggiata fuori per prendere un po’ d’aria. A volte un’altra opzione consiste nel fare una pausa su un balcone o addirittura in un veicolo chiuso a chiave, a condizione che le vittime ricordino di prendere sempre con sé il telefono, l’iPad, le medicine o qualsiasi altra cosa di cui possano aver bisogno.

Si consiglia inoltre alle vittime di assicurarsi che tutti i loro dispositivi rimangano carichi, anche a casa, nel caso in cui debbano fare una chiamata d’emergenza per evitare maltrattamenti.

  • La distrazione come difesa

I partner in relazioni instabili, bloccati a casa insieme, possono definire alcune attività piacevoli, programmi televisivi o persino pasti speciali che potrebbero essere utilizzati per distogliere l’attenzione dagli affronti. È importante distogliere l’attenzione tempestivamente, prima che la rabbia raggiunga un livello eccessivo. Quando ci sono più membri della famiglia che vivono con un individuo instabile, potrebbero spartirsi questa responsabilità per contare sulla forza della maggioranza, condividendo così gli sforzi ragionevoli.

L’obiettivo è di creare un diversivo che può aiutare a ridurre la tensione.

  • Il supporto fondamentale 

Molti maltrattatori hanno un comportamento migliore in presenza di altri, ma in questo periodo è difficile avere più persone vicine.  In caso di emergenza, e quando si vuole cercare aiuto, è utile concordare una parola dal significato neutro da usare in una telefonata a un familiare o un amico, che potrà poi venire in vostro aiuto o chiamare, se necessario, i soccorsi.

Come chiedere aiuto ai tempi del Coronavirus

I Centri antiviolenza nazionali garantiscono la prosecuzione dell’attività e sono disponibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per consulenze telefoniche e accoglienza delle persone che hanno bisogno di aiuto. In caso di violenza domestica si può chiamare il numero nazionale 1522, sempre attivo e gratuito, con “un’accoglienza disponibile in italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo”. È possibile anche consultare il sito “dire contro la violenza”, per individuare il centro più vicino alla vittima, per chiedere aiuto. In caso di pericolo immediato, invece, ci si può rivolgere alle forze dell’ordine o al pronto intervento, chiamando i numeri 112 (carabinieri), 113 (polizia) o 188 (emergenza sanitaria). Nonostante le restrizioni imposte dal decreto, le vittime di violenza possono uscire di casa, per recarsi in un centro o dalle forze dell’ordine e chiedere aiuto: si tratta, infatti di una situazione di necessità.

 

15 Apr 2020

COME AFFRONTARE UN COLLOQUIO A DISTANZA

COME AFFRONTARE UN COLLOQUIO A DISTANZA

Molte aziende non si stanno fermando e, anzi, sono alla ricerca di nuove risorse per permettere la continuità lavorativa. Se fino a qualche mese fa, sempre più spesso, veniva chiesto ai candidati se fossero stati disponibili per un video-colloquio conoscitivo, ultimamente questa è diventato obbligatorio. I colloqui, compresi quelli video, tendono a verificare le skills già proposte nel curriculum vitae della risorsa. Durante il colloquio, l’azienda tende a capire la persona, il carattere, in modo da percepire le future possibilità lavorative. Le skills cambiano da lavoro a lavoro, quelle che non passano mai di moda sono: la flessibilità, l’adattamento, lo spirito di squadra, l’essere una persona positiva, determinata e concentrata. A seconda di ogni lavoro, poi, queste skills possono modificarsi. Ecco le regole per affrontare al meglio un colloquio di lavoro a distanza, in particolare via Skype: tutto quello che c’è da sapere per fare una buona impressione.

La tempistica, per cominciare

Della serie, chi ben comincia: assicuratevi di non essere in ritardo, e se i vostri selezionatori sono all’estero ricordatevi di prendere in considerazione i diversi fusi orari. Verificate, inoltre, le impostazioni della privacy in modo che il selezionatore possa trovarvi e contattarvi facilmente. Per non creare confusione, decidete prima chi sarà ad effettuare la chiamata. Infine, assicuratevi di avere un “piano B”: scambiatevi prima i numeri di telefono nel caso in cui possano insorgere dei problemi, e concordate un alternativa (come ad esempio, un colloquio di “riserva” al telefono).

Aspetti tecnici da controllare

La video-intervista richiede anche una preparazione “tecnica”. Assicurati che tutti i dispositivi siano funzionanti (computer, webcam, microfono, connessione a internet, etc.) e che siano assicurate la qualità dell’audio e del video. Per evitare qualsiasi tipo di disturbo dall’esterno, consigliamo di silenziare gli altri dispositivi attorno a te.

Attenti all’ambiente

L’ambiente che ci circonda: tutto deve essere perfetto. A familiari o coinquilini dite del colloquio e chiedete di non essere disturbatati. Inoltre, sul vostro computer chiudere qualsiasi programma che possa essere fonte di distrazione durante il colloquio: social network, email, musica.. Infine lo sfondo: quello che si vede dietro di voi dev’essere in ordine.

Scegliere un abbigliamento adatto

Scegli un abbigliamento adatto ad un qualsiasi colloquio face-to-face e che non si riduca alle solo zone inquadrate durante il colloquio; un imprevisto o la richiesta di un documento lontano dalla postazione potrebbe richiederti di alzarti, sii sempre pronto a qualsiasi evenienza.

Il video-colloquio consente la lista scritta da controllare

Uno dei lati positivi del video-colloquio è che hai la possibilità di avere davanti a te un elenco di memo utili per la chiacchierata: dalle informazioni sull’azienda alle qualità che meglio ti descrivono, dall’annuncio di lavoro alle competenze più in linea da sfoggiare per quell’opportunità. Ovviamente, non si può leggere il proprio testo di presentazione, ma una struttura del discorso può aiutare per sentirsi più sicuri e combattere l’ansia.

La ripresa del video-colloquio non deve essere troppo vicina

Anche se mediato da una webcam, la comunicazione con il recruiter deve tenere conto dello spazio e delle distanze giuste. Una ripresa troppo ravvicinata, infatti, può creare disagio nell’ascoltatore; come al contrario, un’inquadratura lontana trasmette distacco. Inoltre, fai attenzione che la telecamera sia sempre all’altezza del tuo sguardo.


