Come sottolineano Lyons, Schweitzer e Ng (2015), la resilienza è un termine che inizialmente si riferiva alla capacità umana di superare eventi estremamente avversi o traumatici, come la morte di un parente stretto o una situazione violenta o pericolosa per la vita (Bonanno 2004). Da allora, essa è diventata una parola molto utilizzata nella quotidianità, per indicare la capacità di mantenere un equilibrio in diverse circostanze avverse, incluso il posto di lavoro.
La Career Resilience o resilienza professionale (di carriera) include la capacità dell’individuo di adattarsi alle mutevoli circostanze e far fronte a situazioni lavorative negative (Noe, Noe & Bachhuber, 1990); essa può essere considerata una componente di mantenimento della motivazione professionale. La resilienza di carriera implica il tentativo, da parte del lavoratore, di mantenere livelli di prestazione ottimi di fronte a vincoli situazionali come pressioni di tempo, mancanza di risorse o indicazioni inadeguate da parte di colleghi e subordinati.
Le avversità sul posto di lavoro possono essere viste come qualsiasi evento o periodo negativo, stressante, impegnativo, difficile o addirittura traumatico che si incontra nell’esercizio della propria professione (Jackson, Firtko & Edenborough, 2007). Può riguardare ad esempio la necessità di far fronte al rifiuto che nell’attuale mercato del lavoro, sempre più competitivo dove c’è molta concorrenza per le posizioni in particolare per i neolaureati, ha un tasso di presenza estremamente elevato.
L’IMPORTANZA DELLA RESILIENZA NEL LAVORO
A questo proposito, per esempio, Waterman et al. (1994) hanno sostenuto che i lavoratori resilienti nella propria carriera, quindi focalizzati sull’apprendimento continuo, sull’adattamento al cambiamento, sull’autogestione della carriera e sulla soddisfazione delle esigenze in evoluzione del mercato, sono una fonte di vantaggio competitivo per le aziende che competono nell’economia globale. Inoltre, Noe et al. (1990) hanno dimostrato che le persone più resilienti nella loro carriera dimostrano maggiore: senso d’iniziativa, fiducia in sé stessi, creatività, assunzione di rischi, qualità del lavoro, sviluppo personale, prestazioni positive. Oltre a questo, essi hanno bassi livelli di assenteismo di fronte a vincoli situazionali come pressioni di tempo, risorse insufficienti e ambiguità di ruolo.
Uno dei primi riferimenti alla resilienza di carriera (CR) è stato fatto da London (1983) che lo ha identificato come uno dei tre domini della motivazione di carriera (gli altri due sono Career Identity e Career Insight). London (1983) ha definito la Career Resilience come “a person’sresistance to career disruption in a lessthanoptimalenvironment” e ha indicato come suo contrario la Career Vulnerability che ha descritto come “the extent of psychologicalfragility [. . .] whenconfronted by lessthanoptimal career conditions” (p. 621). Secondo London, ci sono tre sottodomini di CR: self-efficacy (autoefficacia), risk taking (assunzione di rischi) e dependency (dipendenza). È probabile che gli individui con un’elevata autoefficacia, una disponibilità a correre rischi e una minore dipendenza (in particolare in termini di necessità di approvazione) abbiano elevati livelli di Career Resilience.
Dagli anni Novanta, c’è stato un aumento delle pubblicazioni accademiche sulla resilienza di carriera dovuto al continuo cambiamento in atto nei contesti delle carriere (Baruch, Szűcs e Gunz, 2015). Nello specifico in alcune professioni è importante possedere una buona resilienza di carriera, soprattutto per le cosiddette “professioni di aiuto”, come l’insegnante (ad esempio, Gu, 2014; Mackenzie, 2012) o l’infermiere (ad esempio Hodges, Keeley, &Troyan, 2008; Ngoasong & Groves, 2016).
Tra gli studi che hanno approfondito la relazione tra la Career Resilience e i suoi esiti (come ad esempio Subjective Career Success e Job Satisfaction), ci sono quelli di Wei e Taormina (2014) e di Lyons, Schweitzer e Ng (2015). I primi hanno trovato una relazione positiva tra la resilienza di carriera e la percezione degli infermieri del proprio successo professionale. I secondi hanno visto che la Career Resilience media le relazioni tra personality (personalità), career self-evaluation (autovalutazione professionale) e modern career orientation (orientamento professionale moderno) con la soddisfazione professionale (career satisfaction).
BIBLIOGRAFIA
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- Waterman. R. H., Jr., Waterman. J. A. & Collard. B. A. (1994). Toward a career-resilient workforce. Harvard Business Review. 72(4): 87-95.
- Wei. W. & Taormina. R. J. (2014). A new multidimensional measure of personal resilience and its use: Chinese nurse resilience. organizational socialization and career success. Nursing Inquiry. 21: 346-357.