Adesso è il momento: buona fortuna. 

08 Apr 2020

L’insonnia: consigli utili per combatterla

L’insonnia: consigli utili per combatterla

Gli eventi stressanti della quotidianità possono influire sulla qualità del sonno. Soprattutto in questo momento delicato, ci troviamo faccia a faccia con il regno della notte: è il periodo dell’insonnia.

Che cos’è l’insonnia?

L’insonnia è un disturbo del sonno caratterizzato da una difficoltà di inizio, durata, mantenimento o qualità del sonno. Si tratta di un disturbo molto diffuso, che interessa circa il 30% della popolazione, soprattutto le donne e gli anziani. Il disturbo determina una serie di conseguenze diurne negative. Tra queste, le principali sono cattivo umore, irritabilità, difficoltà cognitive, eccessiva sonnolenza durante le ore del giorno.

Secondo l’International Classification of Sleep Disorders (ASDA, 2005) è possibile distinguere cinque forme di insonnia primaria: disturbo di insonnia da adattamento, insonnia soggettivainsonnia da inadeguata igiene del sonnoinsonnia idiopaticainsonnia psicofisiologica.

L’insonnia psicofisiologica è la più comune forma di insonnia primaria poiché si sviluppa a causa di due elementi principali: le preoccupazioni del soggetto riguardo all’insonnia e alcuni processi di condizionamento. E se nemmeno stasera riuscissi a dormire? Dopo una occasionale notte insonne dovuta a motivi di stress, eventi ansiogeni o traumatici, lutti o problemi di salute, il soggetto, in prossimità dell’ora in cui abitualmente va a dormire, svilupperebbe dei pensieri intrusivi disfunzionali riguardo all’insonnia (“e se nemmeno stasera riuscissi a dormire?”, “non ci vorrebbe proprio un’altra nottata in bianco!”, “devo assolutamente riuscire a dormire”, “domani ho una giornata impegnativa, non posso permettermi di non dormire”), che hanno conseguenze negative per il sonno.

Succede che a furia di sforzarsi nel dormire, la persona ottiene un risultato paradossale: rimanere sveglio.

Al circolo vizioso cognitivo si aggiunge un condizionamento che investe tanto gli stimoli interni quanto quelli ambientali. I pensieri e gli stati mentali, ma anche la camera da letto, le abitudini serali e i rituali che si svolgono prima di coricarsi si associano allo stare a letto con il rimanere svegli e il non riposare. È proprio per la presenza di fattori di mantenimento cognitivi e comportamentali che un’insonnia acuta e situazionale (dovuta ad un particolare periodo o evento) si trasforma gradualmente in un’insonnia cronica.

L’ansia, lo stress e le tensioni quotidiane costituiscono i principali imputati nell’origine dell’insonnia. Oltre alla componente psicologica, anche altri fattori gravano pesantemente sulla qualità del sonno. Tra questi, ricordiamo: abuso di sostanze eccitanti, alcolismo, ansia, dolore, malattie del sistema nervoso, rumori esterni, sindrome delle gambe senza riposo, sindrome premestruale, sospensione di farmaci ipnotici, tossicodipendenza.

Un ulteriore fattore di rischio ben definito per l’insonnia è l’utilizzo dello smartphone. Infatti, molte volte quando abbiamo difficoltà nell’addormentarci, tendiamo ad utilizzare il nostro telefono senza sapere che gli schermi illuminati di smartphone e tablet emettono le cosiddette onde blu, ovvero luce a breve lunghezza d’onda che ha un forte impatto sulla sonnolenza diurna, poiché ritarda il rilascio della melatonina, rendendo così più difficile prendere sonno di notte. Così facendo, lo schermo luminoso va a danneggiare i nostri ritmi circadiani, influenzando così la successiva fase REM (Rapid Eye Movement), fase del sonno fondamentale per l’apprendimento e la memoria: se andiamo a dormire più tardi del solito, ma continuiamo a svegliarci alla stessa ora, la nostra fase REM ne risulta fortemente accorciata e non dobbiamo dunque stupirci se le nostre capacità mnestiche e cognitive il giorno dopo non siano adeguate!

Le conseguenze dell’insonnia

 L’insonnia fa male alla salute e ha conseguenze negative sulla qualità della vita.

  • Le persone che dormono in media meno di sette ore hanno probabilità più alte di avere valori della pressione sanguina superiori alla norma.
  • Chi dorme poco e male, inoltre, presenta eccessiva sonnolenza diurna e deficit di attenzione, concentrazione e memoria che influiscono negativamente sull’attività lavorativa.
  • Ad essere colpita è anche la nostra capacità di regolare le emozioni. Quante volte ci è capitato di essere intrattabili e troppo emotivi dopo una nottataccia? Probabilmente in quelle circostanze la capacità del cervello di regolare le emozioni è compromessa dalla fatica.
  • Tra le varie conseguenze della deprivazione del sonno troviamo anche la paranoia, ovvero uno sforzo mentale teso a immaginare tutte le possibili intenzioni malevole degli altri. Dormire male ci porta a pensare male e soprattutto a costruire riflessioni paranoiche, talvolta irrealistiche, che possono avere come lo spiacevole effetto di rovinare le nostre relazioni sociali.

Cura e trattamento

Un intervento talvolta necessario per intervenire sull’insonnia è la psicoterapia cognitivo-comportamentale: essa consiste essenzialmente in una psicoeducazione, in un rafforzamento delle associazioni tra il letto e il momento di andare a dormire e in una ristrutturazione dei pensieri disfunzionali legati al sonno. Il trattamento dell’insonnia ha come obiettivo primario quello di migliorare la qualità e la quantità del sonno e i sintomi diurni correlati al disturbo.

Consigli per combattere l’insonnia

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In questi giorni caratterizzati da ansia e insonnia, il sonno può spaventarci. Ci sono però delle tecniche pratiche e immaginative che possiamo sfruttare per contrastare l’insonnia.

  • Lo stress e l’ansia incidono negativamente sulla qualità del sonno.
  • Praticare yoga o corsi di rilassamento.
  • Seguire uno stile di vita corretto.
  • Individuare la causa responsabile dell’insonnia prima di intraprendere qualsiasi terapia.
  • Andare a dormire circa sempre alla stessa ora.
  • Quando l’insonnia dipende da alcolismo o tossicodipendenza, seguire una terapia farmacologica specifica, eventualmente associata ad un supporto psicologico.
  • Bere un bicchiere di latte caldo prima del riposo notturno. Il latte contiene un amminoacido essenziale (triptofano) in grado di esercitare una modesta azione sedativa
  • Alzarsi presto alla mattina e andare a dormire entro la mezzanotte.
  • Allestire a dovere la camera da letto. È stato dimostrato che tingere le pareti di verde e profumare l’ambiente con essenza alla lavanda favorisce il sonno.
  • Isolare acusticamente la camera da letto. I rumori forti possono ostacolare l’addormentamento e indurre insonnia.
  • Regolare la temperatura della camera da letto. Un eccesso di caldo o di freddo può rendere difficoltoso l’addormentamento.
  • Concentrarsi su qualcosa di piacevole, cercando di allontanare le preoccupazioni della giornata.
  • Imparare le corrette tecniche di respirazione, in modo da favorire il
  • Fare un bagno caldo prima di dormire costituisce un buon rimedio, piacevole e rilassante, contro l’insonnia.

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Concludo con le parole dello psichiatra e psicoterapeuta Morelli:

Quando arriva l’insonnia non si sta a letto. Ci si alza e ci si veste. Come se dovessimo uscire con qualcuno: un’amica misteriosa, un’energia creativa che abbiamo messo da parte. Il miglior farmaco per l’insonnia è la creatività: una penna in mano e si scrive una fiaba, un racconto ma non la propria storia perché ci riporterebbe al passato. Creiamo uno stato interiore di attesa: chissà chi arriverà stasera? Ma la mia attesa non è di qualcuno che venga a suonare la porta ma l’attesa di qualcosa che viene dall’interno, dal profondo. L’anima ovvero la nostra psiche non si presenta mai all’esterno ma si presenta con una fantasia, un’immaginazione. Intanto però la psiche non vuole che io busso alla sua porta, la psiche non vuole essere vista ma vuole entrare piano piano nel mio mondo allora devo distrarmi con delle azioni (scrivere, disegnare, leggere qualcosa che mi appassioni). Non bisogna pensare all’insonnia perché l’anima vuole tenerci svegli, vuole che ci occupiamo di qualcosa di cui non ci siamo ancora occupati. Insomma l’insonnia è un buon territorio per rinascere. Sto collocando me stesso in un posto dove non devo aspettare il sonno ma aspettare qualcosa che arrivi da me.

 

08 Apr 2020

SFATIAMO i FALSI MITI SULLO SMARTWORKING

SFATIAMO i FALSI MITI SULLO SMARTWORKING

Lo Smart Working (o lavoro “agile”) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro dipendente, svolto tipicamente da casa. Diversamente dal telelavoro lo smart work può permettere non solo una flessibilità del luogo di lavoro ma anche una flessibilità di orario. Fare smartworking vuol dire infatti applicare un modello nuovo di fare lavoro, svincolato dal concetto di tempo e da una particolare sede fisica che quindi può sia coincidere con l’abitazione del dipendente ma spaziare in altri scenari quali spazi di co-working o anche sfruttare in modo diverso e smart lo spazio aziendale ad esempio con attività di desk-sharing. Molte aziende hanno ancora delle perplessità e dei dubbi su questa modalità di lavoro.

Principalmente ci sono dei falsi miti sullo smart working che portano le aziende ad avere dei dubbi, falsi miti che riguardano soprattutto la produttività del lavoratore. Prima di capire cosa pensano le aziende è importante analizzare la reale difficoltà dello smart working, questo perché è necessaria maturità e disciplina personale per non perdere realmente il tempo. Ritrovarsi a lavorare “liberamente” sfruttando la flessibilità di luogo e tempo di lavoro autonomamente richiede ottima organizzazione e soprattutto concentrazione, questo perché il rischio di distrazione è ovviamente maggiore. Problemi che in parte sono presenti anche in ufficio e non sempre la presenza del capo cambia la situazione. I datori di lavoro pensano infatti che la loro presenza aumenta la produttività e la concentrazione del lavoratore, questo significa che l’eventuale assenza porta il lavoratore ad approfittarsene e rende lo smart working inutile.

Il primo falso mito :

Le persone se ne approfittano. Si tende a pensare che i dipendenti se sono lontani dalla vista del proprio capo non lavorino bene, che approfittino dell’autonomia che il modello dello smart working concede loro e questo non è vero ma, al contrario , lavorare “per obiettivi” responsabilizza le persone e le renda più produttive.

Il secondo falso mito:

Lo smartworking non permette la diffusione dello spirito aziendale creando isolamento.

Purtroppo questo non è altro che il frutto di una cultura ancora non matura ma soprattutto, ancora una volta, dell’uso improprio dei termini che portano a pensare che si possa fare smartwotking solo da casa, cosa assolutamente lontana dalla verità. Questo falso mito deriva da una confusione tra lo smart working e il telelavoro che ha effettivamente questo inconveniente”: il lavoratore  nel primo caso sceglie liberamente come alternare il lavoro in ufficio con il lavoro da altri luoghi (per esempio altre sedi della propria stessa azienda, spazi di coworking), nel secondo invece è stabilmente a casa.

Il terzo falso mito :

Lo smart working può essere apportato solo per alcuni lavori, in questo caso evitare categoricamente tale possibilità è errato, si deve di certo modificare il metodo e capire come sfruttarlo al meglio.

Il quarto falso mito:

Lo smartworking è solo questione di cultura. La tecnologia è un accessorio secondario.

Anche questa affermazione non è totalmente corretta. Sebbene la cultura manageriale è sicuramente importante e costituisce un elemento imprescindibile, la tecnologia spesso considerata una pura commodity costituisce, nello smartworking, un pilastro fondamentale per la buona riuscita del progetto. Aldilà dello svolgimento puro della mansione attraverso gli strumenti informatici, non si può fare a meno di comunicare e condividere in entrambe le direzioni affinché le attività di dipendenti e collaboratori trovino il corretto allineamento che porti al raggiungimento del risultato aziendale, la vera anima dello smartworking.

UN PROBLEMA REALE: LA COMUNICAZIONE

Uno dei principali rischi dello smart working dipende dal come si comunica. I problemi connessi alla comunicazione possono essere molti, e molto diversi: in primo luogo, il lavoratore agile può avere problemi nel comunicare ai colleghi e al capo le proprie difficoltà e le proprie sensazioni.

La comunicazione può essere molta, troppa, ma non efficace; poca e non abbastanza, o giusta, ma senza dettagli: calibrare ciò che si dice al proprio team da remoto, non è facile e serve pratica per capire cosa comunicare, e quando farlo.

Comunicare significa un insieme di azioni, come ascoltare, vedere, parlare, ma la comunicazione tramite tastiera è solo una minuscola parte di tutto questo. Mentre digitate, vi state perdendo gran parte di ciò che uno dice, ovvero gesti, tono di voce, espressioni facciali. Così comunicare con i colleghi può diventare davvero complesso ma vi sono alcune soluzioni che possono semplificare il processo. Innanzitutto, bisogna darsi tempo per capire quali siano le modalità migliori per noi: c’è chi preferisce la mail, chi la chat, e chi la chiamata perché si fa prima. Idealmente parlando, la cosa migliore è stabilire delle priorità, e utilizzare un canale (come Slack ad esempio) dove il team si aggiorna in tempo reale su ciò che succede.

Non bisogna dire ai colleghi tutto ciò che si fa per controllarsi a vicenda e far vedere che si sta lavorando, ma per tenersi semplicemente aggiornati e facilitare il lavoro altrui. Inoltre, si dovrebbero prediligere le chiamate-video smartworking.

 

01 Apr 2020

COME PARLARE AI BAMBINI DI CORONAVIRUS

COME PARLARE AI BAMBINI DI CORONAVIRUS

Le possibili conseguenze dell’epidemia da Coronavirus vanno spiegate anche ai più piccoli. Con un linguaggio chiaro, tranquillo e diretto, è il caso di raccontare tutta la verità ai bambini, che tra qualche anno si ritroveranno a studiare la più importante epidemia dell’ultimo secolo sui banchi di scuola.

È importante spiegare ai bambini ciò che sta avvenendo intorno a loro. Il non ricevere spiegazioni dagli adulti in un contesto di tensione rischia infatti di generare un’ansia ancora maggiore rispetto a quella che può generare una consapevolezza ben gestita. Quando parliamo con i bambini è importante sintonizzarsi sulle loro paure e non sulle nostre. Ai bambini che ci chiedono se abbiamo paura, rispondiamo evitando di negare o di minimizzare. Possiamo spiegare loro che stiamo vivendo una situazione nuova e complessa da cui usciremo sicuramente. Il comportamento degli adulti è importantissimo perché bisogna trasmettere tranquillità e sicurezza quando si è a propria volta preoccupati per sé stessi o per la salute di un proprio caro. A volte, quest’ansia, si può trasmettere inconsapevolmente e se non siamo in grado di controllare il panico, i nostri figli lo capiscono subito. Dunque, serve mettere in campo strategie che abbassano il nostro stress, come concentrarsi sul respiro, o spostare l’attenzione sulle cose che ci aiutano a stare bene.

Ma soprattutto, è indispensabile riuscire a trasmettere fiducia. Anche perché i piccoli non aspettano le spiegazioni degli adulti per interpretare il mondo, ma si creano una loro personale idea. Per questo è fondamentale parlare con loro, anche per evitare che la loro idea si formi sbagliata o confusa.

Cosa dire ai più piccoli di quanto sta accadendo in Italia e nel mondo?

Con un figlio di meno di 5 anni, è meglio attendere le sue domande. Oltre questa età, invece, è opportuno affrontare la questione da subito. I bambini, dai 3 anni in su, percepiscono cosa sta accadendo e riconoscono il cambiamento nelle abitudini quotidiane. È importante essere sinceri spiegando cosa è un virus, come si trasmette, cosa può causare e come possiamo difenderci. Si spiega ai bambini quanto sia importante in questo momento lavarsi spesso le mani, facendo compiere questo atto da soli per responsabilizzarli. In questo momento ognuno di noi ha un compito per combattere il virus. Spieghiamo che i medici e gli infermieri stanno lavorando tanto e molto duramente, i farmacisti, il personale dei negozi devono lavorare per dare le cose essenziali a tutti noi, i poliziotti, carabinieri e i vigili sono in prima linea per far rispettare le misure di sicurezza. È opportuno spiegare anche, che non avendo un farmaco efficace contro questa malattia, in attesa di una vaccinazione, per difenderci possiamo anzi dobbiamo solo evitare il contatto con l’agente. E se a essere colpito dal Coronavirus fosse uno dei genitori? Non bisogna mentire, inventando ad esempio che il papà o la mamma sono al lavoro ma bisogna spiegare al bambino che il genitore è isolato perché è l’unica opportunità per evitare il contagio e per favorire la guarigione.

Consigli per i genitori

  • Non spostate i bambini da una casa all’altra: i bambini, come gli adulti, devono in questo momento restare a casa. Possono naturalmente stare su balconi, terrazze o cortili non condominialiNon è consigliabile la passeggiata al parco, specie se ci sono altri bambini o adulti.
  • Insegnate al bambino a lavarsi spesso le mani con acqua e sapone per almeno 1 minuto cantando due volte “tanti auguri a te”.
  • Ponete attenzione agli smartphone. Pulite spesso i dispositivi, compresi telecomandi e joystick, ed evitate di farli utilizzare da altre persone, anche della stessa famiglia, contemporaneamente.
  • Pulire periodicamente le superfici dove il bambino gioca o studia con disinfettanti a base di alcol (etanolo) al 75% o a base di cloro all’1% (candeggina).
  • Non lasciate troppo tempo i bambini da soli davanti a smartphone e al PC. I bambini sotto i 2 anni non devono utilizzare gli strumenti elettronici.
  • Evitate di far assumere farmaci antivirali e antibiotici, a meno che non siano prescritti dal medico.
  • Se il bambino ha la febbre, restate a casa, somministrate paracetamolo e avvertite al telefono il vostro pediatra senza recarvi però al suo studio, né tanto meno al pronto soccorso. Il pediatra al telefono saprà consigliarvi su cosa fare.
  • Seguite l’alimentazione di tutta la famiglia in modo sano e vario moderando i dolci, mangiate frutta e verdura di stagione, bevete acqua ed evitate bevande zuccherate come bibite o succhi di frutta.
  • Evitate di lasciare la televisione accesa continuamente. I telegiornali possono utilizzare un linguaggio non appropriato per i bambini. Le notizie vanno filtrate e tradotte in un linguaggio adatto ai bambini, in base all’età. Non bisogna dare per scontato che i bambini abbiano gli stessi nostri timori.

Cosa fare con i bambini a casa?

Aiutiamo ogni giorno i bambini a porsi degli obiettivi.

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  • Stare a casa non vuol dire trascurarsi, facciamo in modo che i bambini si lavino e si vestano ogni giorno come se andassero a scuola.
  • Attività di disegno libero: è un modo per canalizzare le emozioni e i sentimenti, a volte anche nascosti, che vivono. Ovviamente è importante che gli adulti mostrino interesse per ciò che i bambini realizzano. 
  • Giochi di movimento come ballare, saltare, fare esercizi sul tappeto.
  • Cantare e ascoltare la musica con i bambini.
  • Leggere assieme libri adatti per le diverse età fin da piccolissimi: alcune biblioteche hanno messo on line i loro libri e fanno molte proposte di lettura.
  • Vi sono trasmissioni per bambini e ragazzi. E’ importante scegliere le trasmissioni per età. Sul 43 (Rai Yoyo) c’è di nuovo l’Albero Azzurro per bambini fra i 4 e i 7 anni, un bel programma che forse molti genitori hanno visto da bambini.

Possiamo concludere che è importante essere sempre chiari e dire la verità ai nostri bambini, spiegando che non sempre quello che accade è sotto il nostro controllo. È fondamentale trasmettere ai bambini che questo è un momento difficile, ciascuno deve poter fare il proprio meglio, e bisogna avere fiducia e gratitudine per tutti coloro che stanno lavorando sodo per risolvere il problema. Si potrebbero trovare nuovi modi per mantenere le relazioni con gli altri parenti o amici a distanza. L’obiettivo è far vivere ai bimbi questo periodo di crisi il più possibile con serenità e ottimismo raccontando comunque loro la verità.

#restiamoumani #restiamouniti e #restiamoacasa

01 Apr 2020

COME CAMBIERÀ LA NOSTRA VITA DOPO IL CORONAVIRUS?

COME CAMBIERÀ LA NOSTRA VITA DOPO IL CORONAVIRUS?

Quando l’epidemia del coronavirus sarà terminata la nostra quotidianità non sarà più la stessa. Il giorno in cui riusciremo di casa, andremo a cena fuori, cammineremo nei parchi e torneremo a fare mille altre azioni che avevamo sempre dato per scontate, saremo diversi, cambiati da settimane di quarantena. Le raccomandazioni del governo, dal lavarsi le mani all’evitare assembramenti, probabilmente rimarranno impresse nella nostra mente per anni. Ma come sarà l’Italia dopo l’ondata di Covid-19? Come saremo noi quando non saremo più in emergenza? Riusciremo a tornare com’eravamo prima? O sarà necessario ripensare il nostro modo di essere?

COME SARA’ IL MONDO DOPO IL CORONAVIRUS?

A cambiare non è stata solo la nostra vita quotidiana. La pandemia ha già cambiato il pianeta. L’inquinamento si è fermato, ha rallentato la sua corsa, ha dato respiro alla Terra. Perché è l’essere umano ad aver rallentato la sua attività che stava togliendo fiato a un pianeta sul quale i cambiamenti climatici erano quasi arrivati a un punto di non ritorno. Da quando la Cina ha fermato una provincia da 60 milioni di persone, lo smog nel paese asiatico ha cominciato a diminuire. E lo stesso è accaduto in Italia. Macchine ferme, fabbriche chiuse, l’inquinamento è cominciato a diminuire lentamente ma inesorabilmente.

L’IMPATTO DELLA PANDEMIA SULLA NOSTRA VITA

Quale sarà l’impatto di questa pandemia sulle nostre vite dipenderà dall’effetto che scaturirà una volta che tutto questo sarà finito: ci sarà la paura di ritornare alla vita di prima o un’esplosione di voglia di normalità, come accade dopo la fine di una guerra? Oltre alle abitudini dei singoli cittadini, o alla loro più o meno forte voglia di socialità, ci sono altri aspetti della vita quotidiana che potrebbero subire dei cambiamenti. In primis, i ristoranti, l’andare a teatro o i meeting con i colleghi. Modi per divagare o per lavorare, che ad oggi hanno subito uno stop forzato e un cambio di passo non indifferente: molti ristoranti si sono convertiti al servizio a domicilio, per la gioia dei loro clienti, e le riunioni si sono digitalizzate grazie alle piattaforme che tutti abbiamo imparato a conoscere. Abbiamo scoperto la tecnologia. A causa dell’emergenza coronavirus tutti hanno avuto modo di conoscere e usare la tecnologia di massa, che consente azioni che prima erano quasi esclusivamente svolte «in presenza», come comprare un abito sartoriale, oppure fare lezione. Non perché non ci fossero anche prima le possibilità di ricorrere alla tecnologia, ma perché non era necessario. Per alcuni ambiti però rimarrà il desiderio di toccare e di vivere un’esperienza fisica.

IL LAVORO DOPO LA PANDEMIA

Questa corsa obbligata allo smartworking cambierà il modo di lavorare in maniera permanente? Il passaggio al lavoro agile di massa non può essere dato per scontato. Le esperienze di smartworking che conoscevamo erano solitamente piuttosto limitate: un lavoratore stava a casa uno o due giorni a settimana. Organizzare uno smartworking perché un ufficio non esiste più è molto diverso.

È indubbio che il settore che per primo è stato colpito è il turismo. Mentre il manifatturiero può riprendersi grazie all’ecommerce, le aziende che si occupano di far viaggiare le persone andranno incontro a costi più alti e potranno ripartire solamente quando l’emergenza sarà davvero finita.

CAMBIERANNO LE NOSTRE COMPETENZE

Fin ora abbiamo inseguito solo le ‘hard’ e ‘soft skills’ richieste dall’Industria 4.0 perdendo le ‘deep skills’ o meglio: la conoscenza (il saper stare con gli altri è conoscenza sociale), la moralità, la responsabilità che sono meccanismi tutti diversi dalla mera ‘competenza a fare e solo a fare-produrre’ – e insieme avevamo perduto anche la capacità di ‘essere’ e quindi di poter restare umani.

NON SAREMO PIÙ GLI STESSI

Non saremo più gli stessi, come non lo siamo già ora. Confinati in casa, isolati socialmente, costretti a non poter salutare i nostri cari, obbligati a cambiare modalità di lavoro e di studio. Ma “costretti” in qualche modo a riformulare i nostri rapporti.

Tutto dovrà essere ripensato, rimodulato in base all’esperienza che stiamo vivendo oggi. Che ci cambierà. Ci deve cambiare. E lo sta già facendo, anche se magari non ce ne rendiamo nemmeno conto, presi come siamo a vivere la vita giorno per giorno. Forse – soprattutto – e ‘usando’ ciò che ha scritto magistralmente Silvia Avallone sul ‘Corriere della sera’ rivolgendosi soprattutto ai giovani, questa è l’occasione perfetta per “imparare a disobbedire a quella vita in cui era obbligatorio sembrare felici e farlo vedere, in cui vigeva lo strapotere del visibile, l’assoluto della competizione. In cui dovevamo fare sempre meglio e ottenere sempre di più. Cosa ce ne facciamo adesso di tutta quella montagna di apparenza, a cosa ci è servito quell’egocentrismo esagerato? Prendiamone atto: l’invisibile è molto più potente. Ciò che proviamo non si vede. Ciò che siamo non si vede. I desideri, i segreti, i pensieri, l’anima, non si vedono”.

Forse’ re-impareremo a vivere più lentamente, assaporando la vita senza dover subire (alienandoci da noi stessi, dalla vita, dalla bellezza), i ‘tempi ciclo’ dettati e imposti dal metronomo sempre più accelerato del tecno-capitalismo.

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25 Mar 2020

MANTENERE VIVI I RAPPORTI DURANTE LA QUARANTENA? È POSSIBILE!

MANTENERE VIVI I RAPPORTI DURANTE LA QUARANTENA?  È POSSIBILE!

Nelle ultime settimane la nostra vita è stata stravolta: abbiamo subito un cambiamento d’umore, di abitudini, di comportamenti. In Italia con l’epidemia niente è più lo stesso, e soprattutto con l’ultimo decreto legge, che impone spostamenti ridotti solo per necessità, si è costretti a stare a casa, con la propria famiglia.

E chi la propria famiglia non l’ha vicino? Tutte quelle coppie che stanno insieme, ma non sotto lo stesso tetto? Come si può affrontare questo distacco duro e improvviso?

Dal punto di vista psicologico, come per tutte le cose nuove a cui non siamo preparati, le reazioni sono di difficile adattamento, ansia, paura, sconcerto. Essere separati dai propri cari è sicuramente un evento difficile a cui ciascuno di noi reagisce con gli strumenti in possesso.  La separazione da Coronavirus funziona come ogni altra separazione, con la differenza che viene imposta dall’alto, da qualcosa al di fuori del proprio controllo, e questo può aumentare il senso di rabbia e frustrazione, l’idea di sentirsi vittime di qualcosa.

La separazione forzata: come reagiscono le coppie?

Come è dura vivere questa emergenza lontani dalle famiglie che ci trasmettono un senso di sicurezza a protezione, ancora più difficile è quando ad essere separate sono le coppie di fidanzati che magari vivono a pochi km di distanza ma per decreto non possono vedersi. Qui la separazione è provocata da una decisione obbligata ed estranea; la si subisce, non la si sceglie. Ci può volere più tempo, più pazienza e forza personale per farvi fronte.

relazioni a distanza

Analizziamo meglio questa situazione all’interno di due tipologie differenti di coppie:

  • Per le coppie stabili, solide, con un buon livello di autonomia personale, l’adattamento non dovrebbe essere troppo difficile (“So che tu ci sei, anche se non posso vederti”). In queste coppie, ciascuno dei due sa stare da solo e si fida del fatto che finito questo periodo potrà ritrovare l’altro. Si tratta di un profondo disagio ma senza conseguenze serie sulla coppia.
  • Per coppie più instabili, o formatisi recentemente, o soprattutto dove il legame è prevalentemente simbiotico, la situazione può invece farsi difficile. Può succedere che, coppie che percepiscono l’altro come una parte di sé, l’allontanamento dell’altro significa perdere una parte di sé. La persona può sentirsi non solo sola, ma del tutto smarrita, persa. In questi casi la separazione può causare stati d’ansia e di angoscia, o vissuti depressivi di perdita.

Mantenere vive le relazioni: consigli per famiglie e coppie

  • Non smettete di programmare insieme la giornata nonostante la distanza;
  • Affinate l’ascolto: Non avendo a disposizione il corpo, saper ascoltare è importantissimo quando non si è vicini. Ora la parola ha un potere diverso rispetto alla normale quotidianità: è l’unico strumento a disposizione e bisogna dargli il giusto valore;
  • Mantenete i contatti attraverso i mezzi di comunicazione tecnologici: (chiamate, videochiamate, sms) questo permette di salvaguardare la relazione. Sicuramente la distanza fisica e l’impossibilità di relazionarsi interamente con una persona cara possono generare difficoltà e sofferenza, ma è importante pensare che la situazione è temporanea e che il tempo perso potrà essere recuperato e apprezzato ulteriormente;
  • Cogliete il lato buono della separazione: le coppie possono approfittare di questo momento per riflettere: Aumenta o torna il desiderio? Scopro che mi sei mancato/a? Riesco a vederti in un’altra luce?
  • È importante mantenere le abitudini: sentirsi sempre a una certa ora, cenare insieme anche se attraverso lo schermo, guardare insieme lo stesso film e commentarlo;
  • Scriversi delle lettere (e-mail);
  • Non trascuratevi, non datevi per scontati: all’interno della coppia, non fate sentire all’altro che lo avete dimenticato, mantenete sempre il contatto nel modo più normale possibile; fate sentire all’altro che è nella vostra mente. Ovviamente vale anche il contrario: non invadete l’altro di lamenti, o accuse, dimenticandovi che anche lui, o lei, è nella vostra stessa difficoltà. Gli atteggiamenti narcisistici, in cui vediamo solo noi stessi e i nostri bisogni, danneggiano le relazioni, anche quelle a distanza;
  • Fate sport insieme in casa ma in videochiamata;
  • Non smettere di programmare insieme il futuro: un progetto di convivenza, un viaggio, la visita ad un museo ecc. ecc. Il futuro è lì che ci aspetta!

 

#restiamoumani #restiamouniti e #restiamoacasa

 

25 Mar 2020

CONSIGLI PER LAVORARE BENE DA CASA

CONSIGLI PER LAVORARE BENE DA CASA

Quarantena significa che più persone lavorano da casa. Se questo è una novità assoluta per voi, seguite questi suggerimenti e dovreste trovarvi bene tra le mura domestiche. Anzi, potrebbe persino piacervi.

William Castellano, docente alla Rutgers School of Management and Labor Relations, parlando con il New York Times, ha consigliato di iniziare la giornata di smart working «cercando di svegliarsi alla stessa ora e fare tutte le cose che si farebbero normalmente per prepararsi ad andare al lavoro». Fai qualche esercizio per restare in forma o per distendere mente e corpo, come lo  yoga, una doccia rilassante e una lunga colazione – non in fretta e furia come al solito – costituiscono già un ottimo inizio. Dovrai semplicemente stabilire un nuovo rituale quotidiano che sia differente rispetto a quello dei giorni festivi.

Su come vestirsi ci sono pareri discordanti, alcuni dicono che una comoda tuta va più che bene, altri che bisogna vestirsi come quando si va in ufficio, perché questo avrebbe ricadute anche sul nostro modo di “prendere sul serio” il lavoro. In ogni caso, il pigiama toglietelo.

Ecco alcuni semplici consigli su come lavorare bene anche da casa:

STABILIRE UNA POSTAZIONE

Probabilmente, questa è la tentazione più grande dello Smart Working: lavorare a letto. Se scegli di lavorare nel caldo di lenzuola e coperte, il problema è che alle 11 c’è il rischio di un primo riposino e di un’altra pausa alle 14, subito dopo pranzo. Inoltre, la posizione allungata in questo caso fa male alla schiena. Avere uno spazio dedicato interamente al lavoro, per permette a voi di dividere i momenti dedicati al lavoro da quelli dedicati ad altre attività e per permettere a chi vive con voi di sapere quando siete disponibili e quando non potete essere disturbati.

L’ideale per chi lavora a una scrivania è avere lo schermo all’altezza degli occhi, in modo da tenere il collo dritto. Quindi, se non avete un monitor ma lavorate al computer portatile, potreste avere bisogno di un “rialzo”.

FATE CAPIRE ALLA VOSTRA FAMIGLIA CHE LAVORI IN CASA

Fate capire alla vostra famiglia e ai vostri coinquilini che quando siete al lavoro… siete al lavoro, anche quando siete a casa. Impostate dei limiti, ma fate comunque attenzione agli altri in casa. Dopotutto, parlate anche con altre persone in ufficio, giusto?

MANTIENI I CONTATTI CON IL COLLEGHI

In questi tempi di Smart Working forzato causa Coronavirus, la comunicazione è fondamentale! È importante continuare a dialogare con i colleghi durante il corso della giornata. Attraverso le chat e tutte le piattaforme dedicate alle videochiamate e alle videoconferenze, le riunioni e le altre decisioni da prendere sono abbastanza semplici da organizzare e programmare. La gestione dei compiti di ciascuno resta individuale, dato che a casa si svolge lo stesso ruolo che si ha in ufficio, ma è sempre bene mantenere un contatto con il resto del team per sapersi coordinare per qualche strategia o lavoro importante. Se vivete da soli, le videochiamate con amici e colleghi potete anche farle senza cuffie, ma, se in casa vostra abitano altre persone, un paio di auricolari dotati di microfono sono necessari.

MANTENERE ORARI DI LAVORO REGOLARI

Ci sono due problemi di tempo davvero comuni con il lavoro da casa. Il primo funziona in questo modo: “Sono a casa, quindi posso guardare la TV, posso giocare , posso … ” L’altro funziona in questo modo: “Sono al lavoro e devo lavorare sempre. Non devo rilassarmi. Devo … ” Se lavorate dalle 9 alle 5 in ufficio, provate a lavorare dalle 9 alle 5 a casa. Non dimenticarti di fare le stesse pause di una classica giornata lavorativa – 15 minuti di break ogni due ore -, di pranzare intorno alle 13, esattamente come fai sul luogo di lavoro, e di evita di protrarre troppo a lungo l’orario d’ufficio. Allo stesso modo, però, non cedere a qualche distrazione mentre stai lavorando: lavorare da casa è anche un atto di fiducia da parte dell’azienda e devi portare a termine al meglio tutti i tuoi compiti. Per aiutarti, metti un po’ di musica di sottofondo che ti aiuti a mantenere la concentrazione e che ti isoli dal mondo esterno.

18 Mar 2020

#iorestoacasa: Consigli utili per trascorrere al meglio il vostro tempo

#iorestoacasa: Consigli utili per trascorrere al meglio il vostro tempo

Abituati a vivere in una società fondata sulla produttività e sul consumo sfrenato, la richiesta di cambiare il nostro stile di vita, risulta molto difficile soprattutto se il cambiamento deve essere repentino e non graduale come accade, per esempio, quando si tenta di smettere di fumare o di dimagrire.

È difficile modificare la propria “normalità” sia perché l’essere umano è abitudinario anche nelle cattive abitudini, sia perché interviene il fattore motivazione: le persone che stanno bene sono scarsamente motivate a fare questi cambiamenti, non ne percepiscono la necessità a livello personale e quindi sono più restie a farli.

Psicologicamente, la situazione non è facile.

Le fasi della metabolizzazione di una novità come l’epidemia che, come abbiamo detto, comporta una “sospensione della normalità”, sono diverse:

  1. Negazione: non si riesce a capacitarsi di quanto viene comunicato (la gravità del virus, il bisogno assoluto di rimanere a casa), si pensa che la situazione sia gonfiata rispetto alla realtà, e che in fondo non c’è niente di male a uscire per fare un po’ di jogging.
  2. Rabbia: l’imposizione di una restrizione non voluta da un lato, e il contatto prolungato tra le mura di casa con figli iperattivi o coniugi in ansia dall’altro, può far sorgere dell’aggressività in noi verso la situazione.
  3. Negoziazione: si cerca di scendere a patti, e ci si immagina scenari alternativi (“ah, se si fosse fatto in questo o quel modo”).
  4. Rassegnazione: ci si “rassegna” al fatto che bisognerà portare pazienza, osservare le norme igieniche e di comportamento e aspettare che il periodo di quarantena passi.
  5. Accettazione: ovvero il momento in cui si inizierà a convivere in maniera serena e costruttiva con le nuove condizioni.

Ora siamo (nella maggior parte) in una fase di rassegnazione/ accettazione. Siamo tutti a casa a rispettare le norme emanate dal decreto? Bene. Ma precisamente come possiamo trascorrere intere giornate a casa? Cosa possiamo fare per rendere più “piacevoli” questi momenti?

Cosa possiamo fare a casa: consigli utili

Con l’Italia bloccata per il coronavirus, le famiglie devono fare i conti con una situazione distante dalla loro quotidianità: genitori che lavorano a casa e figli che non vanno a scuola. Bisogna stare fermi a casa per giorni interi. È giunto il momento di sfruttare con intelligenza il proprio tempo. In casa ci sono decine di cose da fare: sistemare armadi, leggere libri non ancora sfogliati, guardare film mai visti. Non siamo confinati in un bunker sotterraneo né tanto meno in una trincea militare. Possiamo impiegare bene il nostro tempo e fare qualcosa di costruttivo.

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Lasciamo per qualche ora smartphone e tablet e iniziamo a dedicare tempo a noi stessi, e agli altri. Di seguito alcuni consigli per aiutarvi a gestire meglio l’isolamento e a combattere l’ansia in questi giorni.

  • Guardate e cercate informazioni sul coronavirus con parsimonia: per raccogliere informazioni sul virus potete isolare 3 momenti della giornata per pochi minuti. Mattino, pomeriggio e sera sono più che sufficienti. Fuori da questi 3 momenti, evitare di farvi risucchiare da ricerche ossessive su quello che accade.
  • Leggere e studiare: per gli studenti e universitari che devono preparare qualche esame è questo il momento giusto! Per chi invece non lo dovesse fare, potrebbe approfittare nel dedicarsi ad imparare una nuova lingua o ancora a riscoprire la bellezza della lettura: se non si può viaggiare con il corpo, lo si può fare con l’intelletto.
  • Organizzate la giornata come se lavoraste, con un tabellino di marcia ben preciso: alzatevi, fate colazione e vestitevi come se doveste uscire e poi mettetevi a lavorare al pc o a dedicarvi alle varie attività casalinghe. Questo può aiutare il vostro benessere psichico.
  • Cucinare e imparare nuove ricette: l’importante è che sia una cucina sana e che dia spazio alla vostra creatività! Coinvolgete telefonicamente mamme, nonne, zie e preparate “insieme” qualcosa che potrà allietarvi palato e umore.
  • Fare un po’ di movimento: se anche siamo costretti in casa, è bene non smettere di muoversi: i fortunati potranno sfruttare i tapis roulante le cyclette che avevano riposto in cantina. Gli altri potranno improvvisare, dalle camminate in giardino fino ad esercitarsi con le flessioni, i moderni squat, o l’antica arte dello yoga.

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  • Fai da te e bricolage: se dovete decorare la vostra casa o il vostro giardino questo è il momento giusto per dedicarvi a lavoretti che andranno a stimolare la vostra creatività e perché no anche quella dei vostri bambini.
  • Meditate. Prendere un momento di tempo per praticare la meditazione: ha un effetto calmante e ci permette di essere più centrati su noi stessi. Esistono decine di metodi per meditare, nessuno è giusto e nessuno è sbagliato, un esempio è:
    • la meditazione dinamica, che se svolta nella sua interezza impiega un’ora del nostro tempo. La prima fase dura 10 minuti e prevede una respirazione caotica espirando velocemente con il naso. La seconda fase di catarsi, sempre di 10 minuti, consiste nel liberarsi da qualsiasi freno ballando, urlando, ridendo, piangendo, facendo linguacce. La terza fase, ancora 10 minuti, è caratterizzata da salti ritmici tenendo le braccia alzate e pronunciare il mantra “Hu!” lasciandolo risuonare dentro di voi. Seguono 15 minuti della fase dell’immobilità (mettete un timer all’inizio e quando suona fermatevi nella posizione in cui vi trovate) per percepire tutta l’energia dentro di voi. Si chiude con la danza libera di 15 minuti lasciandovi andare completamente. Questa meditazione dinamica deve essere accompagnata da una musica che faciliti le rispettive fasi e (potete consultare le innumerevoli proposte online).

Come abbiamo visto ci sono molte cose da fare in casa. Basta avere voglia di cimentarsi e di viaggiare con la testa. Solo così possiamo superare questi giorni lontani dalla nostra normalità. Bisogna avere forza e tanta pazienza.

Andrà tutto bene!

#restiamoumani #restiamouniti e #restiamoacasa